Mirabilissimo100’s Weblog

novembre 10, 2020

GESU’ AI CRISTIANI PROFETIZZA SOFFERENZE PERSECUZIONE E MARTIRIO

Filed under: Senza Categoria — Tag:, , , , — mirabilissimo100 @ 6:11 PM

GESU’ ISTRUISCE I 12 APOSTOLI

***********************************************************************

MATTEO 5:10-11;

10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.MATTEO 10: 16-23;16 Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19 E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: 20 non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21 Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. 23 Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.


MATTEO 16:  24-27;
24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27 Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

MATTEO   24: 5-10; 

5 molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. 6 Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. 7 Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; 8 ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. 9 Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10 Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. 
****************************************************************

MARCO 8: 34-38;

8,34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 36 Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 37 E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? 38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

MARCO   13:  6-13;

6 Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”; e ne inganneranno molti. 7 Quando udrete guerre e rumori di guerre, non vi turbate; è necessario che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. 8 Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi; vi saranno carestie. Queste cose saranno un principio di dolori. 9 Badate a voi stessi! Vi consegneranno ai tribunali, sarete battuti nelle sinagoghe, sarete fatti comparire davanti a governatori e re, per causa mia, affinché ciò serva loro di testimonianza. 10 E prima bisogna che il vangelo sia predicato fra tutte le genti. 11 Quando vi condurranno per mettervi nelle loro mani, non preoccupatevi in anticipo di ciò che direte, ma dite quello che vi sarà dato in quell’ora; perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo. 12 Il fratello darà il fratello alla morte, il padre darà il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 13 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvato.

**************************************************************

LUCA 6: 22-23;

22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
LUCA 9: 23-26;
23 Diceva poi a tutti: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. 24 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la salverà. 25 Infatti, che serve all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde o rovina se stesso? 26 Perché se uno ha vergogna di me e delle mie parole, il Figlio dell’uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli.LUCA 12: 16-23;16 «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17 Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. 19 Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. 20 Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21 Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 23 Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; perché io vi dico in verità che non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che il Figlio dell’uomo sia venuto.

LUCA 21:10-19;

10 Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13 Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19 Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

************************************************************************

GIOVANNI 12: 23-25;

23 Gesù rispose: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. 24 In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.

GIOVANNI  15:18-27;

18 Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20 Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. 22 Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. 23 Chi odia me, odia anche il Padre mio. 24 Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. 25 Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.
26 Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27 e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

BIBBIA CEI

 A CURA DEL CENTRO CRISTIANI PERSEGUITATI NEL MONDO

https://sites.google.com/site/cristianiperseguitatinelmondo/home/gesu-ai-cristiani-profetizza-sofferenze-persecuzione-e-martirio

ottobre 28, 2020

I FRATELLI DI GESU’ ERANO SUOI CUGINI E NON ERANO SUOI APOSTOLI

Filed under: Senza Categoria — Tag:, , — mirabilissimo100 @ 11:45 am

1) I COSI’ DETTI FRATELLI DI GESU’ IN REALTA’ SONO SUOI CUGINI

Testimonianza di Egesippo

Egesippo (110 c.ca – 180 c.ca),  fu uno scrittore cristiano del II secolo che scrisse contro le eresie.

 È venerato come santo dalla Chiesa cattolica: il martirologio romano ne riporta la commemorazione il 7 aprile.

Viene considerato il primo autore post-apostolico, probabilmente originario della Palestina e conoscitore del greco,

dell’ebraico e del siriaco. Visse a Roma durante il papato di Aniceto fino a quello di Eleuterio e sembra abbia scritto la “Storia degli Atti Ecclesiastici”.

Le sue opere sono andate perdute, a parte alcuni passaggi citati da Eusebio, che ci dice che scrisse Hypomnemata (Memorie) in cinque libri,

 in uno stile semplicissimo sulla tradizione della predicazione Apostolica. Egesippo era anche conosciuto da Girolamo di Dalmazia.

 I suoi scritti intendevano confutare lo gnosticismo e l’eresia di Marcione. Si riferì principalmente alla tradizione,

 come parte integrante degli insegnamenti che erano stati tramandati dalla successione dei vescovi,

dando così molte informazioni sui primi vescovi che altrimenti sarebbero andate perse.

Eusebio dice che Egesippo era un ebreo convertito, poiché citava dall’ebraico, conosceva il Vangelo degli Ebrei e un Vangelo siriaco,

 e citò anche delle tradizioni giudaiche non scritte. Sembra che sia stato a Corinto e a Roma,

 raccogliendo di volta in volta le dottrine delle varie chiese che visitava, e accertandosi che fossero in conformità con Roma,

cosi come riporta quest’estratto: “E la Chiesa di Corinto rimase nella vera Parola finché Primus fu vescovo dei Corinti,

questi li conobbi durante il mio viaggio verso Roma, e rimasi con i Corinti per molti giorni, durante i quali fummo rinfrescati con la vera Parola.

 Quando arrivai a Roma, ho scritto la successione dei vescovi fino ad Aniceto, e a Sotero Eleutero.

 E in ogni successione e in ogni città tutto funziona secondo le ordinanze della Legge, e i Profeti, e il Signore”.

Egesippo racconta tante cose sui famigliari di Gesù, e svela il mistero dei così detti fratelli di Gesù.

——————————————————————————————————————–

Dal Vangelo secondo San Matteo 13: 54-58;

Visita a Nazaret

(53Terminate queste parabole, Gesù partì di là [54]e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva:

 «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? [55]Non è egli forse il figlio del carpentiere?

Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?

 56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?».

 57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».

 58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. )

——————————————————————————————————————–

Questi che sono chiamati fratelli di Gesù; Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, non sono figli di Giuseppe e Maria,

 genitori di Gesù, né figli di Giuseppe con un precedente matrimonio.

Secondo Egesippo, sarebbero figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, e di Maria di Cleofa una sorella, o cugina,o cognata di Maria, madre di Gesù.Egesippo afferma, dopo aver parlato di Giacomo “fratello” di Gesù, che Simone era “ancora figlio di Clopa, zio del Signore” e “secondo cugino del Signore”,intendendo implicitamente Giacomo come “figlio di Clopa” e “cugino del Signore” (cit. in Eusebio, SE 4,22,4).

 quindi è storico che un fratello di Gesù, Simone sia figlio di Cleopa, ora Giacomo il Giusto, si dice sia fratello a questo Simone di Cleopa, quindi i così detti fratelli di Gesù;

Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda sono figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù, quindi i così detti fratelli, sono in realtà cugini di Gesù e non fratelli.

Epistola di Giuda 1: 1, qui Giuda afferma anche di essere fratello di Giacomo.

Non ha nessun fondamento evangelico o storico che i così detti fratelli di Gesù siano suoi veri fratelli o fratellastri.

Maria madre di Gesù, non ha atri figli tranne Gesù, infatti Gesù prima di morire l’affida al suo apostolo prediletto Giovanni; Vangelo di San Giovanni 19:27;

questo non sarebbe accaduto se Maria avesse altri figli. Per quanto riguarda Giuseppe non è possibile, che quando sposò Maria fosse vedovo, con figli,

 né avesse un altra sposa oltre Maria, poiché Maria la madre di Gesù, doveva essere affidata ad un uomo pio e casto, degno di lei, e di Gesù, il Figlio di Dio.

Poi nei Vangeli, durante l’infanzia di Gesù, si capisce che la sua famiglia comprende solo Maria e Giuseppe, non compaiono fratellastri di Gesù,

questo accade nel tardivo e leggendario Protovangelo di Giacomo, che da studi specialistici, risulta falso, almeno riguardo storia e geografia della Palestina.

Storicamente, la testimonianza di Egesippo è la più credibile.

Quindi Maria, madre di Giacomo e Giuseppe; (V.Matteo 27:56; V.Marco15:40; V.Luca 24:10),non sarebbe Maria madre di Gesù, ma la sua perente,

Maria moglie di Cleofa; V.Giovanni 19:25.

San Gerolamo, visse in Palestina, conosceva tutto su Gesù, è stabilì che i così detti fratelli di Gesù, erano figli di Cleofa fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù.

Il più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i ‘fratelli’ erano fratelli carnali , scrive nel suo De Viri illustribus:
« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un’altra moglie,

ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »

——————————————————————————————————————–

I FRATELLI DI GESU’ SONO I FIGLI DI CLEOFA

Simone è figlio di Cleofa, fratello di Giuseppe,secondo Esegippo Giacomo è fratello di Gesù in Galati 1:10; Egesippo dice che è figlio di Cleofa fratello di Giuseppe.Giuda è fratello di Giacono in Giuda 1:1.

——————————————————————————————————————-

Maria di Cleofa di Giovanni 19:25; è sicuro la sposa di Cleofa, fratello di Giuseppe, quindi è madre di Simone e Giacomo.

——————————————————————————————————————–

Maria di Cleofa, è la Maria detta madre di Giacomo e Giuseppe, che è presente alla crocifissione, in Matteo 27:56; in Marco 15: 40;in Luca 24, 10, infatti mentre in Giovanni presso la croce c’è Maria di Cleofa, citata come sorella ( cognata) della Madre di Gesù,Matteo, Marco e Luca, hanno Maria di Giacomo e Giuseppe.Quindi Maria di Cleofa, è madre di Simone, Giacomo e Giuseppe, e siccome Giuda è fratello di Giacomo, Giuda è pure suo figlio.Quindi i fratellidi Gesù, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda,citati in Matteo 13:  55, in Marco 6: 3, sono figli di Cleofa fratello di Giuseppe, e sua moglie viene chiamata Maria di Cleofa e cognata della madre di Gesù in Giovanni, e Maria di Giacomo e Giuseppe in Matteo e Marco.

——————————————————————————————————————–
ALFEO NON E’ PARENTE DI GESU’

La tesi che identifica Alfeo con Cleofa, non ha alcun fondamento nelle scritture.
Questa tesi è stata inventata, per sostenere che gli Apostoli Giacomo di Alfeo 
e Giuda Taddeo erano fratelli-cugini di Gesù.
Ma questa tesi è ridicola, infatti l’Apostolo Matteo si chiamava Levi figlio di Alfeo;
V. Marco 2:14. Quindi Matteo il publicano sarebbe fratello-cugino di Gesù.

Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d’Alfeo; (V.Matteo10:3 ; V.Marco 3: 18; V.Luca 6: 15 )fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.Vediamo che nella storia ecclesiastica di Eusebio viene specificato che Taddeo è uno dei 72 discepoli, mentre in certi apocrifi come gli Atti di Tommaso in greco, Taddeo viene scambiato per un Giuda Tommasofratello del Signore.Comunque i Padri della chiesa credevano che Taddeo fosse l’apostolo Giuda figlio di Giacomo, infatti questo è chiaro dai Vangeli Sinottici. Giuda fratello del Signore si presenta nella sua lettera come fratello di Giacomo e non come suo figlio.Molti in passato hanno attribuito a Simone lo Zelota parecchie identità, che era Natanaele, Giuda-Taddeo.Ma ecco una prova che Simone lo Zelota non è parente del Signore; vediamo che il parente del Signore, Simone figlio di Cleopa, è morto crocifisso dai Romani a Gerusalemme, a 120 annisotto Traiano. Egesippo che racconta la sua storia non dice che era un Apostolo, uno dei dodici.Vediamo invece che per quanto riguarda l’Apostolo Simone lo Zelota, esistono molte leggende apocrife,che lo vogliono martire in terre lontane, secondo molte tradizioni sarebe morto martire di spadanelle regioni del Caucaso.

——————————————————————————————————————–

TRE FRATELLI FRA GLI APOSTOLI SECONDO LA TRADIZIONE CATTOLICA

La tradizione cattolica ha identificato tre dei quattro fratelli con gli apostoli Giacomo di Alfeo, Giuda Taddeo (o di Giacomo),Simone Zelota. Questa triplice identificazione però, che non viene chiaramente ed esplicitamente affermata dalle fonti neotestamentarie, non è del tutto sicura e le valutazioni degli studiosi contemporanei sono variegate: gli esegeti cattolici sono (tendenzialmente) possibilisti,mentre quelli protestanti scindono i sei personaggi. Il problema è poi strettamente correlato con l’identificazione di Alfeo con Cleofa .A favore dell’identificazione vi è innanzitutto l’affermazione di Gal 1:19; “degli apostoli non vidi nessun altro, se non [oppure: ma soltanto] Giacomo, il fratello del Signore”.Il passo viene comunemente inteso e tradotto nel senso che Paolo definisce con l’epiteto apostolo Giacomo, il “fratello” del Signore. L’interpretazione più immediata porta a identificarlo pertanto con l’apostolo Giacomo di Alfeo.Alcuni però (Chapmann, p. 423 n. 2; Blinzler, p. 145) interpretano il titolo in senso lato:Giacomo, come altri personaggi neotestamentari (Paolo Rm 1: 1;1Cor 1: 1;Ef 1,1;Col 1:1; Barnaba At 14: 14; Andronico e Giunia Rm16: 7; Sila e Timoteo 1Ts 1: 1; 2: 6; Apollo 1Cor 4: 6.9) sarebbe indicato col titolo onorifico pur non facendo parte della cerchia dei dodici.Girolamo sostiene contro Elvidio che i “fratelli” erano cugini materni di Gesù, figli di Alfeo e Maria di Cleofa, sorella di Maria madre di Gesù. Girolamo però non identifica Alfeo con Cleofa, sebbene alcuni studiosi contemporanei, errando, hanno sostenuto che lo avesse fatto.Nelle sue argomentazioni Girolamo non tiene conto dell’improbabilità di due sorelle con lo stesso nome e non considera le informazioni di Egesippo, circa Clopa (Alfeo-Cleofa) come zio paterno di Gesù.Cathopedia

——————————————————————————————————————–

Quindi vediamo che sono interpretazioni errate, che i fratelli di Gesù fossero Apostoli, e che l’Apostolo Giacomo di Alfeo sia il fratello di Gesù.

——————————————————————————————————————–

I NOMI DEI DODICI APOSTOLI

———————————————————————

Matteo 10: 2-4;10:2 I nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello;10:3 Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo d’Alfeo e Taddeo;10:4 Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, quello stesso che poi lo tradì.

———————————————————————————

Marco 3. 16193:16 Costituì dunque i dodici, cioè: Simone, al quale mise nome Pietro;3:17 Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono;3:18 Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo3:19 e Giuda Iscariot, quello che poi lo tradì.

—————————————————————————

Luca 6: 14-166:14 Simone, che chiamò anche Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni; Filippo e Bartolomeo;6:15 Matteo e Tommaso; Giacomo, figlio d’Alfeo, e Simone, chiamato Zelota;6:16 Giuda, figlio di Giacomo, e Giuda Iscariota, che divenne traditore.

—————————————————————————-

Atti 1: 13;1:13 Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.

