Mirabilissimo100’s Weblog

giugno 15, 2020

DELITTI SESSUALI IN CHIESA

 

Uwavera Omozuwa

CASO RECENTE
VOCE CONTRO CORRENTE..IT
 
31 MAGGIO 2020
 
Studentessa di 22 anni violentata in una chiesa in Nigeria: è morta in ospedale
L’orrendo episodio è avvenuto a Benin. La vittima è Uwavera Omozuwa.
 

Uwavera Omozuwa, una studentessa di 22 anni, è stato violentata sabato scorso, 30 maggio, in una chiesa nella città di Benin, in Nigeria. È morta tre giorni dopo, in ospedale.

La sua morte ha suscitato molta indignazione nel Paese africano dove sono in corso delle proteste. Sui social media si chiede la fine della violenza contro le donne con l’hashtag #JusticeForUwa.

Uwavera Omozuwa è stata trovata nella chiesa una guardia di sicurezza. La gonna era strappata e la camicia coperta di sangue. Era stata immediatamente trasportata in ospedale.

Judith Omozuwa ha raccontato alla BBC che sua sorella stava andando in chiesa per studiare: era una studentessa di microbiologia all’università di Benin City.

Judith ha parlato di violenza sessuale ma un portavove della polizia dello Stato merigionale di Edo ha fatto riferimento soltanto al femminicidio.

Come si apprende da InfoChretienne.com, il pastore Enoch Adeboye «ha fortemente condannato questo atto». Ha chiesto calma e preghiera.

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https://vocecontrocorrente.it/studentessa-di-22-anni-violentata-in-una-chiesa-in-nigeria-e-morta-in-ospedale/

https://www.infochretienne.com/indignation-au-nigeria-apres-le-viol-et-le-meurtre-dune-etudiante-dans-une-eglise/

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Uccise una giovane in chiesa, dopo 12 anni è in semilibertà ...

ELENA LONATI

BRESCIA TODAY.IT

18 AGOSTO 2016

„ Elena Lonati ,ragazza uccisa in chiesa dal sagrestano, il killer gode della semilibertàIl killer di Elena Lonati, la studentessa brutalmente ammazzata nell’agosto del 2006 nella chiesa Santa Maria di Mompiano da questo inverno può uscire da Canton Mombello la mattina e farvi ritorno la sera. Potrebbe tornare il libertà tra pochi anni

 
Giovane uccisa in chiesa, i dubbi dei genitori

Era andata in chiesa per accendere una candela e ricordare la nonna scomparsa ed è stata brutalmente ammazzata dal sagrestano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Elena Lonati avrebbe avuto un diverbio con il sagrestano Chamile Wimal, poi degenerato.L’uomo di origine cingalese l’avrebbe invitata ad uscire, il santuario era già chiuso: dalla discussione sarebbe nato un battibecco e il giovane l’avrebbe spinta all’indietro. Con troppa forza: la 23enne sarebbe caduta, sbattendo la testa sul poggiapiedi di un banco da preghiera, perdendo i sensi.Il giovane Chamile, che tutti chiamavano Camilllo, avrebbe perso la testa e in preda ad un raptus di follia avrebbe recuperato dei sacchi di plastica nera e del nastro adesivo da cantiere, ricoprendo da cima e piedi Elena, tappandole la  bocca e gli occhi. Poi l’avrebbe trascinata sulla scala di un pulpito, per nasconderla.

Giovane uccisa in chiesa, i dubbi dei genitori

Tutto è accaduto la mattina del 18 agosto di 10 anni fa. Da allora i genitori di Elena convivono con una marea di interrogativi, oltre che con lo straziante dolore per la perdita della propria giovane figlia. Dubbi che hanno rivelato in un’intervista rilasciata al Giornale di Brescia.  

A parlare è il padre della giovane studentessa scomparsa, che rivela: “Non riesco a credere che Chamile abbia fatto tutto da solo, non riuscirò a convincermi che un sagrestano così esile abbia potuto trascinarla da solo per quelle scalette anguste”. I genitori di Elena stentano a credere che si sia trattato di un litigio degenerato: “Io e Elena incontravamo spesso il giovane cingalese – racconta ancora l’uomo – lui non le staccava gli occhi di dosso”. 

Chamile, ora 32enne, è stato condannato per omicidio a 18 anni e 6 mesi, ma da quest’inverno, grazie alla buona condotta, gode della semilibertà e di giorno può lasciare Canton Mombello. Inoltre, grazie allo sconto della pena, che si è procurato scegliendo di essere processato con rito abbreviato, potrebbe essere libero prima di compiere 40 anni.  In tempo per ricostruirsi una vita, dopo aver brutalmente spezzato quella di una giovane studentessa. 

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http://www.bresciatoday.it/cronaca/brescia-omicidio-elena-lonati-processo-.html

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L'omicidio di Elisa Claps, sepolta per 17 anni nella soffitta ...

