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giugno 3, 2012

TERREMOTO FORTE IN CALABRIA: LE PREVISIONI DI GIULIANI E MARTELLI

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TERREMOTO FORTE IN CALABRIA: LE PREVISIONI DI GIULIANI E MARTELLI

 
Calabria: zone sismiche
 
 
 
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Blitzquotidiano.it

Terremoto in Emilia, profezia di Giuliani: “Ora è a rischio la Calabria”

Giampaolo GiulianiGiampaolo Giuliani

 
 
ROMA – Dopo l’Emilia, il terremoto arriva in Calabria. Giampaolo Giuliani in un’intervista ad AquilaTv si è detto preoccupato per le nuove scosse. Soprattutto Giuliani è teme per la Calabria, giudicata “a rischio” e avvisa: “Potrebbe esserci un forte terremoto anche lì”.Giuliani ha detto: “Noi purtroppo osserviamo da ieri (il 28 maggio, ndr), e lo abbiamo già detto, anomalie lontane dal nostro territorio ma comunque visibili dalla strumentazione in nostro possesso. Era evidente già da alcuni giorni lo spostamento degli epicentri verso Ovest e la scossa odierna ( quella del 29 maggio, ndr) era prevedibile”.

Giuliani è convinto che i terremoti possano essere previsti, anche con il suo metodo basato sul Radon: “E’ ora di smetterla di dire che i terremoti non possono essere annunciati o previsti, chi lo fa sta producendo morti”.

Della Calabria Giuliani ha detto: “Tutto il territorio nazionale adesso è a rischio sismico. Mi sono sgolato in questi giorni nel dirlo. Il terremoto al nord non si calmerà per il momento. La Calabria è a rischio”.

 

http://www.blitzquotidiano.it/blitztv/terremoto-emilia-calabria-giuliani-rischio-sismico-1252242/

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Terremoto, Giuliani: “La Calabria è a rischio”

4 giorni ago by Daniele Sforza
 
 

Polemiche e previsioni: il post-terremoto italiano si traduce in questo. E il ricercatore Giampaolo Giuliani, noto per le sue esternazioni sul terremoto “prevedibile” dell’Aquila, avverte il Sud Italia

I terremoti possono essere previsti? La domanda post-terremoto è sempre questa: 3 anni fa dopo L’Aquila fecero scalpore le dichiarazioni del fisico Giampaolo Giuliani, che dichiarò che quel sisma era previsto.

Oggi, 2012. Dopo il primo terremoto che ha colpito l’Emilia sono salite all’onore delle cronache le dichiarazioni di Alessandro Martelli, del centro Enea di Bologna: anch’esse hanno posto l’attenzione sulla prevedibilità di quel sisma, ma con un’aggiunta relativa al Sud Italia, dove entro 2 anni potrebbe esserci un terremoto molto violento.

A pochi giorni di distanza, con le 3 scosse sismiche sopra il quinto grado che hanno colpito nuovamente l’Emilia, torna alla ribalta Giampaolo Giuliani, prima sul blog di Beppe Grillo, dove se la prende con la mancata politica anti-prevenzione: “Sono particolarmente arrabbiato questa mattina”, scrive “perché sento i commenti alla televisione di quelli che si dichiarano essere esperti e non li condivido. Quella zona non è a bassa sismicità. È un falso. Il fatto che per tanti anni non si siano verificati dei terremoti non significa niente. Addirittura non era segnata come fascia a rischio sismico, quando nel 1800, nel 1500, nel 1900 negli anni intorno al 1960/1970 si sono verificati dei forti terremoti su quel territorio. Questo doveva quantomeno essere considerato come un territorio a grande rischio sismico, come è dimostrato ora, dove fare delle prevenzioni sulla popolazione. Questo non sta avvenendo, in tutta Italia, in nessun posto!

A tal proposito è anche da ricordare il grido d’allarme che alcuni geologi lanciarono in occasione di un convegno tenutosi a Ferrara il 12 febbraio del 1993, in cui si affermò che l’Emilia era una zona fortemente sismica e non potevano escludersi forti terremoti in futuro. Futuro arrivato oggi, a poco più di 19 anni di distanza.

Ma la preoccupazione oggi non coinvolge solo il Nord Italia; da Martelli a Giuliani, la previsione è sempre quella: il Sud Italia è chiamato a prendere le giuste precauzioni poiché, da qui a 2 anni, potrebbe esserci un forte terremoto che colpirà Sicilia e Calabria. È quanto ha ribadito lo stesso Giuliani ad AquilaTv. Alla domanda del conduttore: “La Calabria è a rischio?”, Giuliani ha risposto così: “È a rischio sì la Calabria! Abbiamo avuto una scossa del 4.3 l’altroieri, con una sequenza sismica giù in Calabria, che può precludere a un forte terremoto anche lì”.

