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Maggio 6, 2010

IPAZIA DI ALESSANDRIA: VERITA’ E MENZOGNE

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Ipazia di Alessandria: verità e menzogne.
Scritto da Luis   
mercoledì 14 aprile 2010
Secondo quanto riporta il magazine cinematografico “L’Eco del Cinema” la Mikado Film ha acquistato i diritti per la distribuzione in Italia, prevista per fine aprile, del film “Agorà”, la pellicola diretta dal regista cileno premio Oscar Alejandro Amenabar incentrata sulla vita di Ipazia la filosofa neoplatonica barbaramente uccisa da monaci cristiani nel V secolo.Il popolo laicista anticattolico esulta: finalmente tutti conosceranno fino a che punto si è spinto l’oscurantismo della Chiesa cristiana contro la scienza e la ragione.

 

Già a partire dal Rinascimento Ipazia fu considerata dagli avversari della Chiesa cristiana una vera e propria martire laica del pensiero scientifico. Perfino il famoso storico britannico, vissuto del Settecento, Edward Gibbon, considerò la sua morte una “macchia indelebile” (in “Declino e caduta dell’impero romano”). Ipazia fu celebrata in ogni modo attraverso romanzi, poesie, opere teatrali, quadri, quindi questo ultimo film spagnolo non è altro che l’ennesimo atto di accusa contro la Chiesa cristiana, contro i suoi santi e la sua storia. 

Ciò che colpisce di questa polemica, che fa della morte di Ipazia il suo simbolo principale, è l’attacco all’essenza stessa della religione cristiana. Secondo la visione laicista la Chiesa non sarebbe affatto un’istituzione basata sulla legge d’amore di Cristo riportata dai vangeli, ma una vera e propria organizzazione criminale che spazzò via con violenza e sopraffazione il pacifico e benefico paganesimo. La cruenta vicenda di Ipazia, quindi, non sarebbe altro che la conferma storica di tale barbarie, infatti, secondo tutte queste pseudostoriche rievocazioni, fu Cirillo, il vescovo di Alessandria in persona, il rappresentante più autorevole della Chiesa cattolica in Egitto, ad essere stato il mandante dell’omicidio e non l’azione autonoma di un gruppo di monaci fanatici. Il fatto, poi, che Cirillo sia addirittura celebrato come santo e dottore dalle Chiese Cattolica, Copta ed Ortodossa non farebbe altro che confermare l’intento “strutturale” dei cristiani di annientare con ogni mezzo qualsiasi ostacolo.     

E’ facile pensare che, in un periodo di forte vento anticlericale come quello che circola oggi in Italia, una tale presentazione dei fatti non incontri alcuna obiezione nella maggior parte dell’opinione pubblica, ma fortunatamente la storia, quella vera, si basa sui documenti e su analisi che non possono avere a che fare con gli interessi di parte. Ciò che mi ripropongo di fare è proprio una analisi storica scevra da condizionamenti per capire se davvero la cristianità nell’Egitto del IV e V secolo fosse proprio organicamente una lucida e spietata organizzazione criminale così come lascia intendere ogni rappresentazione della vicenda di Ipazia. 

Le sole fonti dirette a noi pervenuteci circa tale vicenda sono tre: la testimonianza di Socrate Scolastico e gli scritti di Damascio e di Giovanni di Nikiu.  

Dalla “Vita di Ipazia” in “Historia Ecclesiastica” di Socrate Scolastico leggiamo: “Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo. Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un’imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l’assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere”

Dalla “Vita di Isidoro” di Damascio leggiamo: “Così accadde che un giorno Cirillo, vescovo della setta di opposizione [il cristianesimo], passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, ed altri sostavano. Quando lui chiese perché c’era là una tale folla ed il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare”. 

Ed, infine, dalla “Cronaca” di Giovanni di Nikiu apprendiamo che: Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo perfetto sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana [Ipazia] che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto con i suoi incantesimi.

Da un’analisi obiettiva di tali fonti è subito chiaro che l’unico a insinuare che Cirillo sia stato il mandante dell’omicidio è Damascio. Ma questo scrittore, che fu pagano e visse tra il 480 ed il 550 ca., non può essere una fonte attendibile in quanto è molto lontana dai fatti narrati (la morte di Ipazia risale al 415) e si esprime in un’ottica fortemente anticristiana. Diversamente Socrate Scolastico fu un contemporaneo di Ipazia (380-450 ca.), quindi ebbe tutta la possibilità di attingere a fonti precise e dettagliate. Questo storico afferma che Ipazia “Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo (cioè Cirillo, ndr)”. Oreste era il prefetto della città e rappresentava il dispotico potere di Costantinopoli mal visto dagli Alessandrini. Socrate Scolastico era un Costantinopolitano, quindi sostenitore di Oreste ed acerrimo nemico dell’alessandrino Cirillo, avrebbe avuto tutta la convenienza ad incolparlo per screditarlo, ma invece non lo fece.
Giovanni di Nikiu, invece, è di alcuni secoli dopo.