————————————————————————–

2) I FRATELLI DI GESU’ NON ERANO FRA I DODICI APOSTOLI
  I Vangeli indicano chiaramente che i fratelli parenti di Gesù non erano i suoi dodici Apostoli ;V.Giovanni 2: 11-12; vediamo che dopo il miracolo di Cana, Gesù si reca a Cafarnao, insieme a sua Madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli. Rimasero insieme molti giorni.V.Giovanni 7:3-10; vediamo che questi parenti non hanno molta fede in Gesù, è viaggiano separatamente
da lui, che invece è sempre con i dodici  Apostoli. Infatti mentre Gesù è con i suoi Apostoli, vediamo che i fratelli parenti vanno a trovarlo, V. Matteo12: 46-47; V. Marco 3:21; 3: 31.
  Un altro esempio, dopo l’Ascensione di Gesù, gli Apostoli pregavano insieme alle donne,e si univano
a loro anche Maria madre di Gesù e i suoi fratelli; Atti1:13-14.Un altro esempio è in; I Corinti 9:5.
Qui sono indicati gli Apostoli separatamente dai fratelli del Signore.
E’ tanto chiaro che i fratelli parenti di Gesù non sono suoi Apostoli, e non sono compresi nei dodici.
Nelle Epistole vediamo che Pietro si presenta come Apostolo, mentre Giacomo e Giuda parenti 
di Gesù, si definiscono suoi servi; Epistola di Giacomo 1: 1; Epistola di Giuda 1: 1, qui Giuda afferma anche di essere fratello di Giacomo.Giuda fratello di Giacomo si riferisce agli apostoli come se si trattasse di un gruppo al quale non appartiene:”Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. Essi vi dicevano: Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporterannosecondo le loro empie passioni.” (Gd vers. 17-18)Giacomo,  viene chiamato Apostolo; Gal 1:19: “degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore”.   Ma anche altri personaggi neotestamentari  sono chiamati apostoli, (Paolo Rm 1:1;1Cor 1:1;Ef 1:1;Col 1:1; Barnaba At 14:14; Andronico e Giunia Rm16: 7; Sila e Timoteo 1Ts 1:1; 2,6; Apollo 1Cor 4: 6,9) pur non facendo parte della cerchia dei dodici.Pietro Rossano, Vescovo e biblista, nel commento a Galati 2:9 dice: “Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo, detto il Maggiore, e da Giacomo di Alfeo, entrambi del collegio dei Dodici. Presiedeva con grande autorevolezza la comunità di Gerusalemme.”Fedele Pasquero, sacerdote e biblista, sembra escludere che sia Giacomo sia Giuda (gli scrittori delle Lettere) fossero apostoli: infatti nella Introduzione alla Lettera di Giacomo scrive: “L’autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, Giacomo 1:1.Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d’Alfeo; (V.Matteo10: 3 ; V.Marco 3: 18; V.Luca 6: 15 )fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.Vediamo che nella storia ecclesiastica di Eusebio viene specificato che Taddeo è uno dei 72 discepoli, mentre in certi apocrifi come gli Atti di Tommaso in greco, Taddeo viene scambiato per un Giuda Tommasofratello del Signore.Comunque i Padri della chiesa credevano che Taddeo fosse l’apostolo Giuda figlio di Giacomo, infatti questo è chiaro dai Vangeli Sinottici. Giuda fratello del Signore si presenta nella sua lettera come fratello di Giacomo e non come suo figlio.Molti in passato hanno attribuito a Simone lo Zelota parecchie identità, che era Natanaele, Giuda-Taddeo.Ma ecco una prova che Simone lo Zelota non è parente del Signore; vediamo che il parente del Signore, Simone figlio di Cleopa, è morto crocifisso dai Romani a Gerusalemme, a 120 annisotto Traiano. Egesippo che racconta la sua storia non dice che era un Apostolo, uno dei dodici.Vediamo invece che per quanto riguarda l’Apostolo Simone lo Zelota, esistono molte leggende apocrife,che lo vogliono martire in terre lontane, secondo molte tradizioni sarebe morto martire di spadanelle regioni del Caucaso.La Chiesa Ortodossa distingue tra Giacomo d’Alfeo e Giacomo “fratello del Signore” detto il Giusto, mentre la Chiesa Cattolica li considera la stessa persona. La seconda interpretazione vede in Giacomo uno dei membri del collegio dei Dodici, la prima lo pone invece all’esterno.La Chiesa d’Oriente distingue tuttora tra l’apostolo e il vescovo di Gerusalemme, sulla base di una tradizione introdotta da scritti pseudoclementini (Ipotiposi, VI), tra la fine del II e l’inizio del III secolo e seguita in particolare da Eusebio di Cesarea e Giovanni Crisostomo, ma non da altri numerosi Padri greci; mentre per la Chiesa d’Occidente il Concilio di Trento ha affermato l’identità dell’uno con l’altro. 


************************************************************************

 BIBBIA CEI

RICERCA ACCURATA E FEDELE AI TESTI SACRI

A CURA   DEL CENTRO STUDI BIBLICI NUOVO TESTAMENTO

https://sites.google.com/site/centrostudibibliconuovotesta/home/i-fratelli-di-gesu-erano-suoi-cugini-e-non-erano-suoi-apostoli

Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

Filed under: Senza Categoria — Tag:, — mirabilissimo100 @ 11:06 am

DAL VANGELO  SECONDO SAN MATTEO

Matteo 5: 22;

22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.Matteo 5:37;  Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

COMMENTO

Spesso  la gente  parla parla senza motivo,  Gesù ci insegna a parlare solo per  il necessario, quindi niente chiacchere, niente pettegolezzi, niente bugie, niente false testimonianze, niente false accuse, niente volgarità e bestemmie.Vediamo che da bugie, false accuse e testimonianze, spesso nascono litigi, e dai litigi odio e vendetta, e atti violenti che finiscono  in tribunale, peggio in  ferimenti  ed anche omicidi. Avete  capito  e allora mettetelo in pratica!Ricordiamo  anche due proverbi popolari;” Il silenzio è d’oro  e la parola è d’argento”

” Una parola deve uscire dalla  bocca, meglio buona che cattiva

“********************************************************************

BIBBIA   CEI

A CURA DEGLIINSEGNAMENTI DI GESU’

https://sites.google.com/site/gliinsegnamentidigesu/home/sia-invece-il-vostro-parlare-si-si-no-no-il-di-piu-viene-dal-maligno

settembre 10, 2020

LA NASCITA DELLA SANTA VERGINE MARIA E DEL SIGNORE GESU’ DAL PROTOVANGELO DI GIACOMO

Filed under: Senza Categoria — Tag:, , , — mirabilissimo100 @ 2:09 PM
Giotto - Storie di Gioacchino e Anna

Giotto – Storie di Gioacchino e Anna, Padova – Cappella degli Scrovegni.

LA NASCITA DELLA SANTA VERGINE MARIA

I

[1, 1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c’era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: “Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore”. [2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte. Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: “Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza”. [3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: “Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele”. Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell’ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.

[4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie. Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra s‚: “Non scenderò n‚ per cibo, n‚ per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda”.

II

[2, 1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: “Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità”. [2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: “Fino a quando avvilisci tu l’anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio. Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un’impronta regale”. [3] Ma Anna rispose: “Allontanati da me. Io non faccio queste cose. Dio mi ha umiliata molto. Forse è un tristo che te l’ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato”. Replicò Giuditta: “Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?”. Anna si afflisse molto. [4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l’ora nona scese a passeggiare in giardino. Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: “O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco”.

III

[3, 1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell’alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: “Ahimè! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore. [2] Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? [3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore”.

IV

[4, 1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: “Anna, Anna! Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza”. Anna rispose: “(Com’è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l’offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita”. [2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: “Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti”. Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: “Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui.

Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre”. [3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: “Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo”. [4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: “Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre”. Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.

V

[5, 1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra s‚: “Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote”. Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote. Quando questi salì sull’altare del Signore, Gioacchino non scorse in s‚ peccato alcuno, ed esclamò: “Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati”. Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua. [2] Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: “Che cosa ho partorito?”. Questa rispose: “Una bambina”. “In questo giorno”, disse Anna, “è stata magnificata l’anima mia”, e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.

VI

[6, 1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l’eta di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta. Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: “(Com’è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore”. Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei. [2] Quando la bambina compì l’anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele. Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: “O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni”. E tutto il popolo esclamò: “Così sia, così sia! Amen”. La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: “O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l’ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di s‚”. [3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa. Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: “Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui. Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!”. La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola. Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.

VII

[7, 1] Per la bambina passavano intanto i mesi. Giunta che fu l’età di due anni, Gioacchino disse a Anna: “Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita”. Anna rispose: “Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre”. Gioacchino rispose: “Aspettiamo”. [2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore”. Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore. Il sacerdote l’accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: “Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. Nell’ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione”. [3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell’altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.

VIII

[8, 1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s’era voltata indietro. Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.

[2] Quando compì dodici anni, si tenne un consiglio di sacerdoti; dicevano: “Ecco che Maria è giunta all’età di dodici anni nel tempio del Signore. Adesso che faremo di lei affinché non contamini il tempio del Signore?”. Dissero dunque al sommo sacerdote: “Tu stai presso l’altare del Signore: entra e prega a suo riguardo. Faremo quello che il Signore ti manifesterà” [3] Indossato il manto dai dodici sonagli, il sommo sacerdote entrò nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria. Ed ecco che gli apparve un angelo del Signore, dicendogli: “Zaccaria, Zaccaria! Esci e raduna tutti i vedovi del popolo. Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di colui che il Signore designerà per mezzo di un segno”. Uscirono i banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del Signore e tutti corsero.

IX

[9, 1] Gettata l’ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli. Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni. Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare. Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v’era alcun segno. Giuseppe prese l’ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe. Il sacerdote disse allora a Giuseppe: “Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore”. [2] Ma Giuseppe si oppose, dicendo: “Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli di Israele”. Il sacerdote però rispose a Giuseppe: “Temi il Signore tuo Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core, come si sia spaccata la terra e siano stati inghiottiti a causa della loro opposizione. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in casa tua”. [3] Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. Giuseppe disse a Maria: “Ti ho ricevuta dal tempio del Signore e ora ti lascio in casa mia. Me ne vado a eseguire le mie costruzioni e dopo tornerò da te: il Signore ti custodirà”.

X

[10, 1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: “Facciamo una tenda per il tempio del Signore”. Il sacerdote disse: “Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David”. I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini. Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio. I ministri andarono e la condussero.

Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: “Su, tirate a sorte chi filerà l’oro, l’amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina”. A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.

LA NASCITA DEL SIGNORE GESU’

XI

[11, 1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: “Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. [2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola”. Ma essa, all’udire ciò rimase perplessa, pensando: “Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?”. [3] L’angelo del Signore, disse: “Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Maria rispose: “Ecco l’ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola”.

XII

[12, 1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: “Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra”. [2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò all’uscio. Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: “Donde a me questo dono, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che colui che è in me ha saltellato e ti ha benedetta”. Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato l’arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: “Chi sono io, Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?”. Passò tre mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava; Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.

XIII

[13, 1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente, dicendo: “Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L’ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l’ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine? Si è forse ripetuta per me la storia di Adamo? Quando, infatti, Adamo era nell’ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la sedusse: così è accaduto anche a me”. [2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: “Prediletta da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo Dio? Perché hai avvilito l’anima tua, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d’un angelo?”. [3] Essa pianse amaramente, dicendo: “Io sono pura e non conosco uomo”. Giuseppe le domandò: “Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?”. Essa rispose: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, questo che è in me non so d’onde sia”.

XIV

[14, 1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: “Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto”. E così lo sorprese la notte. [2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo: “Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Giuseppe si levò dal sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo privilegio, e la custodì.

XV

[15, 1] Venne da lui lo scriba Annas e gli disse: “Perché non ti sei fatto vedere nel nostro consiglio?”. Giuseppe rispose: “Perché ero stanco del viaggio, e il primo giorno mi sono riposato”. E voltatosi, quello vide Maria incinta. [2] Se ne andò allora di corsa dal sacerdote e gli disse: “Giuseppe, di cui tu sei garante, ha violato gravemente la legge”. Gli rispose il sacerdote: “Come sarebbe a dire?”. “La vergine che ha preso dal tempio, Ä rispose l’altro Ä l’ha contaminata. Ha carpito con frode le sue nozze, e non l’ha fatto sapere ai figli di Israele”. Rispose il sacerdote: “Giuseppe ha fatto questo?”. Disse lo scriba Annas: “Manda pure dei ministri, e troverai che la vergine è incinta” I ministri andarono, trovarono come egli aveva detto, e la condussero via al tribunale con Giuseppe. [3] Il sacerdote disse: “Perché hai fatto questo, Maria? Perché hai avvilito la tua anima e ti sei dimenticata del Signore tuo Dio, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano di un angelo, che hai udito gli inni sacri e hai danzato davanti a Lui? Perché hai fatto questo?”. Ma essa pianse amaramente, dicendo: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono pura dinanzi a lui e non conosco uomo”. [4] A Giuseppe disse il sacerdote: “Perché hai fatto questo?”. Giuseppe rispose: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono puro a suo riguardo”. Disse il sacerdote: “Non dire falsità, dì la verità: hai carpito fraudolentemente le sue nozze e non l’hai fatto sapere ai figli di Israele; non hai chinato il capo sotto la mano potente affinché la tua discendenza fosse benedetta”.

XVI

[16, 1] Il sacerdote disse: “Restituisci la vergine che hai ricevuto dal tempio del Signore”. Giuseppe versò allora calde lacrime. Il sacerdote proseguì: “Vi darò da bere l’acqua della prova del Signore che manifesterà ai vostri occhi i vostri peccati”. [2] E presala, il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò verso la collina: e tornò poi sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la mandò verso la collina: e tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì che non fosse apparso in loro alcun peccato. [3] Disse allora il sacerdote: “Il Signore non ha manifestato i vostri peccati. Neppure io vi giudico”. E li rimandò. Giuseppe riprese Maria e tornò pieno di gioia a casa sua glorificando il Dio di Israele.

XVII

[17, 1] Venne un ordine dall’imperatore Augusto affinché si facesse il censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe pensò: “Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia. Questo è il giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito”.

[2] Sellò l’asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra s‚: “Probabilmente quello che è in lei la travaglia”. Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò: “Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?”. Maria rispose a Giuseppe: “E’ perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l’altro è pieno di gioia e esulta”. [3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: “Calami giù dall’asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori”. La calò giù dall’asino e le disse: “Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto”.

XVIII

[18, 1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme. [2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto. [3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.

XIX

[19, 1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: “Dove vai, uomo?”. Risposi: “Cerco una ostetrica ebrea”. E lei: “Sei di Israele?”. “Sì” le risposi. E lei proseguì: “E chi è che partorisce nella grotta?”. “La mia promessa sposa” le risposi. Mi domandò: “Non è tua moglie?”. Risposi: “E’ Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l’ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo”. La ostetrica gli domandò: “E’ vero questo?”. Giuseppe rispose: “Vieni e vedi”. E la ostetrica andò con lui. [2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: “Oggi è stata magnificata l’anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele”. Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L’ostetrica esclamò: “Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo”.

[3] Uscita dalla grotta l’ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: “Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura”. Rispose Salome: “(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito”.

XX

[20, 1] Entrò l’ostetrica e disse a Maria: “Mettiti bene. Attorno a te, c’è, infatti, un non lieve contrasto”. Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: “Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata”. [2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: “Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te”. [3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: “Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia”. [4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: “L’adorerò perché a Israele è nato un grande re”. E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: “Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme”.

XXI

[21, 1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: “Dov’è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell’Oriente e siamo venuti ad adorarlo”. [2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: “Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?”. Gli risposero: “In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto”. E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: “Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?”. I magi gli risposero: “Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. E’ così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo”. “Andate e cercate”, disse Erode “e se troverete fatemelo sapere affinché anch’io venga a adorarlo”.

I magi poi se ne andarono. [3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell’oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.

[4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un’altra via.