Giuliani si riferisce alle scosse avvenute al Pollino nella notte del 28 maggio: l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, infatti, ha rilevato una scossa di magnitudo 4.3 avvenuta alle ore 1.06, seguita da altre meno rilevanti.

Previsioni o no, due giorni fa il Giappone è stato colpito da un sisma di 5.2 gradi della scala Richter. Nessun danno a persone o a cose. Semplicemente perché i giapponesi sanno di vivere in una zona ad alto rischio sismico e hanno preso le dovute precauzioni. Una lezione che qui tarda ad arrivare.

 

http://www.thinkcool.it/2012/05/terremoto-giuliani-%E2%80%9Cla-calabria-e-a-rischio%E2%80%9D/

 

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liberoquotidiano.it

L’allarme sul web

Terremoto, ora trema l’Italia del Sud Psicosi: “Previsto un disastro”

Ieri scosse in Sicilia e Calabria. Il direttore dell’Enea Martelli non placa la paura: “Possibile un fenomeno di magnitudo oltre i 7 gradi”

Il direttore dell’Enea, Alessandro Martelli, ne aveva parlato ad aprile, in un’intervista a Rainews24 e dopo una scossa di magnitudo 2,4 registrata nell’area di Scilla: è possibile che un sisma anche importante, addirittura oltre i 7 gradi, possa interessare il meridione d’Italia, più precisamente la zona geografica che comprende Calabria e Sicilia. E per la verità è da un paio di mesi che questa sorta di tremolìo costante interessa proprio le regioni in questione: anche ieri, nella zona tra Avola e Noto, in provincia di Siracusa, la terra ha tremato, e la scossa s’è avvertita fin alle Eolie: roba da 2.6 gradi Richter. In Calabria medesima situazione, nella notte fra giovedì e venerdì: scossa di magnitudo 3.1 con epicentro fra le province di Catanzaro e Crotone. Più forte quella registrata invece fra Calabria e Basilicata, ancora ieri, con epicentro nel Comune tirrenico di Maratea a circa 8 chilometri di profondità: i sismografi sono saliti fino a segnare 4.3 gradi di magnitudo, e poi un’altra scossa più lieve ma sempre oltre i 3 gradi Richter. Il terremoto s’è avvertito anche nella confinante provincia di Salerno. E nella zona campana del Cilento si son fatti sentire gli effetti dell’eruzione del vulcano sottomarino Palinuro, con scosse oltre i 3 gradi. E comunque nella zona appenninica fra Matera e Potenza molta gente s’è riversata per strada, su non pochi muri d’abitazione sono comparse crepe.

Intendiamoci, per ora nulla di preoccupante, nessun danno alle persone e niente di particolarmente rilevante nemmeno alle cose – a parte le suddette crepe. Ma insomma, visto quanto successo in Emilia la gente non può certo dirsi tranquilla. Anche perché il timore, come detto in qualche modo avallato dagli (incauti?) esperti, è che si tratti di una sorta di bradisismo che potrebbe preludere a uno scossone più forte. E l’area a cui si guarda con maggiore preoccupazione è quella a sud della Calabria, intorno allo Stretto. (All’inizio del secolo scorso, nel 1908, proprio l’area fra Messina e Reggio Calabria fu colpita dal più devastante terremoto, con conseguente tsunami e circa 100mila vittime).

E così sul web la psicosi si diffonde, come di consueto in questi casi. E molti forum virtuali s’interrogano sull’effettiva tenuta degli edifici in caso il sisma davvero dovesse verificarsi – dibattito, questo, comunque sempre utile. Preoccupazione che si traduce in comportamenti: a Pagani, provincia di Salerno, una scuola è stata evacuata, mentre a Nocera Inferiore i genitori hanno prelevato i bambini prima della fine delle lezioni. Altri invece denunciano un inutile e soprattutto scientificamente poco fondato allarmismo. In questo senso, il dirigente della sezione lucana del Cnr Vincenzo Lapenna, interpellato dal sito d’informazione online La Nuova del Sud, ha precisato che «al momento non ci sono le conoscenze tecniche per poter prevedere in un tempo e in uno spazio limitato un terremoto e poter essere operativi». E dunque, com’è ovvio, si possono segnalare le aree ritenute a intensa attività sismica, e approntare le norme necessarie affinché le costruzioni possano reggere alle scosse. Ma da qui a prevedere i terremoti, ce ne corre. «Io credo – prosegue Lapenna – che su questo argomento ci sia anche della cattiva informazione. Lo studio e la ricerca stanno facendo passi da gigante, ma sulle notizie bisogna andare cauti». Per concludere con un’affermazione risoluta: «Al momento un terremoto non si può prevedere». Così come Giuseppe Rolandi, ordinario della cattedra di Vulcanologia all’università Federico II di Napoli. Il quale rimarca che «capisco la psicosi, ma posso assicurare che in questo momento non corriamo alcun rischio sismico di grossa intensità».

