Uwavera Omozuwa
Uwavera Omozuwa, una studentessa di 22 anni, è stato violentata sabato scorso, 30 maggio, in una chiesa nella città di Benin, in Nigeria. È morta tre giorni dopo, in ospedale.
La sua morte ha suscitato molta indignazione nel Paese africano dove sono in corso delle proteste. Sui social media si chiede la fine della violenza contro le donne con l’hashtag #JusticeForUwa.
Uwavera Omozuwa è stata trovata nella chiesa una guardia di sicurezza. La gonna era strappata e la camicia coperta di sangue. Era stata immediatamente trasportata in ospedale.
Judith Omozuwa ha raccontato alla BBC che sua sorella stava andando in chiesa per studiare: era una studentessa di microbiologia all’università di Benin City.
Judith ha parlato di violenza sessuale ma un portavove della polizia dello Stato merigionale di Edo ha fatto riferimento soltanto al femminicidio.
Come si apprende da InfoChretienne.com, il pastore Enoch Adeboye «ha fortemente condannato questo atto». Ha chiesto calma e preghiera.
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ELENA LONATI
BRESCIA TODAY.IT
18 AGOSTO 2016
„ Elena Lonati ,ragazza uccisa in chiesa dal sagrestano, il killer gode della semilibertàIl killer di Elena Lonati, la studentessa brutalmente ammazzata nell’agosto del 2006 nella chiesa Santa Maria di Mompiano da questo inverno può uscire da Canton Mombello la mattina e farvi ritorno la sera. Potrebbe tornare il libertà tra pochi anni
„Era andata in chiesa per accendere una candela e ricordare la nonna scomparsa ed è stata brutalmente ammazzata dal sagrestano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Elena Lonati avrebbe avuto un diverbio con il sagrestano Chamile Wimal, poi degenerato.L’uomo di origine cingalese l’avrebbe invitata ad uscire, il santuario era già chiuso: dalla discussione sarebbe nato un battibecco e il giovane l’avrebbe spinta all’indietro. Con troppa forza: la 23enne sarebbe caduta, sbattendo la testa sul poggiapiedi di un banco da preghiera, perdendo i sensi.Il giovane Chamile, che tutti chiamavano Camilllo, avrebbe perso la testa e in preda ad un raptus di follia avrebbe recuperato dei sacchi di plastica nera e del nastro adesivo da cantiere, ricoprendo da cima e piedi Elena, tappandole la bocca e gli occhi. Poi l’avrebbe trascinata sulla scala di un pulpito, per nasconderla.
Giovane uccisa in chiesa, i dubbi dei genitori
„Tutto è accaduto la mattina del 18 agosto di 10 anni fa. Da allora i genitori di Elena convivono con una marea di interrogativi, oltre che con lo straziante dolore per la perdita della propria giovane figlia. Dubbi che hanno rivelato in un’intervista rilasciata al Giornale di Brescia.
A parlare è il padre della giovane studentessa scomparsa, che rivela: “Non riesco a credere che Chamile abbia fatto tutto da solo, non riuscirò a convincermi che un sagrestano così esile abbia potuto trascinarla da solo per quelle scalette anguste”. I genitori di Elena stentano a credere che si sia trattato di un litigio degenerato: “Io e Elena incontravamo spesso il giovane cingalese – racconta ancora l’uomo – lui non le staccava gli occhi di dosso”.
Chamile, ora 32enne, è stato condannato per omicidio a 18 anni e 6 mesi, ma da quest’inverno, grazie alla buona condotta, gode della semilibertà e di giorno può lasciare Canton Mombello. Inoltre, grazie allo sconto della pena, che si è procurato scegliendo di essere processato con rito abbreviato, potrebbe essere libero prima di compiere 40 anni. In tempo per ricostruirsi una vita, dopo aver brutalmente spezzato quella di una giovane studentessa.
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http://www.bresciatoday.it/cronaca/brescia-omicidio-elena-lonati-processo-.html
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ELISA CLAPS
FANPAGE.IT
11 SETTEMBRE 2018
Elisa Claps, 25 anni dopo il delitto la chiesa che degli orrori resta ancora chiusa
Entrò nella Chiesa della Trinità di Potenza per incontrare un amico e ne uscì cadavere 17 anni dopo. Questa la sorte della povera Elisa Claps, la quindicenne uccisa dallo stalker Danilo Restivo ormai 25 anni fa. A un quarto di secolo da quella macabra data la Chiesa degli orrori resta ancora chiusa, per non dimenticare Elisa.
Venticinque anni fa Elisa Claps veniva vista per l’ultima volta nella chiesa della SS. Trininità di Potenza, quella che sarebbe stata il suo sepolcro per ben 17 anni, fino al misterioso ritrovamento del 17 marzo 2010. È passato un quarto di secolo dal delitto che ha sconvolto e diviso Potenza, ma la Chiesa, nel cui sottotetto due addette alle polizie scoprirono i resti della adolescente uccisa, resta ancora chiusa. Non solo in segno di lutto: vi sono ancora strascichi giudiziari che riguardano il presunto coinvolgimento di esponenti del clero nell’occultamento del corpo della ragazza uccisa dall’allora ventunenne Danilo Restivo. Come da anni sostiene Gildo Claps, fratello di Elisa, non solo don Mimì Sabbia, l’allora parroco e amico di famiglia dei Restivo, deceduto alcuni anni fa, doveva essere a conoscenza della presenza del corpo nel sottotetto, ma anche altre figure di rilievo del clero.
Elisa uscì di casa la mattina di domenica 12 settembre 1992 per incontrare Danilo Restivo, 18 anni, con il quale aveva appuntamento in chiesa, dove viene vista viva l’ultima volta. All’epoca Danilo Restivo era un giovane con problemi comportamentali e precedenti per stalking, sebbene ogni guaio giudiziario del ragazzo fosse stato accomodato dal padre Maurizio, direttore della pubblica biblioteca e amico del parroco. In città era noto per la sua abitudine di tagliare, di nascosto, ciocche di capelli alle belle ragazze che incontrava in strada o sull’autobus. Restivo viene attenzionato subito per la scomparsa di Elisa in quanto, come lui stesso confessa, è stato l’ultimo a vederla.
Le indagini iniziate dal pm Felicia Genovese, poi rimossa dal caso perché finita a sua volta sotto inchiesta, e proseguite dal pm Rosa Volpe del Tribunale di Salerno, tuttavia non produrranno alcun risultato. Solo 17 anni dopo, quando la Chiesa della Trinità è ormai sotto la guida del giovane don Wagno, il ritrovamento del corpo metterà in moto di nuovo le indagini a carico di Danilo Restivo, ormai quarantenne, nel frattempo processato e condannato per l’omicidio di Heather Barnett, orribilmente uccisa a Bornmouth, nel Regno Unito, dove si era trasferito. Restivo è stato infine condannato a 30 anni per l’omicidio di Elisa, colpita con 13 fendenti probabilmente in un tentativo di violenza sessuale. A Potenza sono in molti a credere che il ritrovamento del cadavere mummificato della povera ragazza sia stato solo una messa in scena.
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