SAN GIUSEPPE DI NAZARETH
Giuseppe, santo – Sposo di Maria madre di Gesù, di cui G. era “reputato” (Luca 3, 23) padre;
le poche notizie che abbiamo su di lui sono nei Vangeli (soprattutto Matteo e Luca),
mentre pressoché privi di valore sono i tardi racconti dei Vangeli apocrifi che ebbero però molta influenza sulla tradizione e sull’arte.
Presentato nella genealogia di Gesù come discendente di David, forse nato a Betlemme (o a Nazaret),
esercitava un mestiere (di carpentiere o falegname:
il gr. ha τέκτων che la Vulgata traduce faber); secondo gli Apocrifi e parte della tradizione antica (orientale,
Ambrogio e, con qualche incertezza, Agostino) già vedovo prima di sposare Maria, G. avrebbe avuto dal primo matrimonio dei figli:
ipotesi questa adottata per spiegare la presenza dei “fratelli di Gesù” nei Vangeli; ma già s.
Girolamo avversava questa ipotesi (secondo la comune teologia cattolica quei “fratelli” sarebbero dei cugini),
ritenendo G. vergine prima e dopo il matrimonio con la madre di Cristo. Nel racconto dell’Annunciazione,
quando l’angelo Gabriele si presenta a Maria, essa è detta vergine sposa promessa a G. (Matt. 1, 18; Luca 1, 27),
ma costui non l’aveva ancora introdotta nella sua casa (Matt. 1, 18): quindi erano uniti da vincolo di fidanzamento
(che presso gli Ebrei era giuridicamente considerato già matrimonio). I Vangeli non dicono dell’età di G. (secondo alcuni apocrifi era di età avanzata)
quando egli chiese la mano di Maria, mentre mettono in risalto la verginità di lei e il fatto che G. non ebbe alcuna parte nel concepimento di Gesù. Tuttavia,
prima di conoscere il carattere prodigioso della maternità di Maria, G., preso da dubbio, nella sua giustizia pensò di scindere il contratto matrimoniale senza denunciare la gestante;
poi, avvertito in sogno dall’Angelo del mistero del concepimento di Maria, G. visse con lei senza consumare il matrimonio
(nella dottrina cattolica Maria restò vergine anche post partum). Il censimento indetto da Augusto obbligò G. a recarsi da Nazaret, sua dimora abituale,
a Betlemme, paese d’origine, giacché questa era stata la patria di David (Luca 2, 1-5); e ivi nacque Gesù.
La persecuzione di Erode lo costrinse con la sua sposa e il bambino a rifugiarsi in Egitto, donde ritornò con essi,
dopo la morte del re, a Nazaret: ivi restò forse fino alla fine della vita, probabilmente avvenuta prima dell’inizio del ministero di Gesù.
Enciclopedia Treccani
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GLI ANTENATI DI SAN GIUSEPPE
Matteo 1: 15-16
1:15 Eliud generò Eleàzaro; Eleàzaro generò Mattan; Mattan generò Giacobbe;
1:16 Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo.
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Luca 3: 23-25
3:23 Gesù, quando cominciò a insegnare, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, di Eli,
3:24 di Mattàt, di Levi, di Melchi, di Iannài, di Giuseppe,
3:25 di Mattatìa, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai,
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Vediamo che in Matteo, Giuseppe è figlio di Giacobbe, il quale è figlio di Mattan, il quale è figlio di Eleazaro.
Vediamo che in Luca , Giuseppe è figlio di Eli, il quale è figlio di Mattat, il quale è figlio di Levi.
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Gli studiosi dicono che la genealogia di Matteo segue Giuseppe, mentre Luca segue Maria, allora questo Eli che sarebbe padre di Giuseppe in Luca è il padre di Maria,
dagli Apocrifi sappiamo che il padre di Maria si chiamava Gioacchino
MA LA SPIEGAZIONE PIU’ VERA SULLA DIFFERENZA TRA LE DUE GENEALOGIE DI MATTEO E LUCA La maggior parte degli interpreti sia antichi che moderni ritiene che i due Evangelisti riferiscano entrambi la genealogia di S. Giuseppe, e per spiegare le divergenze ricorrono alla legge del levirato (Dt 25,5-10; Mt 22,24ss.), la quale voleva che se un uomo fosse morto senza figli, il suo più prossimo parente ne dovesse sposare la vedova, e il primo figlio che fosse nato venisse considerato come figlio del defunto, a cui succedeva nei diritti e nell’eredità.
Se perciò Giuseppe secondo S. Matteo è figlio di Giacobbe e secondo S. Luca invece è figlio di Eli, ciò proviene dal fatto che Giacobbe ed Eli erano due fratelli solo da parte di madre.
