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gennaio 25, 2020

L’Iran accusa gli Stati Uniti di “terrorismo di stato” per le minacce al successore di Soleimani

Migliaia in piazza a Teheran per rendere omaggio al comandante Soleimani

 
 
SPUTNIK NEWS.COM
 
24  01  2020
 
 
Poche ore fa il rappresentante speciale USA per l’Iran ha avvertito che il nuovo comandante della Guardia Rivoluzionaria potrebbe essere ‘neutralizzato’ alla stessa stregua di Soleimani.
 
Il Ministero degli Esteri iraniano, tramite il suo portavoce Abbas Mousavi, ha lanciato pesante accuse nei confronti degli Stati Uniti, che avrebbero minacciato di voler ‘neutralizzare’ il nuovo capo della Guardia Rivoluzionaria Esmail Ghaani, di fatto il successore del generale Qasem Soleimani.
 
“Ora, dopo il regime sionista (di Israele, ndr), anche gli Stati Uniti hanno annunciato di aver utilizzato risorse governative e le proprie forze armate per compiere atti terroristici, confermando l’intenzione di voler continuare su questa linea in futuro”, ha spiegato Mousavi, aggiungendo che il ricorso da parte di Washington ad attacchi come quello contro il generale Soleimani sono atti che mostrano “la debolezza, la disperazione, e la confusione” dell’establishment americano.
 
Mousavi, nel corso del suo intervento, ha poi invitato la comunità internazionale a condannare tali atti la cui “reiterazione presto o tardi si rifletterà su tutti quanti”.
I commenti di Teheran arrivano a poche ore dalle dichiarazioni del rappresentante speciale USA per l’Iran, Brian Hook, che ieri ha sottolineato come il nuovo comandante dei Quds, Ghaani, potrebbe far presto la stessa fine del suo predecessore.
 
L’omicidio di Soleimani
Lo scorso 3 gennaio il comandante della Guardia Rivoluzionaria islamica, Qasem Soleimani, è stato ucciso da un raid americano eseguito con l’ausilio di droni mentre si trovava in missione diplomatica a Baghdad.
 
L’atto, definito da Teheran “terrorismo di stato”, è stato condannato anche da diversi volti della politica internazionale e ha suscitato la veemente reazione di Teheran, che l’8 gennaio ha risposto con degli attacchi missilistici su tre basi americane situate in Iraq.
 
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