In sostanza sia Socrate Scolastico che Giovanni di Nikiu affermano che la decisione di uccidere Ipazia è stata un’idea del popolo, probabilmente di Pietro lettore, che andò ad uccidere quella donna. Addirittura Socrate Scolastico dice che fu una decisione presa dal “popolino” e che l’episodio  è lontanissimo dallo spirito cristiano: “E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere” e che “non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria”. Si comprende bene che Cirillo non è considerato da Socrate il mandante dell’omicidio.
Giovanni di Nikiu poi dice ancora che il popolo accorse ad osannare Cirillo: “e lo chiamarono ‘il nuovo Teofilo’ perché aveva distrutto gli ultimi resti dell’idolatria nella città“, ma ciò riafferma semplicemente l’eccessiva euforia di alcuni credenti decisamente fondamentalisti e non dimostra affatto che Cirillo fosse implicato nel fattaccio. 

Resta da chiedersi, comunque, come sia stato possibile che dei cristiani abbiano potuto compiere un atto tanto efferato. Come al solito per capire bene la storia ed interpretare il più correttamente possibile fatti accaduti in un passato così lontano occorre contestualizzare  conoscendo il clima politico, sociale e religioso di Alessandria tra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo. 

Attorno all’ultimo decennio del IV secolo a Roma ed in tutta la parte occidentale dell’Impero il paganesimo tornò a rifiorire, ripresero i culti pagani, i riti e le cerimonie, i templi furono riaperti. Tutto ciò fu dovuto al colpo di stato operato dal generale barbaro pagano Arbogaste che nel 391 eliminò l’imperatore d’Occidente Valentiniano II, cognato di Teodosio, l’imperatore regnante. Questi reagì immediatamente ed il conflitto di legittimità che ne derivò acquisì subito i caratteri di un duello mortale tra paganesimo e cristianesimo.I cristiani vissero nuovamente l’incubo di tornare al rango di “religio illicita” e di rischiare nuove persecuzioni. Non dobbiamo dimenticare che era ancora vivo il ricordo delle incredibili violenze ed efferatezze della sistematica persecuzione di Diocleziano, terminata solo nel 311, che fu particolarmente dura e spietata proprio in Egitto per mano del “cesare” Galerio. Solo la vittoria di Teodosio contro Arbogaste al fiume Frigido, del 394, scongiurò il ritorno al paganesimo, ma la contrapposizione tra cristiani e pagani durò ancora per molto tempo. In Egitto era ancora presente la vecchia cultura pagana, molti letterati, famiglie di notabili ed anche piccole città resteranno fedeli al paganesimo. E’ in questo quadro estremamente convulso e ricco di tensioni che dobbiamo inquadrare la vicenda dell’omicidio di Ipazia. 
Sempre dal resoconto di Socrate Scolastico sappiamo che ad Alessandria si viveva un clima di estrema tensione con uccisioni e violenze di ogni tipo. Oltre alle violenze tra pagani e cristiani, nel 414 avvenne anche un massacro di cristiani ad opera di ebrei, al quale il vescovo Cirillo reagì cacciando gli ebrei da Alessandria e trasformando in chiese le sinagoghe (Socrate S., H.E.VII, 13).In un ambiente simile è logico che possano formarsi delle frange estremiste ed ad uccidere Ipazia furono proprio dei cristiani fanatici detti “parabolani”, che avevano mutuato il nome dai gladiatori che affrontavano i leoni e disprezzavano la vita. Erano dei gruppi fuori da ogni controllo, non riconosciuti dalla Chiesa, che riproponevano le stesse azioni dei Circoncellioni, fanatici legati all’eresia donatista del 340. A loro si erano aggiunti anche dei monaci fuori controllo. Il motivo scatenante fu l’odio di questi contro Oreste, sospettato di paganesimo e rappresentante del potere Costantinopolitano, che proteggeva Ipazia.

La Chiesa cristiana ed i cristiani non odiavano affatto Ipazia e non erano per niente contrariati dalla sua scienza. La filosofa è stata lodata dallo storico cristiano Socrate Scolastico, ed era stimatissima da Sinesio di Cirene, poi divenuto vescovo di Tolemaide. Quest’ultimo le scriveva: “Tu, madre, sorella e maestra, mia benefattrice in tutto e per tutto, essere e nome quant’altri mai onorato” (Epistolario, 16) e la chiamava “la donna che a buon diritto presiede ai misteri della filosofia” (Ep. 137). 