Morto Giacobbe senza lasciar figli, Eli sposò la vedova cognata e generò Giuseppe, il quale, benché figlio naturale di Eli, dalla legge però veniva considerato come figlio di Giacobbe.
S. Matteo quindi riferirebbe la genealogia legale di Gesù, mentre S. Luca riporterebbe la reale.
Giulio Africano che fu il primo a dare questa spiegazione, dice di averla ricevuta dagli stessi parenti di Gesù, che ancora vivevano.
Questa opinione è più probabile.
Dichiarazioni di Sesto Giulio Africano[modifica
I riferimenti di Sesto Giulio Africano ai Desposini sono conservati nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea:
« Poiché i familiari carnali di nostro Signore, o per il desiderio di vantarsi, o semplicemente desiderando dichiarare un fatto, ma in ogni caso fedelmente, hanno tramandato il seguente racconto… Ma dato che erano state conservate negli archivi fino a quel momento le genealogie degli Ebrei così come di coloro che fanno risalire la loro linea di sangue fino ai proseliti, come Achior l’Ammonita e Ruth la Moabita, e a coloro che si erano mescolati agli Israeliti ed erano fuggiti dall’Egitto con essi, Erode, poiché la linea di sangue degli Israeliti non costituì alcun vantaggio per lui, e dato che egli fu incitato dalla coscienza della propria vile estrazione, bruciò tutti i documenti relativi alla propria genealogia, ritenendo che potesse apparire di nobile origine se nessun altro fosse stato in grado, attraverso i registri pubblici, di far risalire la propria linea di sangue indietro nel tempo fino ai patriarchi o ai proseliti, e a quelli mescolati con essi, che erano chiamati Geore. Alcuni dei più attenti, avendo ottenuto i registri privati da loro stessi, sia ricordando i nomi o prelevandoli in qualche altro modo dai registri, sono orgogliosi di preservare la memoria della loro nobile estrazione. Tra questi ci sono quelli già citati, chiamati Desposini, per i rapporti con la famiglia del Salvatore. Provenienti da Nazara e Cochaba, villaggi della Giudea, ed essendosi diffusi in altre parti del mondo, essi ricavarono la predetta genealogia dalla memoria e dal libro delle registrazioni giornaliere quanto più possibile fedelmente. Se quindi il fatto è questo o meno nessuno è in grado di fornire una spiegazione migliore, in base alla mia opinione, e quella di un’altra persona sincera. E questo deve bastarci, poiché, sebbene noi possiamo reclamare alcuna testimonianza a suo sostegno, non abbiamo niente di meglio o di più vero da offrire. Ad ogni modo i Vangeli affermano la verità. ” E alla fine della stessa epistola egli aggiunge queste parole: “Matthan, che discendeva da Salomone, generò Giacobbe. E quando Matthan morì, Melchi, che discendeva da Nathan generò Elia dalla stessa donna. Elia e Giacobbe furono pertanto fratelli uterini. Elia morì senza figli, per cui Giacobbe procreò a lui dei, generando Giuseppe, suo figlio per la natura, ma figlio di Elia per la Legge. Così Giuseppe fu figlio di entrambi.” »
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ELI E’ UN NOME EBRAICO
Eli, in lingua ebraica: עלי, ʻEli, ʻĒlî, che significa “Ascensione” o “Dio è il più alto/Dio in alto”; in greco antico, Ηλί, Ēli; in latino Heli (…),
fu, secondo il Libro di 1 Samuele 1: 3, un Sommo sacerdote ebraico in Silo.
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LA SACRA FAMIGLIA UMILE E PIA GIUDEA E DISCENDENTE DEL RE E PROFETA SAN DAVIDE
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SANTA MARIA DI NAZARETH
Santa Maria di Nazaret, in aramaico מרים, Maryām; in greco dei LXX Μαριαμ, Mariam, Μαρια, Maria; in Arabo: مريم, Maryam, è il nome della madre di Gesù.
(Palestina, I secolo a.C.; † I secolo), concepita senza peccato, l’arcangelo Gabriele le annunciò che avrebbe concepito verginalmente, per opera dello Spirito Santo, il Figlio di Dio, e disse il suo sì generoso.
Curò, con san Giuseppe suo sposo, la prima educazione di Gesù facendosi poi la prima discepola del figlio e seguendolo fin sotto la croce.
Attese con i discepoli di Gesù e i fratelli di lui la venuta dello Spirito Santo nella Pentecoste..
Dopo l’ascensione al cielo di Gesù non si hanno più notizie di lei dai vangeli.
Una tradizione accreditata la vede ad Efeso con San Giovanni dove muore e viene assunta in cielo in anima e corpo.