di Filippo Manfredini

http://www.liberoquotidiano.it/news/1029969/Terremoto-ora-trema-l-Italia-del-Sud–Psicosi-Previsto-un-disastro.html

 

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TERREMOTO, GIULIANI:”ORA E’ A RISCHIO LA CALABRIA”

http://www.aquilatv.it/video/650-terremoto-giuliani-ora-e-a-rischio-la-calabria.html

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Giampaolo-Giuliani

http://www.facebook.com/pages/Giampaolo-Giuliani/83197100090

 

5 commenti »

  1. POLLINO: LO SCIAME SISMICO
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    Scosse di terremoto in Calabria: i numeri dello sciame sismico
    soveratiamo.com

    03 06 2012

    Negli ultimi periodi le scosse di terremoto stanno diventando sempre più frequenti in Italia. Dopo quella tragica dello scorso 20 maggio in Emilia, nonchè quella di stamane avvertita tra Emilia, Piemonte e Lombardia, anche la Calabria è stata purtroppo “protagonista” con due scosse (l’ultima ieri) nel giro di pochi giorni registrate nella zona del Pollino, arrivando sino al confine con la Basilicata. Lo sciame sismico in atto sul Pollino è iniziato quasi due anni fa, esattamente nell’autunno 2010. Da quel momento, nella zona di confine tra Calabria e Basilicata, si sono verificate più di 1.400 scosse di terremoto, e quella della notte tra domenica e lunedì (magnitudo 4.3 Richter a soli 3km di profondità, alle ore 03:06) è stata la più forte in assoluto, al punto da provocare qualche lieve danno a Morano, dove ieri le scuole sono rimaste chiuse per verifiche alle strutture. Prima di quella di domenica notte, la scossa più forte dello sciame era stata quella del 23 novembre 2011 alle 15:12, di magnitudo 3.6 Richter. Il dott. Tansi spiega che “sul Pollino è in atto un processo deformativo crostale abbastanza imponente, lo sciame sismico iniziato quasi due anni fa evidentemente sta dando segnali di un incremento dell’energia sismica liberata”. Nell’area esistono due zone sismicamente “nevralgiche”: sono il bacino del Mercure e la faglia di Castrovillari-Frascineto, dove nella storia si sono verificati terrenoti in alcuni casi molto forti (infatti parliamo di una zona ad alto rischio sismico). Il più recente è stato quello del 9 settembre 1998 quando, alle ore 13:28, un terremoto di magnitudo 5,6 richter colpì l’area localizzata al bordo settentrionale del bacino del Mercure nella Basilicata Meridionale, con epicentro tra i comuni di Rotonda, Lauria, Castelluccio Superiore e Castelluccio Inferiore. Quel terremoto provocò un morto a Maratea, travolto da una frana innescata dal sisma. In questa zona, al confine tra Calabria e Basilicata, altri terremoti abbastanza forti si sono verificati nel 1982 (zona di Castelluccio Inferiore), nel 1955 (zona di Sapri), nel 1946 (tra Lungro e Castrovillari), nel 1894, nel 1836 e nel 1708.

    http://www.soveratiamo.com/index.php?option=com_k2&view=item&id=3300:scosse-di-terremoto-in-calabria-i-numeri-dello-sciame-sismico&Itemid=55

    Commento di mirabilissimo100 — giugno 3, 2012 @ 4:16 PM

  2. incentivare la costruzione delle case in legno che oltre ad essere ad altissimo risparmio energetico sono anche antisismiche( mi sembra che in giappone queste strutture sono diffusissime) se i nostri ‘beneamati’ politici pensassero un po’ di piu’ ai cittadini invece che alle proprie tasche si potrebbero migliorare tantissime cose e evitare perdite di vite umane in situazioni come queste.

    Commento di fiorenzo — giugno 4, 2012 @ 9:38 am

  3. meteoweb.eu

    Lunedi, 4 Giugno 2012

    Terremoti, intervista al prof. Giuliano Panza: “dire che non si possono prevedere significa fare disinformazione, anche se non c’è precisione”

    lunedì 4 giugno 2012, 16:01 di Peppe Caridi

    Il prof. Giuliano Panza

    Abbiamo parlato moltissimo, nelle ultime settimane, dei terremoti a 360°, e c’è capitato più volte di citare gli studi dell’università di Trieste e dell’ICTP International Center for Theoretical Physics, soprattutto nell’intervista ad Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna che ci ha spiegato come alcuni centri di ricerca da molti anni stanno facendo degli studi e dei calcoli sulle previsioni dei terremoti.
    Alla guida di questo team di esperti per l’Università di Trieste e l’ICTP c’è uno dei sismologi italiani più preparati d’Italia, il prof. Giuliano Panza, che vanta una rinomata fama internazionale. Panza, infatti, ha curato le voci di sismologia per l’enciclopedia “Treccani”, che notoriamente si affida a esperti di chiara fama, e ha vinto nella sua brillante carriera la prestigiosa Medaglia “Beno Gutenberg”, massimo riconoscimento mondiale nel campo della sismologia.
    L’abbiamo intervistato per capirne di più sull’attuale situazione sismica in Italia e sulle previsioni dei terremoti, che è il suo campo specifico:

    Professore, partiamo dall’Emilia Romagna: come si sta evolvendo la “crisi” sismica iniziata il 20 maggio? Dobbiamo attenderci altre forti scosse nei prossimi giorni/settimane/mesi oppure, anche alla luce dell’ultima scossa di magnitudo 5.1 di ieri sera e delle varie repliche superiori a magnitudo 3.0, numerose tra ieri e oggi?