XXII

[22, 1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: “Ammazzate i bambini dai due anni in giù”.

[2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. [3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c’era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: “Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio”. Subito il monte si spaccò e l’accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.

XXIII

[23, 1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: “Dove hai nascosto tuo figlio?”. Rispose loro: “Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio”. [2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: “E’ suo figlio colui che regnerà su Israele!”. Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: “Dì proprio la verità: dov’è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano”. [3] Zaccaria rispose: “Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore”. Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.

XXIV

[24, 1] All’ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l’Altissimo. [2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l’altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: “Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore”. All’udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti. [3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall’alto in basso. Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti. [4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.

XXV

[25, 1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia. [2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

************************************

L’attribuzione a Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, è concordemente pseudoepigrafa. Il testo si può suddividere in tre parti distinte, opera probabilmente di autori differenti. E’ scritta in greco e viene datata generalmente tra il 140 e il 170. E’ opera di grande importanza perchè molte delle informazioni in essa contenute sono state sostanzialmente accettate e assunte dalla tradizione cristiana “ufficiale”. In particolare, le informazioni su Anna e Gioacchino, genitori di Maria, e la tesi della verginità di Maria, prima, durante e dopo la nascita di Gesù.
L’enorme influenza di questo testo è evidente anche nella storia dell’arte: indimenticabili sono ad esempio le scene del ciclo delle storie del ciclo di Gioacchino e Anna affrescate da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

© 2020 Paolo Gironi

FONTE:

https://www.gironi.it/testi-sacri/protovangelo-di-giacomo.php

A CURA DI LE SACRE SCRITTURE  

https://sites.google.com/site/lesacrescritture/Home/la-nascita-della-santa-vergine-maria-e-del-signore-gesu-dal-

febbraio 26, 2020

TEMPO DI QUARESIMA 26 FEBBRAIO-12 APRILE 2020

Filed under: CHIESA CATTOLICA, CULTURA CRISTIANA, GESU' CRISTO, NUOVO TESTAMENTO, vangelo — Tag:, , , — mirabilissimo100 @ 9:14 am

 

MEDITAZIONI SUL TEMPO QUARESIMALE

IL DIAVOLO E’ STATO VINTO DA CRISTO

San Gregorio Magno (ca 540-604)
papa, dottore della Chiesa
 
Omelie sui vangeli, n° 16
“Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm 5,19)
Il diavolo ha attaccato il primo uomo, nostro progenitore, con una triplice tentazione: l’ha tentato con la golosità, con la vanità e con l’avidità. Il suo tentativo di seduzione ha avuto successo, poiché l’uomo nel dare il suo consenso, è stato allora sottomesso al diavolo. L’ha tentato con la golosità mostrandogli sull’albero il frutto proibito e conducendolo a mangiarne; l’ha tentato con la vanità dicendogli: “Diventerete come Dio”; l’ha tentato infine con l’avidità, dicendogli: “Conoscerete il bene e il male” (Gen 3,5). Infatti essere avidi, è desiderare non solo il denaro, ma anche ogni situazione vantaggiosa, è desiderare, oltre misura, una situazione elevata…
 
Il diavolo è stato vinto da Cristo che egli aveva tentato in modo simile a quello con il quale il primo uomo era stato vinto. Come la prima volta, lo tentò con la golosità: “Di’ a queste pietra che diventino pane”; con la vanità: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù”; con il desiderio violento di una bella situazione, quando gli mostrò tutti i regni della terra e gli disse: “Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo”…
 
Occorre notare una cosa nella tentazione del Signore: tentato dal diavolo, il Signore ha risposto con i testi della Santa Scrittura. Avrebbe potuto gettare il tentatore nell’abisso con il Verbo che egli era in persona. Eppure non ha fatto ricorso al suo potentissimo potere; ha soltanto addotto i precetti della Santa Scrittura. Così facendo, ci mostra come sopportare la prova, in modo che, quando i malvagi ci fanno soffrire, siamo spinti a ricorrere alla buona dottrina piuttosto che alla vendetta. Paragonate la sapienza di Dio con la nostra impazienza. Noi, quando abbiamo sopportato delle ingiurie o subito un’offesa, nel nostro furore, ci vendichiamo per quanto possiamo, oppure minacciamo di farlo. Il Signore, invece, sopporta l’avversità del diavolo senza rispondere in altro modo che con parole pacifiche.

Isacco di Siria (VII secolo), monaco nella regione di Mossul
Discorsi ascetici, prima serie, n. 85

“Allora il diavolo lo lasciò”

Come il desiderio della luce è proprio degli occhi sani, così il desiderio della preghiera segue il digiuno fatto con discernimento. Quando uno comincia a digiunare, desidera essere in comunione con Dio nei pensieri della sua mente. Infatti il corpo che digiuna non riesce a dormire tutta la notte sul suo letto. Quando il digiuno ne ha chiuso la bocca, la persona medita in stato di compunzione, il suo cuore prega, il suo viso è serio, i cattivi pensieri la lasciano; è nemica di bramosie e di conversazioni vane. Non si è mai visto qualcuno digiunare ed essere schiavo di cattivi desideri. Il digiuno praticato con discernimento è una grande casa che protegge ogni bene…

Poiché il digiuno è l’ordine che è stato dato fin dall’inizio alla nostra natura, per preservarla dal mangiare il frutto dell’albero (Gen 2,17), ed è da là che viene ciò che ci inganna… Da là pure il Salvatore ha cominciato, quando si è rivelato al mondo nel Giordano. Dopo il battesimo infatti, lo Spirito l’ha condotto nel deserto dove ha digiunato quaranta giorni e quaranta notti.

Tutti coloro che partono per seguirlo fanno ormai lo stesso: su questo fondamento pongono l’inizio della loro battaglia, poiché quest’arma è stata forgiata da Dio… E quando ora il diavolo vede quest’arma nella mano di qualcuno, l’avversario e tiranno ha paura. Pensa subito alla disfatta che il Salvatore gli ha inflitto nel deserto, se ne ricorda, e la sua forza sbriciolata. Si consuma fin da quando vede l’arma che ci ha dato colui che ci conduce in battaglia. Quale arma è più potente e rianima così tanto il cuore nella lotta contro gli spiriti del male?

***************************************************************************

Risultati immagini per IL DIGIUNO QUARESIMALE

IL DIGIUNO

La Quaresima richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. Si legge nel Vangelo di Matteo: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame”. Quaranta è una cifra che esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse. 

Il digiuno significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Esso “costituisce un’importante occasione di crescita”, scrive papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, perché “ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario” e “ci fa più attenti a Dio e al prossimo” ridestando “la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame”.

Il digiuno è legato poi all’elemosina. San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: “Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di “misericordia” abbraccia molte opere buone”.

Così il digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una privazione. Non è un caso che nelle diocesi e nelle parrocchie vengano promosse le Quaresime di fraternità e carità per essere accanto agli ultimi. Secondo papa Francesco, “l’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello”.

http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/attualita/ecco-perch-si-digiuna-in-quaresima-42506#.XIx1SChKjIU

*************************************************************************************************

COME DIGIUNARE

L’astinenza, in particolare dalla carne, risale all’Antico Testamento e per alcune circostanze allo stesso mondo pagano, anche se ha avuto ampio sviluppo nel monachesimo cristiano d’Oriente e Occidente. Una severa alimentazione combatteva le tentazioni e la concupiscenza della carne, favorendo l’ascesi e il dominio spirituale del corpo.

Preme piuttosto sottolineare che il digiuno con l’astinenza – cioè un pasto al giorno, evitando determinati cibi – è congiunto alla preghiera a Dio e all’elemosina: un trio che, già presente nell’Antico Testamento, contrassegna la pratica penitenziale della Chiesa.

È quanto viene affermato nella nota pastorale della Conferenza episcopale italiana del 1994, Il senso del digiuno e dell’astinenza. Nella penitenza l’uomo è coinvolto nella sua totalità di corpo e spirito: si converte a Dio e lo supplica per il perdono dei peccati, lodando e rendendo grazie; non disprezza il corpo, lo modera, e rinvigorisce lo spirito, non si chiude in sé stesso ma vive la solidarietà che lo lega agli altri uomini.

Ma perché queste tre espressioni rientrino nella prassi penitenziale della Chiesa devono avere un’anima autenticamente religiosa, anzi cristiana. È quanto si propone la citata nota pastorale, in applicazione di una delibera del 1985, sollecitando una convinta ripresa della prassi penitenziale tra i fedeli. Il digiuno dei cristiani trova il modello e il significato originale in Gesù.

Il Signore non impone una pratica di digiuno, ma ne ricorda la necessità contro il maligno e nella sua vita ne indica lo stile e l’obiettivo. Quaranta giorni di digiuno precedono le tentazioni nel deserto, che superò con la ferma adesione alla parola di Dio: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4).

Il riferimento a Cristo e alla sua morte e risurrezione è essenziale per definire il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza come di ogni forma di mortificazione. Nella tradizione cristiana, sotto gli influssi monastici, le comunità hanno delineato forme concrete di penitenza, il digiuno con un solo pasto nella giornata, seguito dalla riunione serale per l’ascolto della parola di Dio e la preghiera comunitaria.

Queste tre cose (preghiera, digiuno, misericordia) sono una cosa sola, «nessuno le divida», scrive san Pier Crisologo. Con il IV secolo si organizza il tempo di Quaresima per catecumeni e penitenti. San Leone Magno scrive che per un vero digiuno cristiano è necessario astenersi non solo dai cibi ma soprattutto dai peccati.

http://www.famigliacristiana.it/articolo/perche-i-venerdi-di-quaresima-si-dicono-di-magro-e-digiuno.aspx

******************************************************************************

A cura di LA VERA RELIGIONE CRISTINA

https://sites.google.com/site/laverareligionecristiana/Home/tempo-di-quaresima

dicembre 30, 2019

SAN GIUSEPPE DI NAZARETH PADRE PUTATIVO DI GESU’

SAN GIUSEPPE DI NAZARETH PADRE PUTATIVO DI GESU’

 
 
 
 
SAN GIUSEPPE DI NAZARETH
 
Giuseppe, santo – Sposo di Maria madre di Gesù, di cui G. era “reputato” (Luca 3, 23) padre;
le poche notizie che abbiamo su di lui sono nei Vangeli (soprattutto Matteo e Luca),
 mentre pressoché privi di valore sono i tardi racconti dei Vangeli apocrifi che ebbero però molta influenza sulla tradizione e sull’arte.
 Presentato nella genealogia di Gesù come discendente di David, forse nato a Betlemme (o a Nazaret),
esercitava un mestiere (di carpentiere o falegname:
il gr. ha τέκτων che la Vulgata traduce faber); secondo gli Apocrifi e parte della tradizione antica (orientale,
Ambrogio e, con qualche incertezza, Agostino) già vedovo prima di sposare Maria, G. avrebbe avuto dal primo matrimonio dei figli:
 ipotesi questa adottata per spiegare la presenza dei “fratelli di Gesù” nei Vangeli; ma già s.
Girolamo avversava questa ipotesi (secondo la comune teologia cattolica quei “fratelli” sarebbero dei cugini),
 ritenendo G. vergine prima e dopo il matrimonio con la madre di Cristo. Nel racconto dell’Annunciazione,
quando l’angelo Gabriele si presenta a Maria, essa è detta vergine sposa promessa a G. (Matt. 1, 18; Luca 1, 27),
 ma costui non l’aveva ancora introdotta nella sua casa (Matt. 1, 18): quindi erano uniti da vincolo di fidanzamento
 (che presso gli Ebrei era giuridicamente considerato già matrimonio). I Vangeli non dicono dell’età di G. (secondo alcuni apocrifi era di età avanzata)
quando egli chiese la mano di Maria, mentre mettono in risalto la verginità di lei e il fatto che G. non ebbe alcuna parte nel concepimento di Gesù. Tuttavia,
 prima di conoscere il carattere prodigioso della maternità di Maria, G., preso da dubbio, nella sua giustizia pensò di scindere il contratto matrimoniale senza denunciare la gestante;
 poi, avvertito in sogno dall’Angelo del mistero del concepimento di Maria, G. visse con lei senza consumare il matrimonio
 (nella dottrina cattolica Maria restò vergine anche post partum). Il censimento indetto da Augusto obbligò G. a recarsi da Nazaret, sua dimora abituale,
 a Betlemme, paese d’origine, giacché questa era stata la patria di David (Luca 2, 1-5); e ivi nacque Gesù.
 La persecuzione di Erode lo costrinse con la sua sposa e il bambino a rifugiarsi in Egitto, donde ritornò con essi,
 dopo la morte del re, a Nazaret: ivi restò forse fino alla fine della vita, probabilmente avvenuta prima dell’inizio del ministero di Gesù.
Enciclopedia Treccani
———————————————————————————————————————-
GLI ANTENATI DI SAN GIUSEPPE
 
Matteo 1: 15-16
1:15 Eliud generò Eleàzaro; Eleàzaro generò Mattan; Mattan generò Giacobbe;
1:16 Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo.
——————————————————————————————-
Luca 3: 23-25
 
3:23 Gesù, quando cominciò a insegnare, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, di Eli,
3:24 di Mattàt, di Levi, di Melchi, di Iannài, di Giuseppe,
3:25 di Mattatìa, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai,
————————————————————————————————————————————
Vediamo che in Matteo, Giuseppe è figlio di Giacobbe, il quale è figlio di Mattan, il quale è figlio di Eleazaro.
 Vediamo che in Luca , Giuseppe è figlio di Eli, il quale è figlio di Mattat, il quale è figlio di Levi.
————————————————————————————————————————————-
Gli studiosi dicono che la genealogia di Matteo segue Giuseppe, mentre Luca segue Maria, allora questo Eli che sarebbe padre di Giuseppe in Luca è il padre di Maria,
dagli Apocrifi sappiamo che il padre di Maria si chiamava Gioacchino
MA   LA SPIEGAZIONE PIU’ VERA SULLA DIFFERENZA TRA LE DUE GENEALOGIE DI MATTEO E LUCA La maggior parte degli interpreti sia antichi che moderni ritiene che i due Evangelisti riferiscano entrambi la genealogia di S. Giuseppe, e per spiegare le divergenze ricorrono alla legge del levirato (Dt 25,5-10; Mt 22,24ss.), la quale voleva che se un uomo fosse morto senza figli, il suo più prossimo parente ne dovesse sposare la vedova, e il primo figlio che fosse nato venisse considerato come figlio del defunto, a cui succedeva nei diritti e nell’eredità.
Se perciò Giuseppe secondo S. Matteo è figlio di Giacobbe e secondo S. Luca invece è figlio di Eli, ciò proviene dal fatto che Giacobbe ed Eli erano due fratelli solo da parte di madre.
Morto Giacobbe senza lasciar figli, Eli sposò la vedova cognata e generò Giuseppe, il quale, benché figlio naturale di Eli, dalla legge però veniva considerato come figlio di Giacobbe.
S. Matteo quindi riferirebbe la genealogia legale di Gesù, mentre S. Luca riporterebbe la reale.
Giulio Africano che fu il primo a dare questa spiegazione, dice di averla ricevuta dagli stessi parenti di Gesù, che ancora vivevano.
Questa opinione è più probabile.