L’orribile morte della povera Ipazia può solo dimostrare come una fede fanatica arrivi a negare se stessa, stravolgendo i suoi simboli più profondi (Socrate scolastico ci parla, infatti, proprio di un omicidio perpetrato in una Chiesa durante la Quaresima). Ciò che non può essere assolutamente accettato è la miserabile operazione di strumentalizzazione operata dalla propaganda laicista che si fa beffe della verità storica. Viene brandito un simbolo che non ha niente di laico (Ipazia era pagana) e che non dimostra assolutamente che la Chiesa cristiana abbia avuto un’anima  fondamentalista. Le prime critiche a questa violenza ci pervengono proprio dal mondo cristiano, che si è dissociato subito dal gesto. Il tentativo di “cancellarla col fuoco” non è riuscito proprio per le testimonianze scritte, che sono appunto di parte cristiana come di parte pagana.  

Il carattere della propaganda laicista è sempre lo stesso: far presa sulla gente comune propinando le solite sciocchezze antistoriche. Specie se, con libracci e filmetti, si riesce a fare dei soldini. 
___________________________________________________________________________
Fonti e Bibliografia:
Socrate Scolastico, “Historia Ecclesiastica”.
Giovanni di Nikiu, “Cronaca”.
Damascio, “Vita di Isidoro”.
Sinesio, “Opere”.
Guido Bigoni, “Ipazia Alessandrina”, Venezia, Antonelli 1887.
Paul Veyne, “Quando l’Europa è diventata Cristiana”, Collezione Storica Garzanti.Solo gli utenti registrati possono scrivere commenti.
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Ultimo aggiornamento ( sabato 24 aprile 2010 )   http://www.ilmondochevogliamo.net/notizie/attualita/ipazia-di-alessandria-verita-e-menzogne.html  

13 commenti »

  1. domenica 25 aprile 2010
    Ipazia, i parabolani e gli scheletri nell’armadio

    di Rino Camilleri
    tratto da Il Giornale 25 aprile 2010

    Ricordate il film Le crociate di Ridley Scott? L’autore dichiarò di aver voluto fare un’opera contro tutti i fondamentalismi ma, guarda caso, nella trama solo i cristiani erano cattivi e infidi, mentre i musulmani erano buoni e generosi. Ora è il turno di Alejandro Amenábar, che – testuale – col suo film Agorà ha voluto denunciare, anche lui, i fondamentalismi. Ma, vedi un po’, anche qui i cattivi sono i cristiani. Naturalmente è vero che anche il cristianesimo ha avuto i suoi supporters a mano armata, ma Scott ha dovuto cercarli nel XII secolo e Amenábar nel V. Sì, perché a far problema oggi non è certo il cristianesimo, bensì altre religioni i cui fanatici la mano armata ce l’hanno ancora, e certi registi olandesi ne sanno qualcosa. Così, è più comodo «denunciare» chi non si difende, per cose avvenute mille e rotti anni fa, e pazienza se oggi non è certo la «scienza» ad essere perseguitata bensì il cristianesimo.
    Ipazia, scienziata bella e giovine, trucidata dai cristiani su ordine del vescovo Cirillo ad Alessandria nell’anno 415: questo il mito politicamente corretto. Intanto avvertiamo che prima di Voltaire (1736) Ipazia non se la filava nessuno; sono i philosophes a trarla dall’armadio dei secoli per metterla in quello degli «scheletri» della Chiesa. Nel secolo dei romantici Ipazia diventa la rappresentante del mondo pagano (visto come dorato e tollerante, dove si viveva in armonia con la natura e i suoi dèi) uccisa dal fanatismo monoteista. Nel Novecento eccola proto-femminista contro la «misoginia» cattolica. La verità? Innanzitutto, della sua beltà niente sappiamo: aveva sui sessant’anni quando morì. Scienziata? Suo padre, Teone, si dava da fare coi misteri ermetici e orfici. Lei era neoplatonica e la sua «scuola» era in realtà un cenacolo ristretto in cui si insegnavano «misteri» da non divulgare ai «profani» (infatti, non rimane alcuna sua opera, quel poco che si sa lo si deve ai discepoli). Come neoplatonica era molto vicina al cristianesimo di cui apprezzava le virtù stoiche, tant’è che Sinesio di Cirene, suo alunno e ammiratore, finì vescovo. Come quel Cirillo (santo e Padre della Chiesa) che, secondo alcuni, avrebbe ordinato il linciaggio di Ipazia per odio al paganesimo, alle donne e alla scienza. Macché. Cirillo non temeva affatto i pagani, ormai innocua minoranza, bensì gli eretici (cristiani), che non cessava di contrastare. Suo antagonista politico era il governatore (cristiano) Oreste, il quale, da buon funzionario bizantino e, dunque, cesaropapista, riteneva che la Chiesa dovesse essere sottomessa alla Stato. Il contrasto (ripetiamo: politico) tra i due aveva creato in città partiti contrapposti, fazioni politiche che nell’età bizantina erano la regola.
    Ebbene, in Alessandria tutti sapevano che eminenza grigia di Oreste era la vecchia Ipazia. Nel partito favorevole a Cirillo c’era un gruppo che il santo a stento riusciva a tenere a bada, i famigerati «parabolani», così chiamati dal nome dei gladiatori contra leones aboliti molto tempo prima da Teodosio. Si aggiunga che nella testa del popolino – e nelle dicerie – gli insegnamenti misterici di Ipazia, di cui nulla trapelava, erano diventati chissà quali pratiche di magia nera. Finì che la lettiga con cui gli schiavi portavano Ipazia a spasso venne assalita e lei linciata. Cirillo e Oreste, che non pensavano che le cose sarebbero trascese a tal punto, rimasero così impressionati da affrettarsi a far pace. Oreste, cui l’ordine pubblico era sfuggito di mano, lasciò la città. Rimase san Cirillo con la patata bollente in mano. Morale: se qualcuno si scandalizza del fanatismo di certi cristiani d’antan ricordi che anche Robespierre, Hitler e Stalin erano battezzati cristiani. Hitler era addirittura cattolico.