    “Penso sia opportuno avere la massima cautela, perché i terremoti, sia gli eventi principali che le repliche forti, non si possono prevedere con precisione e quindi fare prognosi a breve termine è sempre molto inopportuno. Va da sé che le operazioni di rilancio delle attività devono essere intraprese con la massima cautela, come anche indicato dalla replica di ieri sera”.

    Da mesi avevate lanciato, in base ai vostri algoritmi, proprio l’eventualità di un sisma del genere al nord. Ci può spiegare come funziona il vostro centro di studi, cosa fa, con quali centri internazionali si interfaccia e, soprattutto, quali sono le prospettive delle vostre ricerche? Ancora oggi non è possibile prevedere i terremoti in modo preciso, ma rispetto al passato s’è fatto qualche passo avanti? E in futuro, secondo lei, si riuscirà a prevedere i terremoti anche in modo più preciso, un pò come accade oggi con il meteo?

    “I terremoti non si possono evitare né, ad oggi, è possibile prevederli con precisione. Le conoscenze scientifiche di cui disponiamo permettono di stimare il rischio sismico, di indicare cioè quali sono le aree a più elevata pericolosità sismica e quale è il livello di vulnerabilità dell’edificato. E’ possibile inoltre realizzare esperimenti di previsione a medio termine spazio-temporale che consentono di indicare le aree ed i periodi di tempo in cui risulta più probabile il verificarsi di un forte terremoto, fornendo vincoli utili per una valutazione del rischio sismico dipendente dal tempo.Tra le poche metodologie di previsione formalmente definite che consentono di effettuare un’analisi sistematica ed in tempo reale, nonché una verifica su vasta scala della loro capacità predittiva, rientrano gli algoritmi CN ed M8. Gli esperimenti condotti per oltre venti anni su scala globale hanno già permesso una prima valutazione della significatività statistica delle previsioni fornite dal CN ed M8. Il livello di confidenza dei risultati ottenuti (prossimo al 98% per il CN ed al 99% per l’M8) evidenzia la capacità predittiva di tali algoritmi. CN ed M8 utilizzano l’informazione contenuta nei cataloghi dei terremoti ed individuano, nell’attività sismica di magnitudo moderata, le variazioni che possono essere considerate precursori di un forte terremoto. L’analisi consente di determinare gli intervalli temporali (TIP, ovvero Times of Increased Probability) in cui risulta aumentata, rispetto alle condizioni normali, la probabilità che si verifichi un terremoto con magnitudo superiore ad una soglia prefissata M0. Le caratteristiche della sequenza dei terremoti che avvengono entro una certa regione (i.e. il flusso sismico) e le loro variazioni temporali sono descritte in modo quantitativo mediante un insieme di funzioni definite empiricamente. Vale la pena osservare che l’opinione della comunità scientifica relativamente alla predicibilità dei terremoti ha avuto fasi alterne: si è passato dall’ottimismo degli anni ’80, al pessimismo degli anni ’90, quando si affermava che “i terremoti non si possono prevedere”, senza peraltro dimostrare in alcun modo tale tesi. Attualmente gli sforzi in tale campo sono orientati, secondo un approccio rigorosamente scientifico, alla formalizzazione e validazione di diverse metodologie previsionali. Le metodologie da noi applicate hanno la prerogativa di aver aver adottato tale approccio sin dagli anni ’80, in collaborazione con colleghi della Accademia delle Scienze di Mosca e dei Los Angeles, permettendo così di ottenere ora risultati statisticamente significativi. E’ sorprendente che, nonostante i numerosi studi e finanziamenti attualmente dedicati allo sviluppo, verifica e validazione di modelli per la previsione dei terremoti, si continui ad affermare banalmente che “i terremoti non si possono prevedere”, contribuendo, colpevolmente, alla disinformazione. Apparentemente le previsioni a breve termine potrebbero sembrare le più utili ed attraenti. Tuttavia le conseguenze di possibili errori legati alle previsioni a breve termine, proprio per la tipologia di azioni che esse comportano (e.g. evacuazione), potrebbero rivelarsi anche peggiori del verificarsi dell’evento senza che lo stesso sia preceduto da un allarme a breve termine. Supponiamo, ad esempio che venga indicato che dal giorno X per un periodo di tre giorni ci sarà un forte terremoto in un’area di alcune decine di km quadrati, con una densità di popolazione di 200 abitanti per chilometro quadrato (allarme a breve termine). Tale tipo allarme potrebbe suggerire l’evacuazione per alcuni (diciamo 4) giorni di un numero non troppo elevato di persone. Trascorsi i quattro giorni, cioè un giorno in più di quanto previsto dall’allarme, viene autorizzato il rientro, ma il giorno successivo si verifica il terremoto. Errori temporali di questa entità rispetto ai processi geologici sono veramente minimi. Un discorso analogo potrebbe essere fatto per quanto riguarda un possibile errore nella previsione dell’epicentro. In altre parole la previsione a breve termine richiede una precisione molto difficilmente raggiungibile”.