ELISA CLAPS

FANPAGE.IT

11 SETTEMBRE 2018

Elisa Claps, 25 anni dopo il delitto la chiesa che degli orrori resta ancora chiusa

Entrò nella Chiesa della Trinità di Potenza per incontrare un amico e ne uscì cadavere 17 anni dopo. Questa la sorte della povera Elisa Claps, la quindicenne uccisa dallo stalker Danilo Restivo ormai 25 anni fa. A un quarto di secolo da quella macabra data la Chiesa degli orrori resta ancora chiusa, per non dimenticare Elisa.

Venticinque anni fa Elisa Claps veniva vista per l’ultima volta nella chiesa della SS. Trininità di Potenza, quella che sarebbe stata il suo sepolcro per ben 17 anni, fino al misterioso ritrovamento del 17 marzo 2010. È passato un quarto di secolo dal delitto che ha sconvolto e diviso Potenza, ma la Chiesa, nel cui sottotetto due addette alle polizie scoprirono i resti della adolescente uccisa, resta ancora chiusa. Non solo in segno di lutto: vi sono ancora strascichi giudiziari che riguardano il presunto coinvolgimento di esponenti del clero nell’occultamento del corpo della ragazza uccisa dall’allora ventunenne Danilo Restivo. Come da anni sostiene Gildo Claps, fratello di Elisa, non solo don Mimì Sabbia, l’allora parroco e amico di famiglia dei Restivo, deceduto alcuni anni fa, doveva essere a conoscenza della presenza del corpo nel sottotetto, ma anche altre figure di rilievo del clero.

Elisa uscì di casa la mattina di domenica 12 settembre 1992 per incontrare Danilo Restivo, 18 anni, con il quale aveva appuntamento in chiesa, dove viene vista viva l’ultima volta. All’epoca Danilo Restivo era un giovane con problemi comportamentali e precedenti per stalking, sebbene ogni guaio giudiziario del ragazzo fosse stato accomodato dal padre Maurizio, direttore della pubblica biblioteca e amico del parroco. In città era noto per la sua abitudine di tagliare, di nascosto, ciocche di capelli alle belle ragazze che incontrava in strada o sull’autobus. Restivo viene attenzionato subito per la scomparsa di Elisa in quanto, come lui stesso confessa, è stato l’ultimo a vederla.

Le indagini iniziate dal pm Felicia Genovese, poi rimossa dal caso perché finita a sua volta sotto inchiesta, e proseguite dal pm Rosa Volpe del Tribunale di Salerno, tuttavia non produrranno alcun risultato. Solo 17 anni dopo, quando la Chiesa della Trinità è ormai sotto la guida del giovane don Wagno, il ritrovamento del corpo metterà in moto di nuovo le indagini a carico di Danilo Restivo, ormai quarantenne, nel frattempo processato e condannato per l’omicidio di Heather Barnett, orribilmente uccisa a Bornmouth, nel Regno Unito, dove si era trasferito. Restivo è stato infine condannato a 30 anni per l’omicidio di Elisa, colpita con 13 fendenti probabilmente in un tentativo di violenza sessuale. A Potenza sono in molti a credere che il ritrovamento del cadavere mummificato della povera ragazza sia stato solo una messa in scena.

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https://www.fanpage.it/attualita/elisa-claps-a-25-anni-dal-delitto-resta-chiusa-la-chiesa-che-degli-orrori/

Uwaila Vera Omozuwa studentessa cristiana nigeriana di 22 anni è stata violentata e uccisa in Chiesa

 

Studentessa cristiana di 22 anni violentata e uccisa. Per lei niente inchini!

 

Uwaila Vera Omozuwa, studentessa cristiana nigeriana di 22 anni è stata violentata e uccisa mentre mercoledì si trovava nella sua chiesa per studiare.

Uwa, studiava microbiologia dell’Università e voleva diventare un ministro di Dio, è spirata sabato scorso in ospedale due giorni dopo essere stata trovata in una pozza di sangue nella chiesa dove faceva la corista nella città di Benin, la capitale dello stato Edo, nel sud della Nigeria, dove il genocidio di cristiani procede indisturbato.

Senza inchini.

https://www.informazionecattolica.it/2020/06/09/studentessa-cristiana-di-22-anni-violentata-e-uccisa-per-lei-niente-inchini/?fbclid=IwAR2-y-KfBWPIrGG-3i-EioGLLP6EdF0kfJ0bxZhYp0p9jcQvv3OHuwY7_vM

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Amnesty International ha chiesto giustizia per la morte di due giovani donne che sono state violentate e assassinate in Nigeria.

Questo è stato contenuto in una dichiarazione pubblicata sul sito Web di Amnesty International lunedì.

La dichiarazione, che era accompagnata da una petizione di esempio intitolata ” Giustizia per Uwa e Barakat ” e indirizzata al procuratore generale della Federazione [AGF], Abubakar Malami [SAN], recita:

Due giovani donne sono state violentate e uccise in Nigeria nel giro di cinque giorni. Le loro morti sono un altro esempio di orribile violenza di genere nel paese e hanno suscitato proteste sui social media.

Ora, la gente sta protestando contro lo stupro e le uccisioni nel paese. Chiedono giustizia per le vittime. Unisciti alla loro chiamata ora.

