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gennaio 25, 2020

ISRAELE: SAREBBERO STATI ASSASSINATI TRE GIOVANI PALESTINESI EVASI CRUDELMENTE SENZA PROCESSO

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L’ANTIDIPLOMTICO.IT
 
22 01 2020
 
DI PATRIZIA CECCONI
 
Erano tre amici, avevano tra i 17 e i 18 anni. Hanno tagliato la rete della gabbia in cui Israele li teneva illegalmente rinchiusi. Hanno camminato per circa 400 metri nel territorio dello Stato assediante. Territorio che, peraltro, non risponde neanche alla partizione proposta dall’Onu nella Risoluzione 181, ma fatto proprio con la forza delle armi nel 1949. E questo è bene comunque precisarlo.
 
 
Venivano dal campo profughi di Maghazi al centro-sud della Striscia di Gaza questi tre nuovi giovani martiri. Chissà quanta adrenalina girava nelle loro vene dopo essere riusciti a beffare il potente esercito israeliano e rompere la rete per provare a tornare nella casa dei loro nonni.
 
 
Nella Grande Marcia del Ritorno i manifestanti più volte mi hanno ripetuto che non andavano al border per morire, ma che la morte era messa in conto per conquistare la libertà. Dicevano anche “non vogliamo più essere mortificati come animali tenuti in gabbia, vogliamo essere forti sopra la terra o martiri sotto la terra”. L’ho sentito dire tante volte nei venerdì in cui riuscivo ad andare al border per testimoniare quel che vedevo: migliaia di uomini donne e bambini disarmati che chiedevano il rispetto di una risoluzione ONU calpestata da Israele da 71 anni, la n. 194, cioè il diritto al ritorno nelle loro case.
 
Mohamed, Salem e Mahmoud si saranno sentiti “forti sulla terra” dopo aver varcato la rete, ma dopo circa 400 metri i soldati li hanno fermati. Li hanno umiliati per l’ultima volta facendoli spogliare nudi e poi li hanno assassinati sparandogli. Un altro crimine di guerra che non sconvolge i soldati con la stella di David, tanto sanno che non pagheranno.
 
 
Così come noi sappiamo già cosa diranno i media usualmente valletti di Israele e fedeli ripetitori delle sue veline. Sappiamo anche che la versione palestinese sarà diversa. Ma a questo macabro “gioco delle verità” non vogliamo più dedicare tempo perché sappiamo che una verità c’è ed è indiscutibile, al di là delle opinioni, e questa si chiama assedio. Ovviamente illegittimo e illegale.
 
 
Finché la comunità internazionale seguiterà a consentire a Israele di assediare la Striscia di Gaza ci saranno ragazzi disposti a morire pur di assaggiare la libertà e dall’altra parte non ci sarà pace per Israele i cui soldati potranno pure divertirsi a uccidere ragazzini inermi o con armi ridicole rispetto alle loro, ma i palestinesi non si fermeranno. In Palestina ho imparato un adagio che fa più o meno così: i palestinesi morti sono più dei palestinesi vivi, ma i palestinesi che seguiteranno a venire al mondo sono molti di più dei primi e dei secondi insieme.
 
 
Questo significa che Israele ha solo due vie davanti a sé per il futuro vicino e lontano: o li uccide tutti, superando nella realizzazione del genocidio i criminali del recente passato, o viene costretto al rispetto della legalità internazionale. Altrimenti seguiterà questo stillicidio di crimini che darà enorme e continuo dolore alle famiglie palestinesi, ma che non darà pace neanche allo Stato ebraico e che, incidentalmente, farà male a tutti coloro che si affidano alla supremazia del Diritto in quanto seguiterà a corrodere la legalità internazionale mostrandone l’inutilità.
 
 
Altri ragazzi forse già si stanno preparando per fare un passo in più di quelli fatti da Mohamed Abu Mandeel, Salem Zwaid Naami e Mahmoud Said e dopo di loro altri e ancora altri. I governanti israeliani avranno magari buon gioco nel loro creare strumentalmente terrore agitando spettri di insicurezza grazie proprio a questi ragazzi capaci di rompere per poche ore le maglie dell’assedio, ma il popolo israeliano sarà sempre più malato. Malato di paura, di insicurezza e d’odio. E un popolo malato non assicura un buon futuro allo Stato nel quale si riconosce.
 
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DAL JERUSALEM POST
 
22 01 2020
 
ANNA AHRONHEIM
 
Secondo il rapporto, diffuso dal Jerusalem Post, i tre palestinesi avevano oltrepassato la recinzione nella zona sud della Striscia ed erano entrati in una radura vicino al confine. Fonti palestinesi riferiscono che i tre giovani avevano ricevuto istruzioni dalla Jihad islamica, pur non essendone formalmente membri.
 