    Noi siamo convinti però che quello delle “previsioni” sia un problema marginale di tutta la vicenda-sismica. Infatti una previsione precisa, in un ipotetico futuro, potrebbe consentire (nella migliore delle ipotesi!) alla popolazione di evacuare e mettersi in salvo, ma comuque distruggerebbe il territorio e quelle stesse persone avrebbero salvato solo la loro vita, ma avrebbero perso la casa, i beni, il lavoro … quindi più che delle previsioni, forse bisognerebbe capire com’è possibile fare prevenzione, costruire bene in modo che le case non crollino, e a quel punto la “previsione” rimarrebbe importante solo da un punto di vista scientifico, ma non tanto per quanto riguarda le ripercussioni sulla società. Cosa ne pensa?

    “Come detto in tutte le sedi gli esperimenti di previsione validati non mirano assolutamente alla evacuazione. Anzi, le previsioni a medio termine spazio-temporale possono fornire una informazione utile proprio per motivare, pianificare e mettere in atto misure preventive. Esiste infatti una serie di azioni preventive che possono far seguito ad un “allarme”. L’elemento essenziale per la mitigazione dei danni consiste nel tempestivo e progressivo aumento o riduzione delle misure di sicurezza, in funzione dello stato di allerta in corso.
    Ci sono due tipi di misure di sicurezza da intraprendere:
    PERMANENTI che tra le altre cose includono: normativa sismica per l’edilizia, che richieda l’adeguamento antisismico degli edifici; potenziamento dei servizi di pubblica sicurezza; assicurazione e tassazione specifica; raccolta ed analisi dei dati per la stima del rischio sismico e per l’identificazione dei precursori del terremoto; preparazione della risposta alla previsione e delle attività post-disastro: pianificazione; definizione della normativa di base; accumulo delle scorte; simulazione degli allarmi, formazione della popolazione, ecc.
    TEMPORANEE, che possono essere adottate come risposta ad un allarme: rafforzamento delle misure di sicurezza permanenti appena elencate; definizione di un piano di ristrutturazione per gli edifici strategici nell’area allertata; verifica dello stato degli alloggi temporanei (tende, strutture prefabbricate, ecc.) e garanzia della loro pronta disponibilità; predisposizione delle misure di intervento e soccorso a lungo termine (finalizzate al ripristino delle strutture abitative, degli apparati produttivi e delle attività lavorative, ecc.); evacuazione della popolazione e di strutture altamente vulnerabili (scuole ed ospedali); verifica della pronta operatività dei piani di soccorso; diffusione sistematica, attraverso i media, di semplici istruzioni per la predisposizione di punti di soccorso, in corrispondenza delle parti più resistenti degli edifici, forniti dei viveri essenziali (acqua, cibi di emergenza, oggetti di primo soccorso, ecc.). La previsione a medio termine quindi ha il merito di richiamare l’attenzione degli amministratori su di un pericolo comunque incombente e troppo spesso trascurato”.

    In Giappone, Cile, e anche in altri Paesi hanno maturato una cultura di prevenzione anti-sismica davvero notevole e significativa. Come mai in Italia questo non succede nonostante i tanti disastri che ciclicamente funestano il nostro Paese?

    “Emergenza ed etica non vanno d’accordo”.

    Quali sono, in generale, le zone ad alto rischio sismico dell’Italia e, in base ai vostri studi, in quali macro-aree potrebbero esserci altri terremoti in futuro?

    “Le zone ad alto rischio sismico in Italia sono quelle mostrate in figura, dove l’accelerazione da cui ci si deve difendere è maggiore od uguale a 0.2g (g è l’accelerazione di gravità pari a circa 1000 cm per secondo per secondo) . Tale mappa è stata pubblicata per la prima volta nel 2001 nel volume 43 della serie Advances in Geophysics dell’Academic Press (New York)”.

    Il calcolo sui “tempi di ritorno” dei terremoti è valido?