    Etichette: eresie

    In questi giorni andando al cinema, potrà capitarvi di imbattervi in un film chiamato AGORA’, un film del 2009 del regista spagnolo Alejandro Amenabar , già famoso per The others e Mare dentro. Che c’è di strano? Il film sta facendo discutere perchè narra la storia dell’orrenda morte della scienziata Ipazia per mano indovinate di chi…dei perfidi cristiani!
    Una storia vera? Ni, nel senso che Ipazia davvero morì, ma gli uccisori nonostante quel che si legga in forum e siti avevano ben poco di cristiani e già nel tempo in cui vivevano erano in odore di eresia.
    Uno scheletro da rispolverare dall’armadio in tempi di furiosi attacchi contro la Chiesa, anche perché come si legge nei siti a farne le spese sono presunti Vescovi mandatari, mai esistiti.
    Che caso! Un film anticristiano in questo periodo…
    Intanto come si poteva immaginare, Ipazia, già paladina del pensiero ateo-anticristiano-scientista e oscurantista dell’Illuminismo è stata “beatificata” dai neo-Illuministi UAARIANI. Già perchè i gruppi dell’UAAR non hanno perso tempo ed euforici organizzano convegni, dibattiti e cineforum…Un boccone troppo prelibato. Ma di fondo, c’è la solita ignoranza e mistificazione delle fonti storiche. Dire che i parabolani (gli uccisori di Ipazia) fossero cristiani equivale a dire che Hitler e Stalin (entrambe battezzati) lo fossero…Si avete capito bene quell’Hitler che trucidò barbaramente sacerdoti, religiose e religiosi, che sostituì la recita del Padrenostro nelle scuole e tolse i crocifissi dalle aule…Oppure lo Stalin dei gulag in cui furono rinchiusi centinaia di religiosi, sacerdoti etc… Dire che questi personaggi siano stati cristiani, equivale a mistificare la realtà.
    Qualsiasi ateo dotato di buonsenso (escludo pertanto Odifreddi e compagnia briscola) saprebbe fare le debite differenze.
    Sapete quante sette pseudo cristiane ed eretiche c’erano agli albori del cristianesimo?
    Sapete quante di esse si proclamavano autenticamente cristiane senza esserlo?
    Studiate la storia…poi ne riparliamo.
    Per un approfondimento serio vi consiglio la lettura del seguente articolo.
    Buona lettura!