Dichiarazioni di Sesto Giulio Africano[modifica
I riferimenti di Sesto Giulio Africano ai Desposini sono conservati nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea:
« Poiché i familiari carnali di nostro Signore, o per il desiderio di vantarsi, o semplicemente desiderando dichiarare un fatto, ma in ogni caso fedelmente, hanno tramandato il seguente racconto… Ma dato che erano state conservate negli archivi fino a quel momento le genealogie degli Ebrei così come di coloro che fanno risalire la loro linea di sangue fino ai proseliti, come Achior l’Ammonita e Ruth la Moabita, e a coloro che si erano mescolati agli Israeliti ed erano fuggiti dall’Egitto con essi, Erode, poiché la linea di sangue degli Israeliti non costituì alcun vantaggio per lui, e dato che egli fu incitato dalla coscienza della propria vile estrazione, bruciò tutti i documenti relativi alla propria genealogia, ritenendo che potesse apparire di nobile origine se nessun altro fosse stato in grado, attraverso i registri pubblici, di far risalire la propria linea di sangue indietro nel tempo fino ai patriarchi o ai proseliti, e a quelli mescolati con essi, che erano chiamati Geore. Alcuni dei più attenti, avendo ottenuto i registri privati da loro stessi, sia ricordando i nomi o prelevandoli in qualche altro modo dai registri, sono orgogliosi di preservare la memoria della loro nobile estrazione. Tra questi ci sono quelli già citati, chiamati Desposini, per i rapporti con la famiglia del Salvatore. Provenienti da Nazara e Cochaba, villaggi della Giudea, ed essendosi diffusi in altre parti del mondo, essi ricavarono la predetta genealogia dalla memoria e dal libro delle registrazioni giornaliere quanto più possibile fedelmente. Se quindi il fatto è questo o meno nessuno è in grado di fornire una spiegazione migliore, in base alla mia opinione, e quella di un’altra persona sincera. E questo deve bastarci, poiché, sebbene noi possiamo reclamare alcuna testimonianza a suo sostegno, non abbiamo niente di meglio o di più vero da offrire. Ad ogni modo i Vangeli affermano la verità. ” E alla fine della stessa epistola egli aggiunge queste parole: “Matthan, che discendeva da Salomone, generò Giacobbe. E quando Matthan morì, Melchi, che discendeva da Nathan generò Elia dalla stessa donna. Elia e Giacobbe furono pertanto fratelli uterini. Elia morì senza figli, per cui Giacobbe procreò a lui dei, generando Giuseppe, suo figlio per la natura, ma figlio di Elia per la Legge. Così Giuseppe fu figlio di entrambi.” »

————————————————————————————————————————————-

ELI E’ UN NOME EBRAICO
Eli, in lingua ebraica: עלי, ʻEli, ʻĒlî, che significa “Ascensione” o “Dio è il più alto/Dio in alto”; in greco antico, Ηλί, Ēli; in latino Heli (…),
 fu, secondo il Libro di 1 Samuele 1: 3, un Sommo sacerdote ebraico in Silo.

————————————————————————————————————————————-

LA SACRA FAMIGLIA UMILE E PIA GIUDEA E DISCENDENTE DEL RE E PROFETA SAN DAVIDE
———————————————————————————————————————————–
SANTA MARIA DI NAZARETH
Santa Maria di Nazaret, in aramaico מרים, Maryām; in greco dei LXX Μαριαμ, Mariam, Μαρια, Maria; in Arabo: مريم, Maryam, è il nome della madre di Gesù.
 (Palestina, I secolo a.C.; † I secolo), concepita senza peccato, l’arcangelo Gabriele le annunciò che avrebbe concepito verginalmente, per opera dello Spirito Santo, il Figlio di Dio, e disse il suo sì generoso.
Curò, con san Giuseppe suo sposo, la prima educazione di Gesù facendosi poi la prima discepola del figlio e seguendolo fin sotto la croce.
Attese con i discepoli di Gesù e i fratelli di lui la venuta dello Spirito Santo nella Pentecoste..
Dopo l’ascensione al cielo di Gesù non si hanno più notizie di lei dai vangeli.
Una tradizione accreditata la vede ad Efeso con San Giovanni dove muore e viene assunta in cielo in anima e corpo.
Tra i vangeli sinottici quello che presenta in maniera più diffusa la figura di Maria è quello secondo Luca. Vi si racconta che viveva a Nazaret, in Galilea e che,
 promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall’arcangelo Gabriele l’annuncio che avrebbe concepito il Figlio di Dio rimanendo vergine (Lc 1,26-38).
 La sua adesione totale al piano di Dio ne fa il modello per tutti i credenti:
« Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. » (Lc 1,38)
Lo stesso Vangelo racconta la sua pronta partenza per Ayn Karin, per aiutare la cugina Elisabetta, più anziana di lei ed incinta di sei mesi.
 Da Elisabetta Maria è chiamata “la madre del mio Signore”. Maria risponde proclamando il Magnificat (Lc 1,46-55).
Trovandosi a Betlemme, in Giudea, con suo marito Giuseppe per il censimento di Augusto, partorì in un luogo disagiato suo figlio, al quale Giuseppe,
seguendo le indicazioni dell’arcangelo Gabriele impose il nome Gesù. Il vangelo racconta il canto degli angeli e la visita dei pastori (Lc 2,1-20).
Quando Gesù compì dodici anni, Maria e Giuseppe lo accompagnarono nel Tempio di Gerusalemme. Tornando a Nazaret, i genitori non trovarono più Gesù e,
preoccupati, tornarono indietro a cercarlo. Lo ritrovarono il terzo giorno nel Tempio, dove Gesù stava insegnando fra i dottori della Legge.
I Vangeli ce la presentano in vari momenti vicino a Gesù nel periodo del suo ministero pubblico.
Francesco Botticini, L’Assunzione della Vergine Maria
In Giovanni
Nel Vangelo secondo Giovanni è chiamata sempre «la Madre di Gesù». I biblisti cattolici ritengono che in tale vangelo Maria sia il simbolo dell’Israele fedele,
che aspetta da Gesù il dono del vino della nuova alleanza (Nozze di Cana). Inoltre, essa è colei che ha fatto compiere al Figlio il primo miracolo della sua vita pubblica,
ed è perciò presentata come la mediatrice di tutte le grazie presso Gesù Cristo.
Negli Atti degli Apostoli
Negli Atti degli Apostoli è presentata in preghiera con gli apostoli e i discepoli in attesa della venuta dello Spirito Santo (At 1,14).
 Essa fu perciò il centro attorno a cui gli stessi apostoli e discepoli si riunirono per la discesa dello Spirito, e per questo è riconosciuta madre della Chiesa (Litanie Lauretane).
————————————————————————————————————————————-
Nei Vangeli apocrifi
Le informazioni contenute in alcuni vangeli apocrifi trovano conferma nella Tradizione della Chiesa.
 I genitori di Maria si chiamavano Gioacchino e Anna e concepirono Maria in tarda età, dopo una vita sterile (quindi ignobile per gli ebrei,
che ritenevano la mancanza di figli segno di peccato).
Altre fonti, molto meno attendibili, si concentrano sulla sua vita prima della nascita di Gesù.
Maria sarebbe rimasta nel tempio dall’età di tre anni fino al periodo della pubertà e per poi essere promessa sposa a San Giuseppe,
 che fu miracolosamente designato fra altri aspiranti dalla fioritura di una verga.
Secondo il vangelo apocrifo di Bartolomeo una prima annunciazione fu data a Maria nel tempio stesso di Gerusalemme.
Cathopedia
————————————————————————————————————————————-
GESU’ DI NAZARETH
Gesù di Nazaret (Betlemme, 7 a.C.-2 a.C.[2] – Gerusalemme, 26-36) è il fondatore e la figura centrale del Cristianesimo,
 religione che lo riconosce come il Cristo (Messia), atteso dalla tradizione ebraica, e Dio fatto uomo. Durante gli ultimi anni della sua vita,
 Gesù ha svolto la sua attività di predicatore, guaritore ed esorcista nella provincia romana della Giudea, la regione storica della Palestina.
Gesù è l’adattamento italiano del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshua), che significa “YHWH è salvezza” o “YHWH salva”. Secondo la tradizione cristiana,
le principali fonti testuali relative a Gesù sono i quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni).
 Per quanto concerne le ricerche storiche sulla sua vita le principali fonti si trovano nel Nuovo Testamento,
 in particolare nelle lettere di Paolo e nei vangeli sinottici, fonti che hanno trovato alcuni interessanti riscontri in ritrovamenti e studi archeologici.
 Gli ultimi secoli hanno visto infatti lo sviluppo di ricerche volte a valutare l’attendibilità storica dei vangeli, inclusi gli elementi soprannaturali e miracolosi,
sia a ricostruire il profilo del Gesù storico.
I vangeli narrano la nascita di Gesù da Maria vergine, la predicazione focalizzata sull’annuncio del Regno dei Cieli,
 e sull’amore al prossimo e realizzata con discorsi e parabole accompagnati da miracoli; narrano infine la sua passione,
 morte in croce, risurrezione e ascensione al cielo. I vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento identificano Gesù con il Messia e il Figlio di Dio.
 Le neotestamentarie lettere di Paolo esaltano il valore salvifico della sua morte e risurrezione.
 Per le principali confessioni religiose cristiane è la seconda persona della Trinità, assieme al Padre e allo Spirito Santo e “vero Dio e vero uomo”.
Dai vangeli appare come la predicazione e l’operato di Gesù abbiano riscosso nella società ebraica coeva un successo limitato e circoscritto
 territorialmente ma che ha, secondo le fonti canoniche, raggiunto vari strati della società.
Il breve periodo della sua predicazione si concluse con la morte in croce,
 richiesta, secondo i vangeli, dalle autorità ebraiche del Sinedrio, ma irrogata dall’autorità di Roma (che riservava agli schiavi una tale sorte),
su decisione finale del prefetto romano Ponzio Pilato. Dopo la morte, i seguaci di Gesù ne sostennero la risurrezione e diffusero il messaggio della sua predicazione,facendone una delle figure che hanno esercitato maggiore influenza sulla cultura occidentale.
Wikipedia
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
1) I FRATELLI DI GESU’ NELLA PATRISTICA
Qui sono riportate preziose testimoniaze  sui fratelli di Gesù, dai primi Padri della Chiesa.
Oltre al Nuovo Testamento, altre citazioni dell’espressione “fratelli di Gesù”, o comunque riferite a suoi presunti parenti,
si ritrovano in Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica, scritta in greco e databile tra il 323 e il 326.
Nella sua opera, fondamentale nello studio della storia della Chiesa primitiva, Eusebio riporta quanto scritto da due autori cristiani più antichi,
Egesippo, vissuto nel II secolo in Palestina, e Sesto Giulio Africano.
Egesippo, citato da Eusebio, parla di Cleofa fratello di Giuseppe (il padre di Gesù), ed in seguito aggiunge:
‘καὶ μετὰ τὸ μαρτυρῆσαι Ἰάκωβον τὸν δίκαιον’e                                                             dopo l’essere martirizzato Giacomo il Giusto,
‘ὡς καὶ ὁ κύριος ἐπὶ τῷ αὐτῷ λόγῳ’                                                                               come anche il Signore, secondo lo stesso racconto,
‘πάλιν ὁ ἐκ θείου αὐτοῦ’                                                                                                  ancora il (figlio ) dello zio di lui (del Signore ),
‘Συμεὼν ὁ τοῦ Κλωπᾶ καθίσταται ἐπίσκοπος’Simeone,                                                  il (figlio ) di Clopa, sedette vescovo,
‘ὃν προέθεντο πάντες’il quale proposero tutti,’ὄντα ἀνεψιὸν τοῦ κυρίου δεύτερον’.         essendo cugino del Signore secondo
(Traduzione letterale).
————————————————————————————————————————————
Sesto Giulio Africano, uno scrittore dell’inizio del terzo secolo, fa riferimento ai presunti parenti di sangue di Gesù,
 che erano a quel tempo ancora vivi, chiamandoli desposini (dal greco δεσπόσυνοι, plurale di δεσπόσυνος,
 che significa “di o appartenente al maestro o al signore”). Alcuni di questi desposini, secondo Sesto Giulio Africano e altri autori paleocristiani,
hanno occupato, anche in una fase relativamente tardiva, posizioni di speciale prestigio nella Chiesa cristiana delle origini.
Un’altra citazione in merito è rintracciabile in San Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i ‘fratelli’ erano fratelli carnali,
 scrive nel suo De Viris illustribus: «Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto,
alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un’altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria,
 sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro».
————————————————————————————————————————————-
I riferimenti di Sesto Giulio Africano ai Desposini sono conservati nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea:
« Poiché i familiari carnali di nostro Signore, o per il desiderio di vantarsi, o semplicemente desiderando dichiarare un fatto,
 ma in ogni caso fedelmente, hanno tramandato il seguente racconto…
Ma dato che erano state conservate negli archivi fino a quel momento le genealogie degli Ebrei ,
così come di coloro che fanno risalire la loro linea di sangue fino ai proseliti, come Achior l’Ammonita e Ruth la Moabita,
e a coloro che si erano mescolati agli Israeliti ed erano fuggiti dall’Egitto con essi,
Erode, poiché la linea di sangue degli Israeliti non costituì alcun vantaggio per lui,
e dato che egli fu incitato dalla coscienza della propria vile estrazione,
 bruciò tutti i documenti relativi alla propria genealogia,
 ritenendo che potesse apparire di nobile origine se nessun altro fosse stato in grado, attraverso i registri pubblici,
 di far risalire la propria linea di sangue indietro nel tempo fino ai patriarchi o ai proseliti, e a quelli mescolati con essi,
che erano chiamati Geore. Alcuni dei più attenti, avendo ottenuto i registri privati da loro stessi,
sia ricordando i nomi o prelevandoli in qualche altro modo dai registri,
sono orgogliosi di preservare la memoria della loro nobile estrazione. Tra questi ci sono quelli già citati,
chiamati Desposini, per i rapporti con la famiglia del Salvatore. Provenienti da Nazara e Cochaba, villaggi della Giudea,
ed essendosi diffusi in altre parti del mondo, essi ricavarono la predetta genealogia dalla memoria,
 e dal libro delle registrazioni giornaliere quanto più possibile fedelmente.
Se quindi il fatto è questo o meno nessuno è in grado di fornire una spiegazione migliore,
in base alla mia opinione, e quella di un’altra persona sincera. E questo deve bastarci, poiché,
sebbene noi possiamo reclamare alcuna testimonianza a suo sostegno, non abbiamo niente di meglio o di più vero da offrire.
Ad ogni modo i Vangeli affermano la verità. ” E alla fine della stessa epistola egli aggiunge queste parole:
“Matthan, che discendeva da Salomone, generò Giacobbe. E quando Matthan morì, Melchi, che discendeva da Nathan generò Elia dalla stessa donna.
Elia e Giacobbe furono pertanto fratelli uterini. Elia morì senza figli, per cui Giacobbe procreò a lui dei, generando Giuseppe,
suo figlio per la natura, ma figlio di Elia per la Legge. Così Giuseppe fu figlio di entrambi.” »
(Eusebio)
————————————————————————————————-
Dichiarazioni di Egesippo
Eusebio preservò anche un estratto da un’opera di Egesippo (c.110-c.180),
che scrisse cinque libri (andati perduti tranne che per qualche citazione riportata da Eusebio) di Commentari sugli Atti della Chiesa.
L’estratto fa riferimento al periodo che va dal regno di Domiziano (81-96) a quello di Traiano (98-117):
« Dei congiunti del Signore, sopravvivevano ancora i due nipoti di Giuda, che era considerato suo parente carnale.
Essi furono denunciati come appartenenti alla famiglia di Davide, ed Evocato li condusse davanti a Domiziano Cesare:
perché quell’imperatore temeva l’avvento di Cristo, come era capitato a Erode.
Egli chiese dunque loro se erano parte della famiglia di Davide; ed essi confessarono di esserlo.
Quindi egli chiese loro che proprietà avessero o quanto denaro possedessero.
Entrambi risposero che possedevano solo 9000 denari tra tutti e due, ciascuno di essi possedendo metà della somma;
ma dissero anche che non li possedevano in liquidi, ma come stima di un terreno che essi possedevano,
consistente in 100 plethra (pari a circa 3500 metri), dalla quale dovevano pagare le tasse, e che mantenevano con il loro lavoro.
 A questo punto essi sporsero in fuori le loro mani mostrando, come prova del loro lavoro manuale, la ruvidezza della loro pelle,
e i calli cresciuti sulle loro mani a causa del loro costante lavoro.
Richiesti quindi di parlare di Cristo e del Suo regno, quale fosse la sua natura, e quando e dove sarebbe apparso,
essi dissero che esso non era di questo mondo, né della terra, ma appartenente alla sfera del cielo e degli angeli,
e che avrebbe fatto la sua comparsa alla fine dei tempi, quando Egli sarebbe tornato in gloria, a giudicare i vivi e i morti,
 e a rendere a ciascuno secondo il corso della propria vita.
A questo punto Domiziano non li condannò, ma li trattò con disprezzo, perché troppo poco degni di considerazione, e li mandò liberi.
Contestualmente emise un ordine, e mise fine alle persecuzioni contro la Chiesa.
Quando essi furono rilasciati essi divennero capi delle chiese, come era naturale nel caso di coloro che erano al contempo martiri e congiunti del Signore.
 E, dopo la restituzione della pace alla Chiesa, le loro vite si prolungarono fino al regno di Traiano. »
(Eusebio)
———————————————————————————————————————————–
La dichiarazione di Egesippo dice che i due Desposini che vennero portati davanti a Domiziano divennero ” capi delle chiese “.
Anche in un’epoca precedente, Giacomo, noto come “fratello del Signore”, e che si dice fu premiato con una speciale apparizione da parte di Gesù risorto,
 fu, con San Pietro un capo della chiesa a Gerusalemme e, quando Pietro partì, Giacomo appare come la principale autorità,
 e fu tenuto in grande considerazione dai Giudeo-cristiani.Egesippo riporta che egli fu giustiziato dal Sinedrio nel 62 d.C.
È possibile che altri eventuali parenti di Gesù godessero di qualche forma di responsabilità all’interno delle vicine comunità Cristiane,
fino a che tutti i Giudei furono espulsi dalla regione dopo la rivolta Giudea durante il regno di Adriano.
Vi è inoltre un’altra citazione nella Storia Ecclesiastica di Eusebio, riferita a Giacomo:
« In quel tempo Giacomo, detto fratello del Signore, poiché anch’egli era chiamato figlio di Giuseppe,
e Giuseppe era padre di Cristo e la Vergine sua promessa sposa, la quale, prima che fossero venuti a stare insieme,
si trovò incinta per opera dello Spirito Santo, come insegna il sacro testo evangelico, questo stesso Giacomo,
dunque, soprannominato dagli antichi anche il Giusto in virtù dei suoi meriti, fu il primo, dicono, ad occupare il trono episcopale della Chiesa di Gerusalemme »
Testimonianze per singolo fratello; Giacomo, Giuseppe, Simone, Giuda.
Giacomo
Giacomo “fratello” di Gesù (Marco 6,3-4;Matteo 13,55-56), che secondo Eusebio di Cesarea (St. Eccl. 1,12,1;1,12,4 en;
St Eccl. 2,23,4 en) e Giuseppe Flavio coincide con il Giacomo che guidò la comunità cristiana di Gerusalemme (Atti 12,17;15,13;21,18;Galati 1,19;2,9).
 In Galati 1,19 è da Paolo definito ‘apostolo’. Dalla tradizione successiva (v. St Eccl. 2,23,4 en, vedi anche il De Viris illustribus di Girolamo),
 venne chiamato Giusto. Eusebio di Cesarea lo identifica come il Giacomo autore dell’omonima lettera (St Eccl. 2,23,25 en),
 dove nell’incipit di tale scritto si autoidentifica come ‘servo’ di Gesù Cristo, non ‘fratello’. Sempre Eusebio di Cesarea (St. Ecc. 2,1,2),
 riporta che “era chiamato figlio di Giuseppe”, facendosi portavoce dell’antica interpretazione degli αδελφόι come fratellastri.
Giuseppe
Giuseppe-Ioses, “fratello” di Gesù (Marco 6,3-4;Matteo 13,55-56)
Giuseppe-Ioses, fratello di Giacomo il Minore (Marco 15,40;Matteo 27,56), figlio di un’anonima Maria (Marco 15,40;15,47;Matteo 27,56)
 che nella tradizionale teoria delle tre donne è identificata con la Maria moglie di Clèofa (Giovanni 19,25).
Simone
Simone” ‘fratello’ di Gesù. Eusebio di Cesarea ne fornisce informazioni particolarmente utili: succedette a Giacomo nella guida della comunità di Gerusalemme;
 fu figlio di Klopa (Clèofa); soprattutto, “fu cugino (ανεψιός), come dicono (verbo femì), del Salvatore, infatti Egesippo ricorda che Clopa fu fratello di Giuseppe”(St. Eccl. 3,11,2 en).
 Le stesse informazioni sono contenute in St. Eccl. 4,22,4 en dove Eusebio cita ancora Egesippo, secondo il quale dopo il martirio di Giacomo il Giusto “Simone,
 il figlio dello zio del Signore, Klopa, fu nominato vescovo successore. Tutti lo proposero come secondo vescovo poiché era cugino (ανεψιός) del Signore”.
Giuda
Giuda, “servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo” (1,1), autore della Lettera di Giuda,
è generalmente identificato come “fratello” di Gesù.Giuda “fratello” di Gesù (Marco 6,3-4;Matteo 13,55-56).
 Eusebio di Cesarea ne parla dicendo “che si dice (verbo kalèo) fosse fratello (αδελφός) del Signore secondo la carne (κατὰ σάρκα)”.
————————————————————————————————————————————-
**********************************************************************************