    “Il concetto di periodo di ritorno è alla base della carta di pericolosità su cui si fonda la normativa e non lo ritengo adeguato per la protezione efficace dell’uomo dal terremoto. In una prospettiva antropocentrica, fra l’altro coerente con lo spirito della Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri N. 3274 del 2003 (OPCM 3274/2003) e della successiva normativa, è essenziale che almeno le strutture strategiche e pubbliche (edifici, impianti, ponti) siano progettate in modo da resistere a futuri forti terremoti. Quando si verifica un terremoto con una data magnitudo, M, lo stesso genera un moto sismico del suolo che non dipende certamente da quanto un evento di tale magnitudo è sporadico nell’area di studio. Pertanto, i parametri di progettazione antisismica non devono essere scalati in funzione della maggiore o minore sporadicità del terremoto, ma devono invece tener conto dei valori di M consistenti con la storia sismica e la sismotettonica (nodi sismogenetici identificati mediante analisi morfostrutturale), come previsto dall’approccio neodeterminisitco (Neodeterminstic Seismic Hazard Assessment – NDSHA) che utilizza terremoti di scenario. Conseguentemente, per passare da un’ottica focalizzata sulla gestione dell’emergenza ad una nuova prospettiva basata sulla prevenzione, è necessario rivalutare sostanzialmente l’ambito di applicabilità dell’approccio probabilistico (Probabilistic Seismic Hazard Assessment – PSHA), limitandone l’uso alla classificazione del territorio sulla base della probabilità che, in una certa area, un terremoto con una data magnitudo possa verificarsi in un certo intervallo di tempo (e.g. terremoto disastroso [ ? 500 anni]; terremoto forte [ ? 140 anni]; terremoto frequente [ ? 70 anni]). Se si considerano quindi due siti possibili sedi di terremoti della stessa magnitudo (ad esempio 7), ovvero proni agli stessi effetti, a parità di tutte le altre condizioni, il sito dove la sporadicità è maggiore risulta naturalmente preferibile per nuovi insediamenti (viceversa per la riqualificazione preventiva). Tuttavia i parametri di riferimento della progettazione antisismica (Design Ground Acceleration – DGA, Peak Ground Acceleration – PGA, Peak Ground Velocity – PGV, Peak Ground Displacement – PGD, SA – Spectral Acceleration, etc.) devono essere uguali nei due siti, dato che la magnitudo da cui ci si deve difendere, M=7 (ovvero il moto sismico del suolo), è la stessa. La valutazione è ovviamente diversa se ci si pone in una prospettiva puramente attuariale, che può essere soddisfacente per il sistema assicurativo, ma richiede in ogni caso una caratterizzazione statistica adeguata, che non risulta generalmente possibile a causa della scarsità delle osservazioni disponibili. Il concetto di periodo di ritorno è legato all’idea che una singola faglia si comporta come una molla, che può essere assimilata ad un sistema oscillante ad un grado di libertà (pendolo semplice). In natura le faglie si presentano a fasci più o meno numerosi, quindi si ha a che fare con un insieme di pendoli accoppiati, il cui comportamento globale non è più periodico ma può essere ben usato per descrivere il concetto di caos deterministico, un’apparente ossimoro. I modelli matematici di tipo deterministico vengono in genere associati all’idea di fenomeni regolari, prevedibili, che si ripetono nel tempo, mentre il termine caotico viene riferito a situazioni caratterizzate da assenza di regole e da imprevedibilità. La scoperta del caos deterministico spezza questa dicotomia, in quanto mostra come modelli matematici deterministici (cioè privi di ogni elemento aleatorio nelle equazioni che li definiscono) sono in grado di generare andamenti estremamente complessi, sotto molti aspetti imprevedibili, tanto da risultare quasi indistinguibili da sequenze di eventi generati attraverso processi aleatori (più dettagli al sito http://matematica.unibocconi.it/caos/home.htm). In altre parole se ho stimato, in base alla storia sismica, un periodo di ritorno di 1000 anni per una certa zona dove sono presenti alcune faglie non posso certo sapere quando il millennio è iniziato per ciascuna faglia”.

    http://www.meteoweb.eu/2012/06/terremoti-intervista-al-prof-giuliano-panza-dire-che-non-si-possono-prevedere-significa-fare-disinformazione-anche-se-non-ce-precisione/137820/

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    I terremoti si possono prevedere? Per un sismologo dell’università di Trieste “sì, ma non con precisione”