    di Rino Cammilleri,
    tratto da Il Timone, novembre 2009

    Sulla Rete è partita una raccolta di firme per far uscire in Italia il film del regista spagnolo Alejandro Amenabar Agorà, che la solita “subdola censura ecclesiastica” vorrebbe vietare agli italiani. Sì, perché il film parla di Ipazia, la affascinante filosofa pagana di Alessandria uccisa dai cristiani per ordine del vescovo s. Cirillo nel 415.
    Ma la “verità” della pellicola di Agorà non è la “verità storica”…
    I cercatori professionisti di scheletri nell’armadio cristiano ogni tanto tirano fuori l’episodio e, ovviamente, lo adattano al politicamente corretto corrente. Fino all’Illuminismo nessuno sapeva neanche chi fosse, questa Ipazia. Poi, il positivista John Toland nel 1720 e il solito Voltaire nel 1736 aprono le danze sulla progressista Ipazia vittima dell’oscurantismo clericale. Nel 1776 l’inglese Edward Gibbon consolida il mito nella sua celebre opera sulla caduta (per colpa del cristianesimo) dell’Impero romano. Nel secolo seguente tocca ai romantici: Ipazia è bellissima ed è l’ultima rappresentante dei mondo antico (dipinto come un’arcadia tutta ninfe, zefiri, pastorelle e satiri) trucidata dal fanatismo papista. Naturalmente, nel Novecento, Ipazia, vetero femminista, diventa la preda della misoginia cattolica. L’unica voce un po’ fuori coro è quella di Mario Luzi, che le dedica un dramma nel 1978. Adesso, il film (e il cinema, forma di arte totale, si imprime nelle menti con una forza che la parola scritta neanche si sogna la scienza contro la religione, la tolleranza contro il fideismo. E indovinate chi sono i buoni e chi i cattivi. Roba da Odifreddi. Dunque, rassegniamoci al solito minestrone politicamente corretto. E non contate su una cinematografia contraria perché non esiste: Martinelli e il suo Barbarossa sono stati presentati come “leghisti” su tutti i media, così che il pubblico è rimasto a casa.
    Coi nostri limitati mezzi, dunque, ecco la verità sul «caso, Ipazia». Innanzitutto bellissima lo sarà stata forse, da giovane, visto che nel 415 la filosofa aveva sui sessant’anni (in un’epoca in cui già a quaranta pochi avevano ancora denti in bocca). Il suo fu un omicidio politico e la religione non c’entrava affatto. Ipazia, figlia di un filosofo – Teone – molto addentro nell’ermetismo e nell’orfismo, era una neoplatonica che teneva scuola ad Alessandria. Una scuola tra le tante, in quella capitale della cultura antica. La parola “scuole” non deve trarre in inganno: si trattava di cenacoli per selezionati adepti. Di lei non è rimasta alcuna opera. Quel che si sa lo si deve ai suoi discepoli. Tra i quali c’erano parecchi cristiani. Uno di questi, Sinesio di Cirene, divenne addirittura vescovo. Secondo il metodo platonico (derivato a sua volta da quello pitagorico) i discepoli apprendevano «misteri» che non dovevano essere divulgati, perché non tutti erano in grado di comprendere. Ipazia non era affatto pagana nel senso di adoratrice di Giove, Giunone e Mercurio; anzi, come neoplatonica era più vicina al cristianesimo che al paganesimo. Infatti, lodava virtù come la verginità (non si sposò mai) e la modestia nel vestire. Ma, come i pitagorici e i platonici, sosteneva che i filosofi, essendo i più sapienti, dovevano occuparsi di politica, anche solo come consiglieri del principe. Infatti, ai suoi consigli ricorreva spesso il cristiano Oreste, prefetto di Alessandria. Oreste, da buon funzionario bizantino, aveva la classica visione cesaropapista dei rapporti con l’autorità religiosa, mentre il patriarca Cirillo cercava di salvaguardare l’indipendenza della Chiesa rispetto al potere politico. Nel 414 il contrasto tra i due divenne plateale; Cirillo cercò un compromesso ma Oreste rimase fermo sulle sue posizioni. Si formarono, al solito, due partiti (cosa normalissima nell’antichità; S. Ambrogio di Milano ne sapeva qualcosa). Tra i partigiani del patriarca, però, c’erano i cosiddetti parabolani, cristiani in odore di eresia per la loro ricerca fanatica del martirio: si consacravano con giuramento alla cura degli appestati, sperando in tal modo di morire per Cristo. Li chiamavano così in ricordo degli antichi gladiatori (aboliti da Teodosio) che affrontavano i leoni nel circo. Cirillo cercava di tenerli sotto il suo controllo ma la città era turbolenta: nel 361 un vescovo imposto da Costantinopoli, Giorgio di Cappadocia, era stato linciato; sette anni dopo la morte di Ipazia stessa sorte era toccata al nuovo prefetto; nel 457 venne ucciso a furor di popolo un altro vescovo di nomina imperiale, Proterio. Fu in questo ambiente e in questo clima che la colpa dell’intransigenza di Oreste venne attribuita a Ipazia e ai suoi consigli. Si sparse la voce che i «misteri» della sua scuola riguardavano pratiche magiche e negromantiche. La donna venne assalita da un gruppo di esagitati mentre gli schiavi la portavano a passeggio in lettiga, tirata giù e trucidata. Oreste e Cirillo, messi di fronte al fatto compiuto (e impressionati dalla piega che aveva preso la loro disputa), si riconciliarono. Il prefetto lasciò Alessandria, forse per fare rapporto alla capitale; comunque, forse sostituito, non tornò più. Un’altra cosa da chiarire: Cirillo non aveva niente contro il paganesimo, sia perché ormai minoritario e praticamente ininfluente, sia perché la sua preoccupazione principale era costituita, semmai, dalle eresie cristiane, che a quel tempo spuntavano al ritmo di quasi una al giorno. Solo anni dopo, con l’avvento di Giuliano l’Apostata, prese la penna per contrastare il tentativo – tutto politico – dell’imperatore di ripristinare l’antica religione civile romana. Il neoplatonismo, col suo desiderio di attingere il divino tramite la filosofia e la pratica delle virtù, continuò ad avere la città di Alessandria come suo centro fino all’invasione islamica. Tra l’altro, quest’ultima fu enormemente facilitata dall’astio accumulato dall’Africa romana contro Bisanzio, la sua gravosa tassazione (in parte giustificata dalle guerre quasi continue contro i persiani, i bulgari, gli avari e infine gli arabi) e la sua politica della mano pesante contro le eresie (che in quelle zone avevano sempre trovato terreno fertile).
    Naturalmente, ai cantori del politicamente corretto (il quale, come abbiamo visto, varia di epoca in epoca) tutto questo non interessa. Così, il mondo pagano viene immaginato (e rappresentato) come un’epoca d’oro di scienza e tolleranza, dove la gente viveva in armonia con la natura, un mondo che, ahimé, è stato distrutto dalle religioni monoteistiche, in particolare l’odiato cristianesimo. Quel mondo in realtà disperato in cui pochi campavano alle spalle di milioni di schiavi, sconvolto continuamente da guerre scatenate dalla personale ambizione di uno, quel mondo che accolse con sollievo la religione dell’amore del prossimo e della dignità umana, non è mai esistito per gli intellettuali, gli artisti, i registi e gli scrittori che, fiutato dove tira il vento, si allineano supini al Potere del momento. I milioni di martiri cristiani? Se la sono cercata e se la cercano. I cristiani sono cattivi perché hanno ucciso Ipazia, così come gli statunitensi fanno schifo perché hanno ammazzato Toro Seduto. In effetti, Hitler e Stalin erano battezzati, non si può negarlo. Anche Robespierre. È strano che non siano stati ancora messi tra gli scheletri nell’armadio della Chiesa cattolica. Eh, il Papa dovrebbe chiedere scusa…