Vera Uwaila Omosuwa, una studentessa di microbiologia di 22 anni, è stata violentata e brutalmente aggredita in una chiesa vicino a casa sua il 28 maggio. Uwa morì un paio di giorni dopo per le sue ferite.

Un altro giovane studente, Barakat Bello, di 18 anni, è morto lunedì 1 giugno. Secondo quanto riferito, Barakat è stata violentata durante una rapina a casa sua. I suoi assassini l’hanno massacrata con i machete.

In Nigeria donne e ragazze sono troppo spesso vittime di violenza. La violenza di genere è un problema che deve essere affrontato con urgenza.

Il ministro della Nigeria per gli affari femminili e lo sviluppo sociale, durante il lancio del registro nazionale degli autori di reati sessuali nel novembre 2019, ha stimato che ogni anno due milioni di donne e ragazze subiscono violenze sessuali nel paese.

Tuttavia, solo pochi sono segnalati. Quando vengono denunciati, troppi casi di stupro o femminicidio rimangono impuniti e gli autori spesso sfuggono alla giustizia o non vengono perseguiti.

Le segnalazioni alla polizia, l’accesso all’assistenza sanitaria, l’assistenza legale o la consulenza sono ancora estremamente difficili per i sopravvissuti alla violenza di genere in molti stati della Nigeria.

Se possiamo garantire che in questi casi sia garantita la giustizia, potremmo iniziare a immaginare un futuro in cui la violenza di genere non è più accettata.

Agire ora e chiedere alle autorità nigeriane di assicurarsi che tutti i responsabili delle morti di Uwa e Barakat siano ritenuti responsabili.

Unisciti a noi per richiedere #JusticeForUwa e #JusticeForBarakat.

Vedi la petizione di seguito:

Caro On. Procuratore generale,

Sono scioccato di sapere dell’uccisione di Vera Uwaila Omosuwa, una studentessa di microbiologia di 22 anni, e di Barakat Bello, una studentessa di 18 anni.

Sono stati entrambi violentati e uccisi. Le loro morti sono un altro esempio di orribile violenza di genere in Nigeria.

Vi invito a garantire che i responsabili delle loro uccisioni non godano dell’impunità. La famiglia di Uwa e la famiglia di Barakat devono ricevere giustizia.

Le segnalazioni alla polizia, l’accesso all’assistenza sanitaria, l’assistenza legale o la consulenza sono ancora estremamente difficili per i sopravvissuti alla violenza di genere in molti stati della Nigeria.

Vi esorto a prendere tutte le misure necessarie per inviare un chiaro messaggio che la violenza di genere è inaccettabile e non sarà più tollerata.

Nessuno dovrebbe temere per la propria vita perché sono donne e lo stato deve fornire la responsabilità quando una persona viene aggredita sessualmente, e tanto meno uccisa.

Vera Uwaila Omosuwa e Barakat Bello dovrebbero essere vivi oggi.

Cordiali saluti,

La petizione può anche essere trovata e firmata sul sito Web di Amnesty International. 


© Copyright 2020 Elombah.com .
https://elombah.com/amnesty-demands-justice-for-2-girls-raped-murdered-in-nigeria/
 
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novembre 7, 2019

LA RAGAZZINA DISABILE ITALIANA STUPRATA PER 30 ORE DA 3 PROFUGHI

Filed under: migranti, peccato, sessualità, stupro — Tag:, , , , , , , — mirabilissimo100 @ 3:03 PM

 

 
VOX NEWS.INFO
 
7 11 2019

Un incubo lungo un giorno e mezzo. Trenta ore in balia di tre immigrati, sequestrata nelle palazzine dell’ex Moi e violentata più volte dai profughi che per anni hanno vissuto in quelle che erano le palazzine olimpiche realizzate per Torino 2006.

Poi premiati con case popolari finanziate con i soldi dei contribuenti per volere della Appendino.

E’ il dramma vissuto da una ragazza disabile di 21 anni, e proprio ieri era il secondo anniversario della condanna in appello suoi stupratori: 8 anni e quattro mesi di carcere per i primi due profughi africani, otto anni all’altro profugo africano. Una condanna ridicola.

Il brutale stupro avvenne nel maggio del 2016: i tre profughi avevano 28, 31 e 32 anni.

In appello, come in primo grado, i difensori avevano difeso gli stupratori con la bizzarra tesi della “difficoltà di esprimere consenso” da parte della ragazzina e sulla capacità dei tre imputati di riconoscere il suo stato di infermità.

Se non sono capaci di capire che una ragazzina è disabile mentalmente e che non vuole essere stuprata da loro, è evidente che l’Italia non è il posto per questa gente dal QI troppo basso rispetto alla media europea.

Centro dello spaccio cittadino, occupate da clandestini e abusivi, le palazzine ex-Moi continuano ad essere occupate. Nemmeno l’ordalia di questa povera vittima ha fatto sì che venissero sgomberate. Ci sono voluti anni per farli uscire: espulsi? No. Spostati in comodi appartamenti messi a disposizione da Comune grillino, Regione Pd, Vescovo e fondazioni bancarie. E senza che qualcuno al governo prendesse provvedimenti più drastici.
 
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