I FRATELLI DI GESU’ ERANO SUOI CUGINI

2) I COSI’ DETTI FRATELLI DI GESU’ IN REALTA’ SONO SUOI CUGINI
Testimonianza di Egesippo

Egesippo (110 c.ca – 180 c.ca),  fu uno scrittore cristiano del II secolo che scrisse contro le eresie.

È venerato come santo dalla Chiesa cattolica: il martirologio romano ne riporta la commemorazione il 7 aprile.

Viene considerato il primo autore post-apostolico, probabilmente originario della Palestina e conoscitore del greco,

dell’ebraico e del siriaco. Visse a Roma durante il papato di Aniceto fino a quello di Eleuterio e sembra abbia scritto la “Storia degli Atti Ecclesiastici”.

Le sue opere sono andate perdute, a parte alcuni passaggi citati da Eusebio, che ci dice che scrisse Hypomnemata (Memorie) in cinque libri,

in uno stile semplicissimo sulla tradizione della predicazione Apostolica. Egesippo era anche conosciuto da Girolamo di Dalmazia.

I suoi scritti intendevano confutare lo gnosticismo e l’eresia di Marcione. Si riferì principalmente alla tradizione,

come parte integrante degli insegnamenti che erano stati tramandati dalla successione dei vescovi,

dando così molte informazioni sui primi vescovi che altrimenti sarebbero andate perse.

Eusebio dice che Egesippo era un ebreo convertito, poiché citava dall’ebraico, conosceva il Vangelo degli Ebrei e un Vangelo siriaco,

e citò anche delle tradizioni giudaiche non scritte. Sembra che sia stato a Corinto e a Roma,

raccogliendo di volta in volta le dottrine delle varie chiese che visitava, e accertandosi che fossero in conformità con Roma,

cosi come riporta quest’estratto: “E la Chiesa di Corinto rimase nella vera Parola finché Primus fu vescovo dei Corinti,

questi li conobbi durante il mio viaggio verso Roma, e rimasi con i Corinti per molti giorni, durante i quali fummo rinfrescati con la vera Parola.

Quando arrivai a Roma, ho scritto la successione dei vescovi fino ad Aniceto, e a Sotero Eleutero.

E in ogni successione e in ogni città tutto funziona secondo le ordinanze della Legge, e i Profeti, e il Signore”.

Egesippo racconta tante cose sui famigliari di Gesù, e svela il mistero dei così detti fratelli di Gesù.

————————————————————————————————————————————————

Dal Vangelo secondo San Matteo 13: 54-58;

Visita a Nazaret

([53]Terminate queste parabole, Gesù partì di là [54]e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva:

«Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? [55]Non è egli forse il figlio del carpentiere?

Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?

[56]E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?».

[57]E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».

[58]E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. )

———————————————————————————————————————————

Questi che sono chiamati fratelli di Gesù; Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, non sono figli di Giuseppe e Maria,

genitori di Gesù, né figli di Giuseppe con un precedente matrimonio.

—————————————————————————————————–

Secondo Egesippo, sarebbero figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, e di Maria di Cleofa una sorella, o cugina,o cognata di Maria, madre di Gesù.

Egesippo afferma, dopo aver parlato di Giacomo “fratello” di Gesù, che Simone era “ancora figlio di Clopa, zio del Signore” e “secondo cugino del Signore”,
 intendendo implicitamente Giacomo come “figlio di Clopa” e “cugino del Signore” (cit. in Eusebio, SE 4,22,4).

quindi è storico che un fratello di Gesù, Simone sia figlio di Cleopa, ora Giacomo il Giusto, si dice sia fratello a questo Simone di Cleopa, quindi i così detti fratelli di Gesù;

Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda sono figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù, quindi i così detti fratelli, sono in realtà cugini di Gesù e non fratelli.

Epistola di Giuda 1: 1, qui Giuda afferma anche di essere fratello di Giacomo.

Non ha nessun fondamento evangelico o storico che i così detti fratelli di Gesù siano suoi veri fratelli o fratellastri.

Maria madre di Gesù, non ha atri figli tranne Gesù, infatti Gesù prima di morire l’affida al suo apostolo prediletto Giovanni; Vangelo di San Giovanni 19:27;

questo non sarebe accaduto se Maria avesse altri figli. Per quanto riguarda Giuseppe non è possibile, che quando sposò Maria fosse vedovo, con figli,

né avesse un altra sposa oltre Maria, poiché Maria la madre di Gesù, doveva essere affidata ad un uomo pio e casto, degno di lei, e di Gesù, il Figlio di Dio.

Poi nei Vangeli, durante l’infanzia di Gesù, si capisce che la sua famiglia comprende solo Maria e Giuseppe, non compaiono fratellastri di Gesù,

questo accade nel tardivo e leggendario Protovangelo di Giacomo, che da studi specialistici, risulta falso, almeno riguardo storia e geografia della Palestina.

Storicamente, la testimonianza di Egesippo è la più credibile.

Quindi Maria, madre di Giacomo e Giuseppe; (V.Matteo 27:56; V.Marco15:40; V.Luca 24:10),non sarebbe Maria madre di Gesù, ma la sua perente,

Maria moglie di Cleofa; V.Giovanni 19:25.

San Gerolamo, visse in Palestina, conosceva tutto su Gesù, è stabilì che i così detti fratelli di Gesù, erano figli di Cleofa fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù.

Il più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i ‘fratelli’ erano fratelli carnali , scrive nel suo De Viri illustribus:
« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un’altra moglie,

ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »

—————————————————————————————————————————–

3) I FRATELLI DI GESU’ SONO I FIGLI DI CLEOFA
Simone è figlio di Cleofa, fratello di Giuseppe,secondo Esegippo
 Giacomo è fratello di Gesù in Galati 1,10, Egesippo dice che è figlio di Cleofa fratello di Giuseppe.
Giuda è fratello di Giacono in Giuda 1,1
—————————————————————-
Maria di Cleofa di Giovanni 19,25 è sicuro la sposa di Cleofa, fratello di Giuseppe, quindi è madre di Simone e Giacomo.
——————————————————————-
Maria di Cleofa, è la Maria detta madre di Giacomo e Giuseppe, che è presente alla crocifissione, in Matteo 27,56; in Marco 15,40;
in Luca 24, 10, infatti mentre in Giovanni presso la croce c’è Maria di Cleofa, citata come sorella ( cognata) della Madre di Gesù,
Matteo, Marco e Luca, hanno Maria di Giacomo e Giuseppe.
Quindi Maria di Cleofa, è madre di Simone, Giacomo e Giuseppe, e siccome Giuda è fratello di Giacomo, Giuda è pure suo figlio.
Quindi i fratellidi Gesù, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda,
citati in Matteo 13,55, in Marco 6,3, sono figli di Cleofa fratello di Giuseppe, e sua moglie viene chiamata Maria di Cleofa
 e cognata della madre di Gesù in Giovanni,
 e Maria di Giacomo e Giuseppe in Matteo e Marco.
—————————————————————————————————————————–
4) ALFEO NON E’ PARENTE DI GESU’

La tesi che identifica Alfeo con Cleofa, non ha alcun fondamento nelle scritture.
Questa tesi è stata inventata, per sostenere che gli Apostoli Giacomo di Alfeo
e Giuda Taddeo erano fratelli-cugini di Gesù.
Ma questa tesi è ridicola, infatti l’Apostolo Matteo si chiamava Levi figlio di Alfeo;
V.Marco 2:14. Quindi Matteo il publicano sarebbe fratello-cugino di Gesù.

Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d’Alfeo; (V.Matteo10:3 ; V.Marco 3: 18; V.Luca 6: 15 )

fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.
—————————————————————————————————————————–
TRE FRATELLI FRA GLI APOSTOLI SECONDO LA TRADIZIONE CATTOLICA
La tradizione cattolica ha identificato tre dei quattro fratelli con gli apostoli Giacomo di Alfeo, Giuda Taddeo (o di Giacomo),
Simone Zelota. Questa triplice identificazione però, che non viene chiaramente ed esplicitamente affermata dalle fonti neotestamentarie,
 non è del tutto sicura e le valutazioni degli studiosi contemporanei sono variegate: gli esegeti cattolici sono (tendenzialmente) possibilisti,
mentre quelli protestanti scindono i sei personaggi. Il problema è poi strettamente correlato con l’identificazione di Alfeo con Cleofa .
A favore dell’identificazione vi è innanzitutto l’affermazione di Gal 1,19: “degli apostoli non vidi nessun altro, se non [oppure: ma soltanto] Giacomo, il fratello del Signore”.
Il passo viene comunemente inteso e tradotto nel senso che Paolo definisce con l’epiteto apostolo Giacomo, il “fratello” del Signore.
 L’interpretazione più immediata porta a identificarlo pertanto con l’apostolo Giacomo di Alfeo.
Alcuni però (Chapmann, p. 423 n. 2; Blinzler, p. 145) interpretano il titolo in senso lato:
Giacomo, come altri personaggi neotestamentari (Paolo Rm 1,1;1Cor 1,1;Ef 1,1;Col 1,1; Barnaba At14,14;
 Andronico e Giunia Rm16,7; Sila e Timoteo 1Ts 1,1;2,6; Apollo 1Cor4,6.9) sarebbe indicato col titolo onorifico pur non facendo parte della cerchia dei dodici.
Girolamo sostiene contro Elvidio che i “fratelli” erano cugini materni di Gesù, figli di Alfeo e Maria di Cleofa, sorella di Maria madre di Gesù.
Girolamo però non identifica Alfeo con Cleofa, sebbene alcuni studiosi contemporanei, errando, hanno sostenuto che lo avesse fatto.
Nelle sue argomentazioni Girolamo non tiene conto dell’improbabilità di due sorelle con lo stesso nome e non considera le informazioni di Egesippo,
 circa Clopa (Alfeo-Cleofa) come zio paterno di Gesù.
La successiva tradizione cristiana occidentale, mentre quella orientale è stata dominata dalla teoria dei fratellastri,
 è stata segnata dall’interpretazione dei cugini di Girolamo fino all’inizio del ‘900:
Agostino (354-430);Beda (672/673–735);Pascasio Roberto (m. c.a 859); Cristiano di Stablo (m. dopo 880); Anselmo di Laon (m. 1117);
 Bruno da Segni (m. 1123); Rupert di Deutz (m. 1129/30);Zaccaria Crisopolitano (m. c.a 1155); Tommaso d’Aquino (1225-1274).
Degno di nota è un accenno di Giovanni Crisostomo che sembra sostenere, attorno al 395, la teoria dei cugini chiamando Giacomo “il figlio di Klopa,
 come fa l’evangelista”, sebbene altrove sostenga la teoria dei fratellastri figli di Giuseppe . Data l’epoca tardiva è improbabile che disponesse di una fonte privilegiata.
 Verosimilmente ha ripreso l’ipotesi dei cugini identificando, come Girolamo non fa, Cleofa con Alfeo.
L’influenza di Girolamo è possibile anche su Teodoreto da Cirro (c.a 393–457) che indica Giacomo come cugino di Gesù, figlio di Cleofa e della sorella della madre di Gesù.
Il magistero cattolico, in particolare nel Catechismo della Chiesa cattolica n. 500, si è pronunciato riaffermando l’interpretazione dei cugini ,
ma non ha espresso pareri circa l’identificazione di Cleofa-Alfeo e il legame di questi, come anche dell’ “altra Maria”,
 con la sacra famiglia. Quanto a Giacomo, il Concilio di Trento lo ha definito apostolo ed autore di Gc (Sessione 14a del 25 novembre 1551, DS 1695).
Cathopedia
———————————————————————————————————————————-
Quindi vediamo che sono interpretazioni errate, che i fratelli di Gesù fossero Apostoli, e che l’Apostolo Giacomo di Alfeo sia il fratello di Gesù.
———————————————————————————————————————————-
I NOMI DEI DODICI APOSTOLI
——————————————————————————————————————————
Matteo 10: 2-4
10:2 I nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello;
10:3 Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo d’Alfeo e Taddeo;
10:4 Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, quello stesso che poi lo tradì.
——————————————————————————————————————————-
Marco 3. 1619
3:16 Costituì dunque i dodici, cioè: Simone, al quale mise nome Pietro;
3:17 Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono;
3:18 Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo
3:19 e Giuda Iscariot, quello che poi lo tradì.
—————————————————————————
Luca 6: 14-16
6:14 Simone, che chiamò anche Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni; Filippo e Bartolomeo;
6:15 Matteo e Tommaso; Giacomo, figlio d’Alfeo, e Simone, chiamato Zelota;
6:16 Giuda, figlio di Giacomo, e Giuda Iscariota, che divenne traditore.
—————————————————————————-
Atti 1: 13
1:13 Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea,
Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.
————————————————————————–
5) I FRATELLI DI GESU’ NON ERANO FRA I DODICI APOSTOLI
I Vangeli indicano chiaramente che i fratelli parenti di Gesù non erano i suoi dodici Apostoli ;
V.Giovanni 2: 11-12, vediamo che dopo il miracolo di Cana, Gesù si reca a Cafarnao, insieme a sua Madre,
 i suoi fratelli e i suoi discepoli. Rimasero insieme molti giorni.
V.Giovanni 7:3-10, vediamo che questi parenti non hanno molta fede in Gesù, è viaggiano separatamente
da lui, che invece è sempre con i dodici  Apostoli.
 Infatti mentre Gesù è con i suoi Apostoli, vediamo che i fratelli parenti vanno a trovarlo, V.Matteo12: 46-47, V.Marco 3:21; 3: 31.
Un altro esempio, dopo l’Ascensione di Gesù, gli Apostoli pregavano insieme alle donne,e si univano
a loro anche Maria madre di Gesù e i suoi fratelli; Atti1:13-14.
Un altro esempio è in; I Corinti 9:5.
Qui sono indicati gli Apostoli separatamente dai fratelli del Signore.
E’ tanto chiaro che i fratelli parenti di Gesù non sono suoi Apostoli, e non sono compresi nei dodici.
Nelle Epistole vediamo che Pietro si presenta come Apostolo, mentre Giacomo e Giuda parenti
di Gesù, si definiscono suoi servi; Epistola di Giacomo 1: 1;
 Epistola di Giuda 1: 1, qui Giuda afferma anche di essere fratello di Giacomo.
Giuda fratello di Giacomo si riferisce agli apostoli come se si trattasse di un gruppo al quale non appartiene:
“Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. Essi vi dicevano:
Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno
secondo le loro empie passioni.” (Gd vers. 17-18)
Giacomo,  viene chiamato Apostolo; Gal 1,19: “degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore”.
 Ma anche altri personaggi neotestamentari  sono chiamati apostoli, (Paolo Rm 1,1;1Cor 1,1;Ef 1,1;Col 1,1; Barnaba At 14,14;
 Andronico e Giunia Rm16,7; Sila e Timoteo 1Ts 1,1;2,6; Apollo 1Cor4,6.9) pur non facendo parte della cerchia dei dodici.
Pietro Rossano, Vescovo e biblista, nel commento a Galati 2:9 dice: “Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo,
 detto il Maggiore, e da Giacomo di Alfeo, entrambi del collegio dei Dodici. Presiedeva con grande autorevolezza la comunità di Gerusalemme.”
Fedele Pasquero, sacerdote e biblista, sembra escludere che sia Giacomo sia Giuda (gli scrittori delle Lettere) fossero apostoli: infatti nella Introduzione alla Lettera di Giacomo scrive:
“L’autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, Giacomo 1:1.
Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d’Alfeo; (V.Matteo10:3 ; V.Marco 3: 18; V.Luca 6: 15 )

fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.
Vediamo che nella storia ecclesiastica di Eusebio viene specificato che Taddeo è uno dei 72 discepoli,
 mentre in certi apocrifi come gli Atti di Tommaso in greco, Taddeo viene scambiato per un Giuda Tommasofratello del Signore.
Comunque i Padri della chiesa credevano che Taddeo fosse l’apostolo Giuda figlio di Giacomo, infatti questo è chiaro dai Vangeli Sinottici.
 Giuda fratello del Signore si presenta nella sua lettera come fratello di Giacomo e non come suo figlio.
Molti in passato hanno attribuito a Simone lo Zelota parecchie identità, che era Natanaele, Giuda-Taddeo.
Ma ecco una prova che Simone lo Zelota non è parente del Signore; vediamo che il parente del Signore,
 Simone figlio di Cleopa, è morto crocifisso dai Romani a Gerusalemme, a 120 anni
sotto Traiano. Egesippo che racconta la sua storia non dice che era un Apostolo, uno dei dodici.
Vediamo invece che per quanto riguarda l’Apostolo Simone lo Zelota, esistono molte leggende apocrife,
che lo vogliono martire in terre lontane, secondo molte tradizioni sarebe morto martire di spadanelle regioni del Caucaso.
La Chiesa Ortodossa distingue tra Giacomo d’Alfeo e Giacomo “fratello del Signore” detto il Giusto, mentre la Chiesa Cattolica li considera la stessa persona. La seconda interpretazione vede in Giacomo uno dei membri del collegio dei Dodici, la prima lo pone invece all’esterno.
La Chiesa d’Oriente distingue tuttora tra l’apostolo e il vescovo di Gerusalemme, sulla base di una tradizione introdotta da scritti pseudoclementini (Ipotiposi, VI),
 tra la fine del II e l’inizio del III secolo e seguita in particolare da Eusebio di Cesarea e Giovanni Crisostomo,
 ma non da altri numerosi Padri greci;
 mentre per la Chiesa d’Occidente il Concilio di Trento ha affermato l’identità dell’uno con l’altro.
Analisi a cura del Centro Anti-Blasfemia
****************************************************************************************************************************************************************
 6) IL TERMINE ADELFOS NELLA BIBBIA
Anche l’esegesi storico-critica moderna ha ribadito che dietro il termine greco del Nuovo Testamento per fratello,
 “adelfòs”, c’è l’aramaico “aha” e l’ebraico “ah” e questi termini possono significare sia il fratello, sia il cugino, sia il nipote, sia l’alleato,
 ma anche il membro della stessa tribù, il discepolo, ed anche il “prossimo” in generale, sempre che appartenente alla stessa città o nazione.
 Nell’ebraico moderno, ancora oggi, non esiste un termine per distinguere il fratello dal cugino e quindi gli israeliani devono ricorrere ad espressioni del tipo:
 “figlio della stessa madre” (o dello stesso padre). Nell’Antico Testamento sono innumerevoli i casi in cui la parola fratello, in ebraico “ah”,
è usata per indicare le parentele o i legami più svariati. Nella Genesi Abramo chiama il nipote Lot “fratello” (Gn 13, 8) e così anche Labano fa col nipote Giacobbe (Gn 29, 15).
Anche Paolo usa spessissimo il termine “fratello” per indicare una comunanza spirituale o un legame che non è quello carnale e familiare.
Il noto biblista Gianfranco Ravasi considera l’espressione “fratelli del Signore” che troviamo in Atti 1, 14, oppure in 1 Corinzi 9, 5,
come la designazione di un gruppo ben definito, ossia i cristiani di origine giudaica legati al clan nazaretano di Cristo
(sarebbe la setta nominata da Paolo in Atti 24, 14 e che Gesù stesso, in Gv 20, 17, avverte della sua risurrezione mandando loro Maria di Magdala).
***************************************************************************************************************************************************************
7) DIBATTITO NEI PRIMI SECOLI SUI FRATELLI DI GESU’
Il riferimento all’espressione “fratelli di Gesù” fu utilizzato, a partire dalla seconda metà del IV secolo, in relazione al dogma della perpetua verginità di Maria.
Le comunità che svilupparono questa teoria, contrassegnate successivamente come eretiche dai Padri della Chiesa, sostenevano l’esistenza di veri fratelli carnali di Gesù,
quindi figli di Maria. Tertulliano fu verosimilmente tra i primi autori a mettere in discussione la perpetua verginità di Maria, madre di Gesù,
ed è citato da vari autori moderni come un probabile o “aperto” sostenitore dell’esistenza dei fratelli di Gesù. Tuttavia dalla traduzione delle sue opere Contro Marcione,
La carne di Cristo, Sulla monogamia, Sulla velazione delle vergini, non si ravvisano espliciti riferimenti ai fratelli di Gesù intesi come figli di Maria,
 il che lascia supporre che la diatriba non sorse prima della seconda metà del IV secolo. Tra le prime predicazioni che confutavano la verginità di Maria attribuendole altri figli,
appunto fratelli di Gesù, si ricorda infatti quella di Eunomio, vescovo di Cizico ed uno dei principali esponenti dell’arianesimo che, nel 360,
riconosceva a Gesù fratelli e sorelle carnali incontrando la confutazione teologica di San Basilio prima e di sant’Epifanio dopo.
Altro esponente vicino all’arianesimo che sostenne la tesi dei fratelli di Gesù fu Elvidio, classificato tra gli eretici da Sant’Agostino,
 la cui predicazione, partendo dall’assunto che Maria aveva avuto parecchi figli, intendeva dimostrare che la verginità non è superiore al matrimonio,
e che quindi Maria andrebbe lodata anche come “madre di famiglia esemplare”.
 La confutazione delle tesi di Elvidio avvenne, tra gli altri, ad opera di San Girolamo,
 che rispose  a Elvidio, per cui i ‘fratelli’ erano fratelli carnali.
 San Girolamo scrive nel suo De Viri illustribus:
« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un’altra moglie,
 ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »
Sempre nel IV secolo Bonoso, vescovo Naisso, negò la perpetua verginità di Maria, madre di Gesù, incontrando l’opposizione di sant’Ambrogio,
 il quale scrisse nel merito anche una lettera ai vescovi dell’Illiria. Successivamente Gioviniano rilanciò le stesse argomentazioni e fu contrastato da sant’Ambrogioe da Agostino.
Successivamente alla contestazione degli eretici, l’interpretazione dei “fratelli di Gesù” come cugini restò dominante nella Chiesa occidentale a partire dalla fine del IV secolo .
Cassiodoro (485-580) considera questa interpretazione come acquisita, e i teologi del Medioevo la accolsero con poche eccezioni,
alcuni,nel Seicento, argomentarono che Giacomo il Giusto non era la stessa persona di Giacomo figlio di Alfeo,
 ma non sembra avessero elaborato una teoria chiara e completa sui fratelli di Gesù.
———————————————————————————————————————————-
8)I FRATELLI DI GESU’ SECONDO LE DIVERSE CHIESE CRISTIANE
Nel credo originario cattolico e ortodosso, Maria soltanto viene considerata genitrice di sangue, esprimendo la verità di fede della Verginità perpetua di Maria,
Giuseppe solo un padre putativo, e il resto come parenti stretti, come fratellastri o cugini. Secondo l’impostazione protestante,
i desposini comprendono sua madre Maria, suo cugino Giovanni Battista (Luca), e i suoi possibili fratelli. Nel credo ebionita,
Giuseppe fu considerato come padre biologico di Gesù[senza fonte].
I cristiani danno interpretazioni divergenti di su quali potessero essere i rapporti tra i membri della famiglia di Gesù nominati in 13:55 e 6:3.
La Chiesa Cristiana d’Oriente, seguendo Eusebio e Sant’Epifanio, ritiene che essi fossero figli di Giuseppe avuti da una (non tramandata) prima moglie.
All’interno della Chiesa Cattolica Romana, molti concordano che essi fossero cugini di Gesù, figli dell’altra Maria, moglie di Cleopa,
quelli appunto menzionati sulla base di 15:40, 16:1, 19:25 e 1. Egesippo disse che Clopa era il fratello di Giuseppe, e Simone era cugino di Gesù.
 I simboli di fede originali concordano con la tradizione secondo la quale Maria rimase perpetuamente vergine, non avendo pertanto altri figli biologici prima o dopo Gesù.
Mentre i riformati Lutero, Calvino e Zwingli così come dal fondatore del Metodismo Wesley, hanno affermato la verginità perpetua di Maria,
 la maggior parte dei Protestanti del XXI secolo ritiene che questi familiari fossero figli biologici di Maria e Giuseppe.
Con la Riforma Protestante l’interpretazione sui fratelli carnali di Gesù riemerse, ma non subito. I primi riformati infatti mantennero la tradizionale,
 posizione della Chiesa Cattolica e quindi di San Girolamo, con le sole eccezioni di Ugo Grozio (che preferiva la soluzione dei fratellastri di Epifanio in auge nella Chiesa orientale)
e Hammond (1660). Fu quindi nel XVIII secolo che l’interpretazione dei fratelli di Gesù come cugini fu messa in discussione dai riformati,
che riproposero la teoria di Elvidio dei fratelli carnali , fino ad arrivare a Theodor Zahn. Quasi tutte le chiese del variegato mondo protestante
 e dei Testimoni di Geova avallano questa posizione.
———————————————————————————————————————————
9) IL DIBATTITO NELL’ESEGESI MODERNA
Secondo il biblista francese Frédéric Manns, “solo Gesù nei vangeli è detto figlio di Maria”, e i cosiddetti fratelli di Gesù “non vengono mai chiamati figli e figlie di Maria”.
 Lo stesso autore sottolinea come “Gesù non avrebbe mai affidato sua madre a Giovanni ai piedi della croce se avesse avuto altri fratelli di sangue”.
Inoltre se Maria avesse avuto altri figli “non avrebbe mai potuto lasciare i suoi per stabilirsi coi discepoli”. Probabilmente, conviene Manns,
i “fratelli di Gesù” erano “figli di una Maria che non era la madre di Gesù”.
Sulla stessa posizione il teologo Francesco Trisoglio, secondo cui i “fratelli di Gesù” sarebbero i figli di Cleopa, fratello di San Giuseppe e, poiché Giuseppe morì presto,
 “Maria e Gesù si unirono alla famiglia del parente più prossimo”, i cui figli, “cresciuti insieme a Gesù, furono naturalmente dalla popolazione chiamati fratelli
e sorelle anche perché in aramaico mancava un termine proprio per indicare i cugini”.
Anche il teologo belga Jean Galot ha preso posizione nel dibattito: secondo questo autore “se i fratelli di Gesù non fossero stati dei cugini avrebbero dovuto essere più giovani di Gesù”,
 in quanto il vangelo lo definisce primogenito, mentre “si consta che essi si comportano da fratelli maggiori soprattutto quando esprimono l’intenzione di ricondurre a casa Gesù (Mc 3,21.21-35)”. Galot sottolinea come Gesù è chiamato “il figlio di Maria” come se ve ne fosse uno solo (Mc 6,3), e “due dei fratelli, Giacomo e Simone,
sono figli di un’altra Maria (Mt 27,56 e Mc 15,40)”. Per Galot è probabile che Maria madre di Giacomo e Giuseppe sia identica a Maria moglie di Cleofa (Gv 19,25):
ella era cognata di Maria madre di Gesù, “infatti, secondo le informazioni fornite da Egesippo, bene al corrente della tradizione di Gerusalemme, Cleofa era il fratello di Giuseppe. Giacomo e Giuseppe sarebbero quindi cugini di Gesù, e sembra probabile che Simone e Giuda appartengano alla stessa famiglia benché non si possa avere certezza su questo punto”.
Per Roberto Coggi, teologo domenicano, “che i fratelli di Gesù siano cugini risulta da numerosi indizi”, e cita, tra gli altri, il fatto che “i fratelli risultano formare un gruppo numeroso:
in 13,55 si parla di 4 fratelli e di ‘tutte le sue sorelle’. L’espressione ‘tutte’, come fa notare San Girolamo, si dice solo di una moltitudine”. Coggi sottolinea che Giacomo e Giuseppe “fratelli di Gesù” (Mt 13,55) “sono figli di una Maria discepola di Cristo (Cfr Mt 27,56) la quale è designata in modo significativo come ‘l’altra Maria’ (Cfr. Mt 28,1)”.
Tra gli autori, i biblisti e gli esegeti russi, o comunque riconducibili al mondo degli ortodossi, trova invece ampio riscontro la tesi di Epifanio,
secondo cui Giuseppe, padre di Gesù, ebbe almeno 6 figli in un suo precedente matrimonio. Tra gli autori russi che si ritrovano su questa posizione si ricordano Bieliaev,
il vescovo Alexis Novoslov, Jaroscevsky, Glubokovsky, Orlin ed altri.
****************************************************************************************************************************************************************
Dal Centro Anti-Blasfemia
CENTRO-ANTI-BLASFEMIA
Questa pagina è gestita da storici e biblisti cristiani, i Vangeli specialmente dopo la scoperta di papiri risalenti alla fine del I secolo d.C.
 sono documenti molto storici, quello che c’è scritto nel Nuovo Testamento, e poi riscritto dai Padri della chiesa,
risulta essere totalmente vero e attendibile, poi la storia conferma ogni cosa, già il 60 d.C.
esistevano le prime chiese nel Medio Oriente in Turchia e Grecia,
 anche a Roma, e già il 64 d.C. ci furono i primi martiri cristiani. Quindi non si tratta di leggende ma di storia,
 poi se i primi cristiani si facevano uccidere per non negare la divinità di Gesù, è perché questa era realtà e non racconti fantastici,
 nessuno si farebbe uccidere per una favola!