    Etichette: eresie

    Pubblicato da exsurgatdeus a 19.45 0 commenti

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    Commento di mirabilissimo100 — Maggio 13, 2010 @ 10:45 PM

  2. Ricordate Rino Camilleri? Quello che diceva che in fondo l’Inquisizione non era malaccio? E’ lo stesso che ha scritto questo bell’articolo nel quale ignora completamente il sanguinario Cirillo, poi proclamato per meriti sul campo “dottore della Chiesa” (sic), e che in fondo Ipazia era pure una cozza. E’ questo sarebbe lo storico obiettivo? Inutile aggiungere altro…

    Commento di luke — luglio 26, 2010 @ 5:51 PM

  3. Il fatto:
    La celebre filosofa neoplatonica Ipazia, assai legata al prefetto di Alessandria Oreste, viene barbaramente uccisa da alcuni membri di una confraternita cristiana, i parabolani,

    L’accusa:
    mandante dell’assassinio, il vescovo di Alessandria Cirillo.

    1°indizio:
    Il fatto che Ipazia venga trascinata da una folla inferocita di monaci per il suo martirio addirittura all’interno di una chiesa in pieno centro di Alessandria fa ritenere che gli assassini potessero disporre tranquillamente e impunemente delle proprietà della chiesa come casa propria, é quindi più che evidente un coinvolgimento ai massimi livelli ecclesiastici.

    2°indizio:
    Ipazia non viene uccisa appena catturata, ma trascinata per strada e trucidata successivamente in un luogo pubblico e simbolico, una chiesa! Perché? E’ chiaro che gli assassini vogliano dare un segnale forte, inequivocabile a tutti, per loro non si tratta più di un semplice delitto, ma di un’esecuzione pubblica con forte valenza religiosa e politica: “ora comandiamo noi!”
    Chi può avere interesse ad uccidere un’importante, fiera ed ostinata avversaria della cristianità e del Vescovo Cirillo, in una chiesa consacrata, così platealmente, spettacolorizzando sino all’inverosimile barbaria di portare i poveri resti di Ipazia in giro per la città per poi bruciarli pubblicamente?
    Non certamente un gruppo di semplici religiosi.

    La prova:
    Ciò che leva ogni dubbio sul vero mandante, sul vero assasino di Ipazia, sono gli avvenimenti sucessivi, quando né Cirillo, rimasto solo a governare Alessandria, né altri prendono provvedimenti contro gli autori di questo orrendo delitto. Dopo l’uccisione di Ipazia viene si aperta un’inchiesta, ma a Costantinopoli regna di fatto Elia Pulcheria, sorella dell’Imperatore minorenne Teodosio II, che era molto vicina alle posizioni del vescovo Cirillo (e infatti come Cirillo fu dichiarata santa dalla Chiesa) e così, chissà perché… il caso viene archiviato poco dopo, secondo il filosofo Damascio a seguito dell’avvenuta corruzione di funzionari imperiali.