    lunedì 21 maggio 2012, 21:38 di Peppe Caridi

    I terremoti si possono prevedere? E’ una domanda che ripetiamo e che ci ripetiamo sempre ogni volta che la nostra civiltà viene scossa da un sisma; ad oggi la comunita’ scientifica, che da anni si sta interrogando sul problema e che si rende conto di quanto la soluzione sia ancora molto lontana, resta convinta che è impossibile prevedere i terremoti. Di modelli di previsione ne esistono tantissimi. Sono 180, per esempio, quelli all’esame della collaborazione internazionale Csep (Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability), una sorta di supervisore delle ricerche condotte in tutto il mondo sul problema della previsione. ”Usare il termine previsione non significa riferirsi alla possibilita’, calcolata al 100%, che un terremoto accada in un dato luogo in un tempo determinato”, ha spiegato il sismologo Warner Marzocchi, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e membro del Csep. Dei modelli di questo tipo, ad esempio, fa parte quello elaborato dal sismologo Giuliano Panza, dell’universita’ di Trieste e del Centro internazionale di fisica teorica (Ictp) di Trieste. ”I terremoti si possono prevedere, ma non con precisione. Siamo in una fase iniziale di una ricerca molto seria”, ha detto Panza. ”Finora- ha aggiunto – si diceva che i terremoti non si possono prevedere e basta, ma questo non e’ giusto. Non si arrivera’ mai a prevedere un terremoto a livello di allarme rosso, pero’ puo’ aiutare l’attivita’ di prevenzione”. Affermazioni che destano perplessita’ in molta parte della comunita’ scientifica, a partire dallo stesso Ictp: sono studi che ”non hanno valenza ufficiale di previsione e di servizio, ma sono il risultato di ricerca scientifica, il cui obiettivo è quello di migliorare la conoscenza dei terremoti”, ha osservato il direttore del Centro, Fernando Quevedo. Modelli come quello proposto da Panza ”considerano aree molto estese e intervalli di tempo prolungati”, ha spiegato Marzocchi. Per esempio, la previsione di un terremoto nel Nord si riferisce, secondo il modello, ad un’area che si estende dalla Slovenia alla Liguria, fino al Lazio, e il periodo considerato e’ di sei mesi. La previsione di un terremoto al Sud riguarda invece l’area che dalla Sicilia comprende Calabria, Basilicata e Appennino meridionale fino al confine tra Lazio e Campania. ”E‘ modello noto da 20 anni e finora non e’ stato preso in considerazione in nessuna parte del mondo a fini operativi”, ha rilevato Marzocchi. ”Attualmente – ha concluso – non esistono modelli di previsione a breve termine e in grado di prevedere con precisione un evento in una data zona”.

    http://www.meteoweb.eu/2012/05/i-terremoti-si-possono-prevedere-per-un-sismologo-delluniversita-di-trieste-si-ma-non-con-precisione/135154/?fwcc=1&fwcl=1&fwl

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    Previsione dei terremoti, Gresta (Ingv): “i modelli previsionali vanno testati”

    mercoledì 30 maggio 2012, 20:05 di Peppe Caridi

    Dopo il terremoto si riaccende il dibattito su terremoti e previsioni e, come era accaduto gia’ il 20 maggio, tornano in campo i modelli finora elaborati, ben 180 in tutto il mondo. Nessuno di essi, pero’, e’ finora mai stato adottato da un governo a fini operativi. ”I modelli previsionali vanno testati: ci sono tutte le possibilita’ di validarli con un approccio scientifico”, ha commentato il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta. ”I modelli previsionali possono essere fatti dai ricercatori, anche dell’Ingv, il fatto – ha rilevato – e’ che poi vanno testati nella loro efficacia. Ci sono tutti gli elementi per verificarne la validita’ scientifica o meno”. I modelli previsionali sono all’esame della collaborazione internazionale Csep (Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability), una sorta di supervisore delle ricerche condotte in tutto il mondo sul problema della previsione.
    ”Usare il termine previsione non significa riferirsi alla possibilita’, calcolata al 100%, che un terremoto accada in un dato luogo in un tempo determinato”, ha spiegato il sismologo Warner Marzocchi, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e membro della collaborazione internazionale Csep (Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability), una sorta di supervisore delle ricerche condotte in tutto il mondo sul problema della previsione. Dei modelli di questo tipo, ad esempio, fa parte quello elaborato dal sismologo Giuliano Panza, dell’universita’ di Trieste e del Centro internazionale di fisica teorica (Ictp) di Trieste. Sono modelli, ha spiegato Marzocchi, che ”considerano aree molto estese e intervalli di tempo prolungati”. Per esempio, la previsione di un terremoto nel Nord si riferisce, secondo il modello, ad un’area che si estende dalla Slovenia alla Liguria, fino al Lazio e il periodo considerato e’ di sei mesi. Il modello russo circoscrive una zona che comprende Calabria e Sicilia, indicando il rischio di un sisma di magnitudo 6. ”Per ora – ha osservato Marzocchi – non ci sono prove convincenti che questo modelli dicano qualcosa in piu’ rispetto a quello che sappiamo adesso”. ”Esistono diverse mappe della probabilita’ dei terremoti a cinque o a dieci anni”, ha aggiunto Marzocchi. Una strategia, ad esempio, consiste nell’analizzare i ‘cluster’, ossia sequenze di terremoti ravvicinate nel tempo e nello spazio. Vicini, ha spiegato Marzocchi, nel senso che possono essere separati da un intervallo di poche ore (come nel caso del terremoto di Colfiorito del 1997 o del Belice nel 1968), oppure da un intervallo di mesi (come nel 1976 in Friuli) o addirittura di anni. ”Anche in quest’ultimo caso – ha osservato – si tratta di intervalli brevi su una scala geologica”.