dicembre 19, 2019

ROMA: AL MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA ESPOSTO UN’OPERA PORNO-PEDOFILA DI UNA BLASFEMIA SATANICA CONTRO IL SIGNORE GESU’

Risultati immagini per MACRO MUSEO CONTEMPORANEO ROMA
 
MACRO MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA
—————————————————————————————
 
 
TWEET

 

Giorgia Meloni 🇮🇹 ن

@GiorgiaMeloni

Raggi rimuova questo schifo esposto al Museo di arte contemporanea di Roma. Non riesco a capacitarmi di come qualcuno abbia potuto autorizzare questo scempio dentro un museo comunale. Questa vergogna deve sparire subito, i responsabili siano sanzionati.

——————————————————————————
 

IL MANIFESTO CON GESÙ PEDOFILO A ROMA: PROVATECI CON MAOMETTO

VOX NEWS.INFO
16 12 2019

Gesù con una evidente erezione davanti a un bambino inginocchiato, e la scritta “Ecce homo”, con sotto in piccolo: “Erectus”. È il manifesto choc comparso al museo Macro Roma nell’ambito di una serie di poster affissa all’esterno del polo. Del resto accanto ad un altro manifesto altrettanto stupido sui morti nel Mediterraneo.

“Il manifesto affisso all’esterno del Macro di Roma, Museo di arte contemporanea della Capitale, è di una vergogna inaudita”, è la denuncia di Fratelli d’Italia che arriva con un nota congiunta di Fabrizio Ghera, capogruppo del partito alla Regione Lazio, e Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio.

“Stamane, recandoci sul posto abbiamo notato un’immagine volgare che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo. È inaccettabile che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città – peraltro con fondi pubblici – e frequentato anche da famiglie. Come Fratelli d’Italia chiediamo alla sindaca Raggi di far rimuovere urgentemente la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”.

https://voxnews.info/2019/12/16/il-manifesto-con-gesu-pedofilo-a-roma-provateci-con-maometto/?fbclid=IwAR2vOv0c0OGPcJkHIMzHLBnPVxOPZOxO_ymsl5mGdbq-wV1C2n1USR0beJI

 
————————————————————————————————————
 
IL TEMPO.IT
17 DICEMBRE 2019
 
Il poster su Gesù al Macro e la provocazione che diventa blasfemia di Pietro De Leo
 
 
Gesù eccitato con un bambino. Bufera sul Macro per un manifesto blasfemo
La denuncia di Fratelli d’Italia: vergogna, la Raggi intervenga
 
Gesù con una evidente erezione davanti a un bambino inginocchiato, e la scritta “Ecce homo”, con sotto in piccolo: “Erectus”. È il manifesto choc comparso al museo Macro Roma nell’ambito di una serie di poster affissa all’esterno del polo. Una messaggio che molti hanno giudicato blasfemo e offensivo.
 
Gesù con una evidente erezione davanti a un bambino inginocchiato, e la scritta “Ecce homo”, con sotto in piccolo: “Erectus”. È il manifesto choc comparso al museo Macro Roma nell’ambito di una serie di poster affissa all’esterno del polo. Una messaggio che molti hanno giudicato blasfemo e offensivo.
“Il manifesto affisso all’esterno del Macro di Roma, Museo di arte contemporanea della Capitale, è di una vergogna inaudita”, è la denuncia di Fratelli d’Italia che arriva con un nota congiunta di Fabrizio Ghera, capogruppo del partito alla Regione Lazio, e Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio. “Stamane, recandoci sul posto abbiamo notato un’immagine volgare che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo. È inaccettabile che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città – peraltro con fondi pubblici – e frequentato anche da famiglie. Come Fratelli d’Italia chiediamo alla sindaca Raggi di far rimuovere urgentemente la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”.
 
MACRO, GHERA-DE PRIAMO (FDI): “RAGGI FACCIA RIMUOVERE MANIFESTO BLASFEMO GESÙ ESPOSTO AL MUSEO”
 
“Il manifesto affisso all’esterno del Macro di Roma, Museo di arte contemporanea della Capitale, è di una vergogna inaudita. Stamane, recandoci sul posto abbiamo notato un’immagine volgare che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo. E’ inaccettabile che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città – peraltro con fondi pubblici – e frequentato anche da famiglie. Come Fratelli d’Italia chiediamo alla sindaca Raggi di far rimuovere urgentemente la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”.
La polemica sta già infiammando i social a pochi giorni dal Natale in uno dei musei più apprezzati dai turisti in visita nella Capitale.
 
E pensare che già due anni fa gli stessi manifesti blasfemi erano spuntati alle pensiline Atac. In quella circostanza era stato denunciato uno street artist romano di 28 anni rintracciato dagli agenti della Digos e denunciato per “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio” e “affissione abusiva di manifesti”. Come dire l’amministrazione comunale ci ricasca…
 
 
——————————————————————————————————————–
 
ROMA CI RICASCA Gesù eccitato con un bambino. Bufera sul Macro per un manifesto blasfemoLa denuncia di Fratelli d’Italia: vergogna, la Raggi intervenga 16 DICEMBRE 2019 Gesù con una evidente erezione davanti a un bambino inginocchiato, e la scritta “Ecce homo”, con sotto in piccolo: “Erectus”. È il manifesto choc comparso al museo Macro Roma nell’ambito di una serie di poster affissa all’esterno del polo. Una messaggio che molti hanno giudicato blasfemo e offensivo. Il manifesto affisso all’esterno del Macro di Roma, Museo di arte contemporanea della Capitale, è di una vergogna inaudita”, è la denuncia di Fratelli d’Italia che arriva con un nota congiunta di Fabrizio Ghera, capogruppo del partito alla Regione Lazio, e Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio. “Stamane, recandoci sul posto abbiamo notato un’immagine volgare che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo. È inaccettabile che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città – peraltro con fondi pubblici – e frequentato anche da famiglie. Come Fratelli d’Italia chiediamo alla sindaca Raggi di far rimuovere urgentemente la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”. La polemica sta già infiammando i social a pochi giorni dal Natale in uno dei musei più apprezzati dai turisti in visita nella Capitale. E pensare che già due anni fa gli stessi manifesti blasfemi erano spuntati alle pensiline Atac. In quella circostanza era stato denunciato uno street artist romano di 28 anni rintracciato dagli agenti della Digos e denunciato per “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio” e “affissione abusiva di manifesti”. Come dire l’amministrazione comunale ci ricasca…
 

MACRO, GHERA-DE PRIAMO (FDI): “RAGGI FACCIA RIMUOVERE MANIFESTO BLASFEMO GESÙ ESPOSTO AL MUSEO”

“Il manifesto affisso all’esterno del Macro di Roma, Museo di arte contemporanea della Capitale, è di una vergogna inaudita. Stamane, recandoci sul posto abbiamo notato un’immagine volgare che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo. E’ inaccettabile che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città – peraltro con fondi pubblici – e frequentato anche da famiglie. Come Fratelli d’Italia chiediamo alla sindaca Raggi di far rimuovere urgentemente la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”.

 
 
————————————————————————————————————-
IL GIORNAL.IT
16 12 2019
BIANCA ELISI

Manifesto choc al Macro, Gesù ha un’erezione davanti a un bimbo

Al museo Macro di via Nizza sono riapparsi i manifesti “Ecce Homo” che raffigurano Gesù in preda a un’erezione davanti a un bimbo inginocchiato

C’era una volta l’arte sacra, c’erano i Caravaggio, i Michelangelo e i Raffaello. C’erano opere capaci di coniugare bellezza e riflessione.

Oggi, invece, l’iconografia religiosa è diventata appannaggio di un esercito writer in cerca di popolarità. E allora, se la filosofia è quella del “purché se ne parli”, tutto diventa lecito. Anche raffigurare Gesù Cristo in preda a un’erezione davanti a un bimbo inginocchiato. L’ennesima profanazione artistica accade nella Capitale. È affissa in bella mostra su una delle vetrate esterne di un museo comunale: il prestigioso Macro di via Nizza.

A denunciare l’accaduto sono gli esponenti di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera e Andrea De Priamo, rispettivamente capogruppo in Regione Lazio e in Consiglio comunale. “Stamane abbiamo notato quell’immagine volgare – raccontano i due in una nota – che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo”. Proprio così. Sotto alla scritta “Ecce Homo” campeggia la squallida rappresentazione del Messia pedofilo. Più sotto, per chiarire meglio il concetto, si legge ancora la parola “Erectus”. “È inaccettabile – tuonano i due esponenti di Fratelli d’Italia – che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città, peraltro con fondi pubblici, e frequentato anche da famiglie”. “Questa vergogna – concludono – deve sparire subito e i responsabili siano sanzionati”.

Una richiesta rilanciata anche da Giorgia Meloni, che al sindaco Virginia Raggi ha chiesto di attivarsi con urgenza per rimuovere “la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”. Alla fine a censurare il manifesto ci ha pensato direttamente la società che gestisce il polo museale e che era all’oscuro di tutto. L’Azienda Speciale Palaexpo ha fatto sapere che “si dissocia dal messaggio del manifesto e comunica che lo stesso è stato rimosso”. Battendo così sul tempo chi stava pensando di ricorrere al fai-da-te. Come i cattolici del movimento politico Militia Chirsti, che dal loro account Twitter avevano ventilato l’ipotesi di una discesa in campo. “Il manifesto schifosamente blasfemo – si legge nel tweet dei cattolici oltranzisti – lo dobbiamo andare a togliere noi?”.

Manifesti identici a quelli finiti nell’occhio del ciclone in queste ore erano già apparsi a Roma. Qualcuno li aveva affissi nel luglio del 2017 su alcune pensiline dell’autobus. All’epoca la dinamica dei fatti fu la medesima. Anche la municipalizzata dei trasporti capitolina, infatti, si era dichiarata totalmente estranea alla vicenda, catalogandola come un “atto vandalico”

http://www.ilgiornale.it/news/roma/manifesto-choc-macro-ges-erezioni-davanti-bimbo-ginocchio-1799984.html

—————————————————————————————————————–

Manifesti blasfemi a Roma. Sulle pensiline Atac della capitale d’Italia, infatti, questa mattina sono apparse delle pubblicità che ritraggono un Gesù “pedofilo” – con tanto di erezione – e Maria “Immacolata concezione… in vitro”, incinta grazie all’utero in affitto. Ignoti gli autori del gesto – Leggi l’articolo

FRANCESCO BOEZI 1 07 2017

http://www.ilgiornale.it/gallery/manifesti-blasfemi-su-ges-e-maria-roma-1415351.html

——————————————————————————————————————-

LIBERO QUOTIDIANO.IT

16 12 2019

Vittorio Feltri contro il manifesto apparso a Roma: “Gesù raffigurato come un pedofilo, uno scempio”

Al Museo di arte contemporanea di Roma spunta un dipinto raffigurante Gesù pedofilo. A denunciare quanto accaduto ci ha pensato Vittorio Feltri che sul suo profilo Twitter ha cinguettato: “Nel museo capitolino espongo una opera d’arte raffigurante Gesù pedofilo. Nulla di più rivoltante. Cristo può non piacere ma trattarlo come uno sporcaccione non è una provocazione bensì un oltraggio per tutti i fedeli”. 
 