    L’arringa:
    Il Vescovo Cirillo é quindi il mandante, non vi é alcun ragionevole dubbio. Chi ha tratto vantaggio se non lui da questo barbaro omicidio? Cirillo forte di un appoggio imperiale sapeva di poter agire impunemente, solo lui era in grado di disporre un esecuzione così teatrale ad Alessandria senza venire poi processato, non certamente un gruppo di monaci che se avessero realmente agito da soli sarebbero subito stati puniti dato che centinaia se non migliaia di testimoni li avevano visti per strada perperpretare l’orrendo delitto.

    Conclusioni:
    Il Vescovo Cirillo é quindi il mandante di un assassinio e se possiamo a fatica perdonare alla Chiesa Cristiana di averlo, secoli fa, santificato (altri tempi!) ci riesce molto più difficile comprendere come nel 1882 Papa Leone XIII l’abbia proclamato dottore della Chiesa.
    Occorrerebbe una severa revisione della posizione da parte della Chiesa su questo personaggio che ha gettato un’enorme ed indelebile macchia sulla Chiesa Cristiana delle origini: l’assasinio della bella, intelligente e libera Ipazia

    Commento di P.Andreani — luglio 28, 2010 @ 12:23 PM

  4. Caro sig P. Andreani, mi dispiace, ma la sua analisi mi sembra decisamente

    Il primo indizio mi sembra alquanto inconsistente, l’azione dei “parabolani” è stata improvvisa (tendevano un agguato) e fulminea, una sorta di blitz. Niente che possa lasciar pensare ad un coinvolgimento di qualche autorità ecclesiastica. Sarebbe come dire che tutti i rapinatori di banche avessero i direttori come loro complici.

    Il secondo indizio è puramente una sua illazione. Dal racconto di Socrate Scolastico non traspare alcuna pubblica spettacolarizzazione dell’omicidio.

    La cosiddetta prova che sbandiera è solo ed unicamente una sua supposizione. Tra “prova” e “supposizione” c’è una bella differenza!!!!
    Quale vantaggio poteva trarre Cirillo da tale omicidio? Nulla! All’inizio del V°secolo il paganesimo era in piena regressione e non poteva in alcun modo insidiare la supremazia cel cristianesimo. Piuttosto le proccupazioni per Cirillo furono costituite dal diffondersi delle eresie cristiane, specialmente quella nestoriana, che lo vedrà impegnato non poco.

    La sua affermazione: “Il Vescovo Cirillo é quindi il mandante, non vi é alcun ragionevole dubbio” chiarisce bene il carattere ideologico, cieco ed oscurantista della propaganda laicista.

    Un saluto.

    Commento di Luis — ottobre 5, 2010 @ 1:17 PM

    • sono cattolica praticante ; ho visto da poco il film agora; ho controllato le fonti: il comento di Luke è corretto ed è una pungente risposta a chi si appiglia da agni parte per attuare un revisionismo storico di gran basso livello (azzeccata la sottolineatura : non facciamoci commuovere Ipazia era brutta e non bella come appare nel film). la chiesa che desidero io è una chiesa che affronta la verità con coraggio e ammette i suoi sbagli.

      Commento di rosa isabella furnari — gennaio 4, 2013 @ 10:55 am

      • Sono d’accordo con lei, la Chiesa deve essere onesta e riconoscere i propri sbagli in modo da non rifarli più. Ma occorre anche essere onesti nei confronti della storia. Non si tratta di revisionismo, ma di leale scoperta della realtà delle cose e le fonti storiche contemporanee non attribuiscono a Cirillo la paternità dell’omicidio di Ipazia.