I militari affermano che le indagini stanno ancora esaminando se gli adolescenti facessero parte di un gruppo terroristico o abbiano agito di propria iniziativa

 
 
Il tentativo di infiltrazione di tre giovani palestinesi che si sono allontanati a due chilometri dal Kibbutz Kissufim non è stato un atto spontaneo, ma uno il cui intento era di attuare un attacco terroristico contro soldati IDF o civili israeliani.
I tre palestinesi, identificati come Muhammad Hani Abu Mandil, di 17 e 18 anni, Salem Ana’ami e Mahmoud Said, sono stati avvistati dalla ricognizione dell’IDF intorno alle 20:30 mentre erano ancora nel territorio di Gaza . Armati di ordigni esplosivi improvvisati, un coltello e un cacciavite, furono in grado di attraversare circa 400 m. nel sud di Israele in una zona boscosa.
Il portavoce dell’IDF Hidai Zilberman ha detto ai giornalisti di aver attraversato circa 2 chilometri dal Kibbutz Kissufim in un’area conosciuta dai militari a causa di diverse infiltrazioni avvenute nello stesso punto in passato.
“C’è chi attraversa, poi si ferma; quelli che attraversano, poi corrono; e quelli che attraversano, poi continuano come se avessero una missione. Hanno fatto le ultime due cose “, ha detto Zilberman, aggiungendo che una volta che i tre giovani hanno capito di essere stati individuati, hanno lanciato due dispositivi esplosivi verso le forze dell’IDF, portando le truppe ad aprire il fuoco verso di loro, uccidendo tutti e tre.
Anche se non è ancora chiaro se facessero parte di un gruppo terroristico o agissero di propria iniziativa, “sappiamo che non era spontaneo”
, ha detto Zilberman, aggiungendo che il tempo da quando i tre sono stati individuati fino alla fine dell’incidente era molto corto.
Capo di stato maggiore IDF Lt.-Gen. Aviv Kochavi ha visitato il Sud mercoledì, ha detto Zilberman, dove ha incontrato le truppe e le ha elogiate per la loro rapida risposta.
Mentre i militari non si aspettano alcun attacco missilistico dalla Striscia gestita da Hamas in risposta alla morte dei tre palestinesi, l’IDF è pronto per qualsiasi scenario, ha sottolineato Zilberman.
All’inizio della giornata, i genitori del soldato IDF Lt. Hadar Goldin hanno invitato i militari a trattenere i corpi dei tre palestinesi uccisi durante il tentativo di infiltrazione della scorsa notte, fino a quando il corpo del figlio non è stato rilasciato da Hamas.
“Nonostante la decisione del governo, e nonostante le promesse del [Primo Ministro Benjamin] Netanyahu, del [Ministro della Difesa Naftali] Bennett e altri, Israele ha rilasciato i corpi dei terroristi in alcune situazioni”, ha scritto la famiglia in una lettera al consigliere militare di Netanyahu Brig .-Gen. Avi Blot e il segretario militare di Bennett Brig.-Gen. Ofer Winter.
“Vogliamo ricordare loro che Hamas tiene ancora Hadar e Oron, insieme ai civili Avera Mengistu e Hisham al-Sayed”, hanno scritto.
L’appello della famiglia all’esercito è venuto dopo i timori che a causa della giovane età dei palestinesi, i loro corpi sarebbero stati restituiti a Gaza per la sepoltura.
Mentre sono stati compiuti progressi significativi verso il raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco a lungo termine tra Israele e Hamas, una recente valutazione dell’intelligence dell’IDF ha affermato che Hamas non vuole includere il ritorno dei resti dei soldati dell’IDF, Goldin e St. Sgt. Oron Shaul e i due civili israeliani dispersi come parte dell’accordo, mentre Israele vuole che vengano inclusi.
Martedì, Tzur Goldin, il fratello gemello di Hadar Goldin, ha detto a una folla a un panel dell’Università Ebraica di Gerusalemme che lo stato ha abbandonato i soldati mentre faceva accordi per consentire l’esportazione di fragole dall’enclave costiera bloccata.
“C’è un gasdotto che è andato sotto il radar la scorsa settimana ed è stato organizzato per entrare nella Striscia. Hadar o [Avera] Mengistu o altri soldati IDF lasciati indietro valgono meno di un gasdotto o di un accordo per le fragole? I soldi del Qatar che pagano gli stipendi dei funzionari di Hamas a Gaza valgono più di Hadar e Oron? ”Chiese Goldin al panel, al quale parteciparono anche Aviram Shaul, fratello di Oron Shaul.
“Liberare i terroristi non è l’unico modo per liberare prigionieri e persone scomparse. Tra due mesi, il presidente degli Stati Uniti Trump presenterà il suo “affare del secolo”. I soldati in cattività e le persone scomparse saranno inclusi nell’accordo? Siamo in una campagna elettorale e, a mio avviso, tutte le parti dovrebbero rendere la questione del ritorno dei ragazzi una priorità assoluta nelle loro campagne e presentare un’alternativa pronta “, ha detto.