A scagliarsi contro la Capitale anche Giorgia Meloni: “Virginia Raggi rimuova questo schifo esposto al Museo di arte contemporanea di Roma – anche lei, indignata come il direttore di Libero -. Non riesco a capacitarmi di come qualcuno abbia potuto autorizzare questo scempio dentro un museo comunale. Questa vergogna deve sparire subito, i responsabili siano sanzionati”. La raffigurazione è a dir poco vergognosa. Qui Gesù viene dipinto con una evidente erezione davanti a un bambino inginocchiato, e la scritta “Ecce homo”, con sotto in piccolo: “Erectus”. Insomma, l’ennesimo manifesto provocatorio nei giorni prima di Natale. 

https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/13545084/vittorio-feltri-manifesto-cristo-pedofilo-roma-museo-schifo.html
———————————————————————————————————————–
QUESTO MANIFESTO PORNO-PEDOFILO CONTRO GESU’ ERA GIA’ APPARSO NEL 2017 E FU RIMOSSO
DENUNCIATO UN STREET ARTIST
E pensare che già due anni fa gli stessi manifesti blasfemi erano spuntati alle pensiline Atac. In quella circostanza era stato denunciato uno street artist romano di 28 anni rintracciato dagli agenti della Digos e denunciato per “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio” e “affissione abusiva di manifesti”. Come dire l’amministrazione comunale ci ricasca…
https://www.iltempo.it/roma-capitale/2019/12/16/news/manifesto-blasfemo-museo-macro-roma-gesu-erezione-bambino-foto-1256327/
——————————————————————————————————————–
L’ATAC ESTRANEA AI FATTI
Manifesti identici a quelli finiti nell’occhio del ciclone in queste ore erano già apparsi a Roma. Qualcuno li aveva affissi nel luglio del 2017 su alcune pensiline dell’autobus. All’epoca la dinamica dei fatti fu la medesima. Anche la municipalizzata dei trasporti capitolina, infatti, si era dichiarata totalmente estranea alla vicenda, catalogandola come un “atto vandalico”
————————————————————————————————————
Manifesti blasfemi a Roma. Sulle pensiline Atac della capitale d’Italia, infatti, questa mattina sono apparse delle pubblicità che ritraggono un Gesù “pedofilo” – con tanto di erezione – e Maria “Immacolata concezione… in vitro”, incinta grazie all’utero in affitto. Ignoti gli autori del gesto – Leggi l’articolo
——————————————————————————————————————-
IL MANIFESTO E’ STATO RIMOSSO
 L’Azienda Speciale Palaexpo ha fatto sapere che “si dissocia dal messaggio del manifesto e comunica che lo stesso è stato rimosso”. 
Una richiesta rilanciata anche da Giorgia Meloni, che al sindaco Virginia Raggi ha chiesto di attivarsi con urgenza per rimuovere “la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”. Alla fine a censurare il manifesto ci ha pensato direttamente la società che gestisce il polo museale e che era all’oscuro di tutto. L’Azienda Speciale Palaexpo ha fatto sapere che “si dissocia dal messaggio del manifesto e comunica che lo stesso è stato rimosso”. Battendo così sul tempo chi stava pensando di ricorrere al fai-da-te. Come i cattolici del movimento politico Militia Chirsti, che dal loro account Twitter avevano ventilato l’ipotesi di una discesa in campo. “Il manifesto schifosamente blasfemo – si legge nel tweet dei cattolici oltranzisti – lo dobbiamo andare a togliere noi?”.
———————————————————————————————————–

Roma. Rimosso manifesto blasfemo su Gesù. E il Macro si scusa

AVVENIRE.IT
17 12 2019
È stato tolto il manifesto gravemente blasfemo verso la figura di Gesù che ieri era collocato nel Museo di arte contemporanea (Macro) di Roma e che ha provocato scandalo e indignazione
 
————————————————————————————————————————
IL MANIFESTO E’ TALMENTE BLASFEMO E RIPUGNANTE CHE NON ABBIAMO AVUTO IL CORAGGIO DI POSTARLO
CHI LO VUOLE VEDERE  LOVEDA DALLE FONTI QUI RIPORTATE!
A CURA DEL CENTRO CONTRO I ROMANZI E I FILM BLASFEMI
 

dicembre 10, 2019

GESU’ AMMAESTRA I DISCEPOLI DA VANGELO SECONDO SAN LUCA

Risultati immagini per GESU' AMMAESTRA INSEGNA

 
 
 
 
PRIMA PARTE
 
 LUCA 6: 12-49;
 
12 In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. 13 Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: 14 Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15 Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, 16 Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
17 Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18 che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19 Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21 Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24 Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25 Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
27 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi.
36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
39 Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? 40 Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. 41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
43 Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45 L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
46 Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? 47 Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48 è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49 Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».
 
 
 


SECONDA PARTE 
 
LUCA 12:1-59;  13:1-9;
 
LUCA 12:1-59;
 

1 Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. 2 Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3 Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4 A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. 5 Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. 6 Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7 Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8 Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9 ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10 Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11 Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; 12 perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16 Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21 Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».
22 Poi disse ai discepoli: «Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. 23 La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24 Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! 25 Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 26 Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? 27 Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28 Se dunque Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? 29 Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: 30 di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31 Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33 Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. 34 Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35 Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; 36 siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. 37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39 Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate».
41 Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l’amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44 In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
49 Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! 50 C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
51 Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52 D’ora innanzi in una casa di cinque persone 53 si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e figlio contro padre,
madre contro figlia e figlia contro madre,
suocera contro nuora e nuora contro suocera».
54 Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 55 E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. 56 Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?
57 E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? 58 Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione. 59 Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

LUCA 13: 1-9;

1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
6 Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8 Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9 e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai».

***************************************************************************

BIBBIA CEI

A CURA DI GLI INSEGNAMENTI DI GESU’

https://sites.google.com/site/gliinsegnamentidigesu/home/gesu-ammaestra-i-discepoli-da-vangelo-secondo-san-luca

DAL VANGELO DI MARCO: CHE COSA VUOI CHE TI FACCIA?

Filed under: CULTURA CRISTIANA, vangelo — Tag:, , , , , — mirabilissimo100 @ 7:37 am


Che cosa vuoi che io ti faccia?Vangelo di Marco – Episodio 31

 
 
Poi giunsero a Gerico. E come Gesù usciva da Gerico con i suoi discepoli e con una gran folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco mendicante, sedeva presso la strada. Udito che chi passava era Gesù il Nazareno, si mise a gridare e a dire: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!» E molti lo sgridavano perché tacesse, ma quello gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!» E chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio, àlzati! Egli ti chiama». Allora il cieco, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.  E Gesù, rivolgendosi a lui, gli disse: «Che cosa vuoi che ti faccia?» Il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io ricuperi la vista». Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». In quell’istante egli ricuperò la vista e seguiva Gesù per la via.
(Marco 10:46-52  – La Bibbia)
 
Risultati immagini per GESU' CIECO BARTIMEO ICONA
 

Quel giorno a Gerico c’era molta confusione. Doveva esserci qualcuno di importante in città. Anche un cieco come Bartimeo se ne era accorto e si era probabilmente informato.

Bartimeo era cieco e faceva il mendicante per sopravvivere. Come facevano molti mendicanti egli stendeva un mantello sulla strada e vi si sedeva sopra nella speranza che i passanti gli dessero qualcosa. Ma quel giorno a Gerico, tra i passanti, c’era una persona speciale, c’era Gesù il Nazareno.  Ma Bartimeo aveva capito che quell’uomo non era semplicemente Gesù di Nazaret, ma era il Re dei Re, il Messia promesso ad Israele. Lo comprendiamo dal fatto che egli si rivolgesse a Gesù chiamandolo figlio di Davide, un termine che si riferiva proprio al Messia!

Quell’uomo non aveva la vista e aveva solo sentito parlare delle opere che Gesù aveva fatte, eppure lo aveva riconosciuto come il Messia di Israele, qualcosa che molti suoi contemporanei non erano riusciti a vedere nonostante avessero visto con i propri occhi i miracoli di Gesù!

Le persone intorno a lui addirittura lo sgridavano perché tacesse. Ma Bartimeo aveva capito che quella era un’occasione unica, un’occasione da prendere al volo per dare una svolta alla sua vita. Egli sapeva dentro di sé che Gesù poteva davvero aiutarlo, in sostanza egli aveva fede in Gesù! Così gridò ancora più forte per farsi notare e Gesù non fu indifferente a quel grido.

“Chiamatelo!”. Gesù voleva incontrare quell’uomo la cui voce si era fatta sentire tra la folla. Chissà quante persone c’erano e quante voci si alzavano intorno a Gesù, eppure il Signore non poté fare a meno di udire quella precisa richiesta di aiuto: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”.

Bartimeo era riuscito nell’intento di farsi notare e per la gioia balzò in piedi liberandosi del mantello che fino a quel momento aveva utilizzato per chiedere l’elemosina. Gesù non aveva ancora fatto nulla per lui, eppure qualcosa nel cuore di quell’uomo gli diceva che quel mantello non gli sarebbe servito più. Ho la sensazione che in quel momento Bartimeo sapesse già che la sua vita da mendicante stava per finire. Che grande fede aveva quell’uomo!

“Che cosa vuoi che io ti faccia?” Ecco la domanda che avrebbe messo in luce la fede di Bartimeo. Altri mendicanti al suo posto avrebbero potuto accontentarsi di chiedere l’elemosina a quell’uomo che diceva di essere il Re d’Israele, poi sarebero tornati al loro mantello lungo la strada e avrebbero continuato a mendicare per tutto il resto della loro vita. Ma Bartimeo aveva le idee chiare e si rivolse a Gesù chiamandolo questa volta, Rabbunì, una parola che si potrebbe tradurre con “maestro”. “Fa che io ricuperi la vista”. Sì, Bartimeo stava chiedendo una cosa che normalmente nessun cieco chiederebbe. Ma Bartimeo aveva fede in Gesù e aveva capito che , se c’era qualcuno che poteva aiutarlo a ricuperare la vista, quello era proprio Gesù di Nazaret.

«Va’, la tua fede ti ha salvato». In un istante quell’uomo ricuperò la vista come aveva chiesto.  Gesù aveva apprezzato la fede di quell’uomo e aveva risposto positivamente alla sua richiesta.

“Che cosa vuoi che io ti faccia?”. Pochi versetti prima nel vangelo di Marco,  Gesù aveva fatto una domanda analoga a due dei suoi discepoli, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che gli si erano avvicinati per fargli una richiesta.

In quell’occasione i due discepoli si erano preoccupati della loro posizione futura nel regno di Dio e gli avevano chiesto di poter occupare i posti alla sua destra e alla sua sinistra nella sua gloria. Ovviamente Gesù non aveva risposto positivamente alla loro richiesta.  Quanto avevano da imparare Giovanni e Giacomo, ma anche gli altri discepoli, da quel cieco di Gerico! E quanto ha da imparare ciascuno di noi…

Che cosa vogliamo che Gesù faccia per noi? Giacomo e Giovanni si aspettavano che Gesù desse loro una posizione di prestigio.  Molti di noi si aspettano un aiuto economico da parte di Gesù o si aspettano che ci aiuti a risolvere i nostri piccoli o grandi problemi quotidiani. Qualcuno forse si aspetta che Gesù lo aiuti nella malattia. Talvolta il Signore risponde anche a queste nostre richieste ma la nostra vita continua poi come se nulla fosse accaduto. Ma quanti di noi si aspettano che Gesù cambi completamente la nostra vita?

Bartimeo, dopo la guarigione fisica, seguiva Gesù per la via, un modo per dire che era diventato discepolo di Gesù. Al di là della guarigione fisica, Bartimeo aveva trovato qualcosa di ben più importante, qualcosa che aveva dato significato alla sua vita, la presenza di Gesù.

Pensate un po’ cosa sarebbe accaduto a quell’uomo se avesse ascoltato le voci della folla che lo invitava a stare zitto. Pensate cosa sarebbe successo se avesse messo da parte la sua fede in Gesù per ascoltare la gente che lo invitava a mettersi da parte. Sarebbe rimasto cieco per tutta la vita, ma soprattutto avrebbe perso l’occasione di seguire Gesù.

Bartimeo non ascoltò la folla e ripose tutta la propria fede in Gesù, e da quel momento la sua vita cambiò.  Certamente la sua vita fu diversa perché non era più cieco ma soprattutto la sua vita fu diversa perché poteva stare con Gesù- E tu cosa hai chiesto a Gesù quando egli ti ha rivolto la sua chiamata dicendoti: “Che cosa vuoi che io ti faccia?”.  Oggi Gesù non va in giro  fisicamente per le strade a fare questa domanda eppure attraverso la predicazione della sua parola,  viene un momento della nostra vita in cui ognuno di noi sente quella chiamata. Quando ho sentito quella domanda,  io gli ho chiesto di perdonare i miei peccati e di darmi la vita eterna che egli ha promesso a tutti coloro che credono in Lui. So che lui ha risposto positivamente alla mia preghiera e da quel giorno io lo seguo proprio come Bartimeo. E tu? Hai colto l’occasione di seguire Gesù?  Sei andato a Gesù nonostante tutti, intorno a te, ti scoraggiassero dal farlo?  Se lo hai fatto, converrai con me, che quello è stato il giorno più bello della tua vita, quello in cui Gesù ti ha salvato, e ti ha dato la vita eterna che nessuno ti potrà mai togliere.

CONTINUA NELLA PAGINA

https://oggi.incristo.net/che-cosa-vuoi-che-io-ti-faccia/

novembre 24, 2019

GESU’ DIO E CREATORE

Filed under: GESU' CRISTO — Tag:, , — mirabilissimo100 @ 12:58 PM
 
****************************************************************

Giovanni 1: 1-18;

1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:

GESU’ CREATORE
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.

GESU’ CREATORE
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
12 A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

Giovanni 14:9-10;

9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.

Colossesi 1: 15-20;

15 Egli è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;

GESU’ CREATORE
16 poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
17 Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
18 Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose.
19 Perché piacque a Dio
di fare abitare in lui ogni pienezza
20 e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.

Colossesi 2:8-10;


8 Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo; 9 perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità; 10 e voi avete tutto pienamente in lui, che è il capo di ogni principato e di ogni potenza;

1Corinzi 1: 23-24;

23 noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; 24 ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.

1Corinzi 1:30;

Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione;

1Corinzi 8:6;

tuttavia per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo.

Ebrei 1:1-4;

1 Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente,

GESU’ CREATORE

 2 in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. 3 Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, 4 ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

*******************************************************************

BIBBIA CEI

A CURA DI CENTRO STUDIO BIBLICO LA DIVINITA’ DI GESU’

https://sites.google.com/site/ladivinitadigesu/home/gesu-dio-e-creatore

Older Posts »