        Commento di Luis — marzo 11, 2013 @ 2:53 PM

      • Socrate Scolastico era cristiano , no? mi pare abbastanza chiaro nell’indicare Cirillo come coinvolto, anche se non mandante, nell’omicidio, nonche del suo successivo tentativo di insabbiamento. Ci potevano essere sospetti se il cronista non fosse stato cristiano,ma recita:<< accadde che il vescovo, vedendo la gran quantità di persone che frequentava la casa di Ipazia, «si rose a tal punto nell'anima che tramò la sua uccisione, in modo che avvenisse il più presto possibile, un'uccisione che fu tra tutte la più empia»;e non è per niente tenero su tutto l'operato di Cirillo sia su Ipazia che su altri temi. Sembra Signor Luis che sia Lei lunico a non vedere la verità di quanto viene scritto. la verità che spesso ci sta davanti e pochi la vedono. Io non ero cattolica praticante, lo sono diventata attraverso un travaglio spirituale e sofferenze e forse per questo riesco ad essere più obiettiva di chi è stato casa e canonica da sempre. Le posso dire che questa rigidita di posizioni (difendiamo il nostro "gruppo" o "partito" fino in fondo) fa molto male alla chiesa. In tutta questa storia ho imparato ad apprezzare molto il cronista Socrate Scolastico, una persona sinceramente alla ricerca della verità. Personalmente scoprire che Cirillo fosse meno santo di quanto appare non intacca minimamente la mia fede in Gesù e Maria …o forse è questo il coltello nella piaga, c'è chi puo venire scosso da certe notizie, da questo punto di vista, per mia fortuna, la mia fede è incrollabile. Rosa

        Commento di rosa — marzo 11, 2013 @ 8:55 PM

      • Gentile signora Rosa, guardi che anch’io sono un cattolico praticante e le devo dire che anche a me il fatto che San Cirillo possa essere stato meno santo non scalfisce minimamente la mia fede. Il problema è che lei confonde Socrate Scolastico con Damascio. Sono di quest’ultimo le parole che lei ha citato e le ricordo che Damascio non era cristiano e nemmeno contemporaneo di Ipazia.

        Commento di Luis — settembre 25, 2014 @ 11:25 am

  5. mah, come ogni religione pure il cristianesimo non è stato e non è immune da fanatismo religioso è evidente, appurato che in molteplici situazioni il fattore religioso è diventato politico e in maniera preponderante, esempi nella storia di delitti e oppressioni e risvolti socio politici ce ne sono a bizzeffe, personalmente con tutto il rispetto che posso avere per la mia religione e le altre religioni trovo bizzarro che un vescovo e patriarca che è stato documentato non si è espresso per nulla nella fede cristiana sia ancora considerato santo e dottore della chiesa, oppure posso pensare che erano le prime prove di potere temporale da parte della chiesa, comunque la riflessione è d’obbligo e sarebbe bene la chiesa cristiana riconoscesse gli errori enon solo quelli perpetrati sui popoli nei secoli. Un saluto

    Commento di roby — gennaio 4, 2013 @ 10:31 am

    • concordo con Lei

      Commento di rosa isabella furnari — febbraio 21, 2013 @ 1:45 PM

  6. ..manipolatori della storia..come non menzionarvi gli editti di teodosio dai quali nascono tutte le future violenze e barbarie del cattolicesimo..questo non e per voi dotti manipolatori..voi che vi giustificate gli uni con gli altri..farisei..ma per coloro che hanno ancora mente e cuori puliti..amen

    Commento di Matteo Pisanti — febbraio 24, 2013 @ 12:04 PM

  7. Che Cirillo fosse o meno l’esplicito mandante dell’omicidio è irrilevante. E’ la sua vita intera, sono le sue scelte politiche e i suoi metodi a condannarlo, agli occhi dei nostri contemporanei. Scelte e metodi che vanno ben oltre l’episodio della morte di Ipazia. Non c’è da stupirsi che nella Chiesa ci fossero fanatici e non si deve identificare la Chiesa di oggi con quella di allora, né con quella di Leone XIII.
    Anche il cinema, come la Chiesa, cresce e aiuta nella ricerca della verità offrendo a noi, anche quando riteniamo che sbagli, la possibilità di approfondire l’argomento. Ricordiamo che grazie ad Hollywood gran parte degli americani (e non solo) pensa che Nerone abbia incendiato Roma e che poi abbia dato la colpa ai cristiani avviandone la persecuzione (l’incendio nacque per caso e fu poi “aiutato” da qualche cristiano, ci furono regolari processi con condanne e assoluzioni).
    Trovo questo confronto assai interessante.
    A mio avviso, comunque, dobbiamo essere più distaccati emotivamente, non è la Chiesa sotto giudizio, non quella di oggi. Inoltre, lasciamo perdere l’obiettività. Siamo tutti “soggetti” ed esprimiamo opinioni sulla base di dati scarsi e delle poche connessioni che questi dati ci permettono.

    Commento di Enzo — luglio 11, 2013 @ 4:41 PM

  8. Che sia statp Cirillo o meno, la chiesa si è macchiata per tutta la sua storia di orribili atti che tuttora si verificano. L’assurdità è che tali atti si discostano totalmente dalla parola di Dio e che quando si parla di martiri tutti parlano solo di quelli cristiani dimenticandosi di tutti gli innocenti morti solo per aver pensieri diversi! In questo il cristianesimo non è stato per nulla dissimile dal “paganesimo”.

    Commento di Giuseppe — gennaio 2, 2014 @ 7:21 PM


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