    La probabilita’ che si verifichi o meno un terremoto diventa uno strumento operativo quando si trasforma in mappe della pericolosita’. ”La pericolosita’ indica la probabilita’ che avvenga uno scuotimento”, ha spiegato il sismologo Alessandro Amato. ”Quando la mappa della pericolosita’ indica che una zona e’ a basso rischio sismico – ha rilevato Gresta – non significa che la zona sia caratterizzata da piccoli terremoti, ma che i terremoti avvengono a intervalli di secoli e non a distanza di decenni”. E la mappa di pericolosita’ prodotta dall’Ingv e pubblicata nel 2004 ”indica che i terremoti in Emilia sono compatibili”. Una cosa ben diversa e’ la mappa del rischio. Questa, ha detto Amato, ”indica il prodotto della probabilita’ di uno scuotimento e della vulnerabilita’ degli edifici. In Italia – ha concluso – il problema e’ la vulnerabilita’ degli edifici”.

    http://www.meteoweb.eu/2012/05/previsione-dei-terremoti-gresta-ingv-i-modelli-previsionali-vanno-testati/136905/?__a=1&ajaxpipe=1&ajaxpipe_token=AXh_huRiqmM-BcOS&quickling%5Bversion%5D=565860%3B0&__user=100001647947444&__adt=4

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    Commento di mirabilissimo100 — giugno 4, 2012 @ 4:27 PM

  4. LEGGO.IT

    VENERE ECLISSA IL SOLE, CATASTROFISTI
    SCATENATI: “FORTI TERREMOTI MERCOLEDÌ”

    Venere passa davanti al Sole

    Lunedì 04 Giugno 2012 – 12:36
    ROMA – C’è una correlazione diretta tra eventi planetari e terremoti? La teoria, che vanta un gran numero di sostenitori, anche nell’ambito scientifico, è tornata alla ribalta dopo le forti scosse degli ultimi giorni in Emilia. Il sisma di magnitudo 5.9 che ha colpito l’Emilia lo scorso 20 maggio, ad esempio, è avvenuto poche ore dopo l’eclissi totale di sole visibile da quasi tutti i continenti. E se l’istituto nazionale di geofisica italiano bolla come esoteriche queste ricostruzioni, c’è chi come Gianpaolo Giuliani, sismologo ed ex tecnico dei laboratori del Gran Sasso (previde il terremoto nell’aquilano nel 2009), che porta avanti da sempre queste idee: “Il Sole e i pianeti esercitano un effetto gravitazionale sulla Terra che aumenta l’energia racchiusa nella crosta e nelle faglie. In questo periodo i pianeti maggiori sono allineati ed esercitano una forza superiore”.

    ALLARME VENERE. E c’è un evento all’orizzonte che inquieta i fan delle teorie catastrofistiche: il transito di Venere sul Sole fra la mezzanotte e l’alba di mercoledì 6 giugno.Ì Un evento astronomico imperdibile visto che il prossimo passaggio di Venere avverrà tra 105 anni, l’11 dicembre 2117. Venere, spiega l’Isituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), sfilerà lentamente davanti al Sole, compiendo il tragitto in circa 6 ore e 40 minuti. Il fenomeno, è dovuto al perfetto allineamento fra Sole, Venere e Terra. Poiché le orbite dei due pianeti attorno alla nostra stella sono leggermente inclinate l’una rispetto all’altra, si tratta di un fenomeno molto raro che si verifica ogni volta a distanza di circa cento anni e in coppie distanziate di pochi anni fra loro. L’ultima volta che Venere ha eclissato il Sole è stato l’8 giugno. Sul web si scatenano i catastrofisti che arrivano a prevedere persino terremoti devastanti in California e in Giappone. In Italia la zona più sensibile sarebbe quella calabro-siciliana. Laragione? La modificazione dell’equilibrio gravitazionale. Teorie estreme, ricordiamolo bene, non certezze.

    http://www.leggo.it/life/scienza/venere_eclissa_il_sole_catastrofisti_scatenati_forti_terremoti_mercoledi/notizie/182276.shtml

    Commento di mirabilissimo100 — giugno 4, 2012 @ 4:28 PM

  5. Dall’Osservatorio Beta X2 e dalle informazioni in nostro possesso pensiamo invece che la Regione a rischio terremoto forte sarà nel trevigiano, in Veneto e zone limitrofe. Per quanto riguarda la Calabria, non prevediamo alcun terremoto grave, salvo possibili scosse fisiologico-morfologiche di lieve entità e di natura assestamento. Giuliani non è attendibile, basandosi solo sul gas Radon, i suoi calcoli lasciano il tempo che trovano

    Commento di vittorio — giugno 9, 2012 @ 1:30 PM


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