Tra i vangeli sinottici quello che presenta in maniera più diffusa la figura di Maria è quello secondo Luca. Vi si racconta che viveva a Nazaret, in Galilea e che,
promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall’arcangelo Gabriele l’annuncio che avrebbe concepito il Figlio di Dio rimanendo vergine (Lc 1,26-38).
La sua adesione totale al piano di Dio ne fa il modello per tutti i credenti:
« Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. » (Lc 1,38)
Lo stesso Vangelo racconta la sua pronta partenza per Ayn Karin, per aiutare la cugina Elisabetta, più anziana di lei ed incinta di sei mesi.
Da Elisabetta Maria è chiamata “la madre del mio Signore”. Maria risponde proclamando il Magnificat (Lc 1,46-55).
Trovandosi a Betlemme, in Giudea, con suo marito Giuseppe per il censimento di Augusto, partorì in un luogo disagiato suo figlio, al quale Giuseppe,
seguendo le indicazioni dell’arcangelo Gabriele impose il nome Gesù. Il vangelo racconta il canto degli angeli e la visita dei pastori (Lc 2,1-20).
Quando Gesù compì dodici anni, Maria e Giuseppe lo accompagnarono nel Tempio di Gerusalemme. Tornando a Nazaret, i genitori non trovarono più Gesù e,
preoccupati, tornarono indietro a cercarlo. Lo ritrovarono il terzo giorno nel Tempio, dove Gesù stava insegnando fra i dottori della Legge.
I Vangeli ce la presentano in vari momenti vicino a Gesù nel periodo del suo ministero pubblico.
Francesco Botticini, L’Assunzione della Vergine Maria
In Giovanni
Nel Vangelo secondo Giovanni è chiamata sempre «la Madre di Gesù». I biblisti cattolici ritengono che in tale vangelo Maria sia il simbolo dell’Israele fedele,
che aspetta da Gesù il dono del vino della nuova alleanza (Nozze di Cana). Inoltre, essa è colei che ha fatto compiere al Figlio il primo miracolo della sua vita pubblica,
ed è perciò presentata come la mediatrice di tutte le grazie presso Gesù Cristo.
Negli Atti degli Apostoli
Negli Atti degli Apostoli è presentata in preghiera con gli apostoli e i discepoli in attesa della venuta dello Spirito Santo (At 1,14).
Essa fu perciò il centro attorno a cui gli stessi apostoli e discepoli si riunirono per la discesa dello Spirito, e per questo è riconosciuta madre della Chiesa (Litanie Lauretane).
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Nei Vangeli apocrifi
Le informazioni contenute in alcuni vangeli apocrifi trovano conferma nella Tradizione della Chiesa.
I genitori di Maria si chiamavano Gioacchino e Anna e concepirono Maria in tarda età, dopo una vita sterile (quindi ignobile per gli ebrei,
che ritenevano la mancanza di figli segno di peccato).
Altre fonti, molto meno attendibili, si concentrano sulla sua vita prima della nascita di Gesù.
Maria sarebbe rimasta nel tempio dall’età di tre anni fino al periodo della pubertà e per poi essere promessa sposa a San Giuseppe,
che fu miracolosamente designato fra altri aspiranti dalla fioritura di una verga.
Secondo il vangelo apocrifo di Bartolomeo una prima annunciazione fu data a Maria nel tempio stesso di Gerusalemme.
Cathopedia
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GESU’ DI NAZARETH
Gesù di Nazaret (Betlemme, 7 a.C.-2 a.C.[2] – Gerusalemme, 26-36) è il fondatore e la figura centrale del Cristianesimo,
religione che lo riconosce come il Cristo (Messia), atteso dalla tradizione ebraica, e Dio fatto uomo. Durante gli ultimi anni della sua vita,
Gesù ha svolto la sua attività di predicatore, guaritore ed esorcista nella provincia romana della Giudea, la regione storica della Palestina.
Gesù è l’adattamento italiano del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshua), che significa “YHWH è salvezza” o “YHWH salva”. Secondo la tradizione cristiana,
le principali fonti testuali relative a Gesù sono i quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni).
Per quanto concerne le ricerche storiche sulla sua vita le principali fonti si trovano nel Nuovo Testamento,
in particolare nelle lettere di Paolo e nei vangeli sinottici, fonti che hanno trovato alcuni interessanti riscontri in ritrovamenti e studi archeologici.
Gli ultimi secoli hanno visto infatti lo sviluppo di ricerche volte a valutare l’attendibilità storica dei vangeli, inclusi gli elementi soprannaturali e miracolosi,
sia a ricostruire il profilo del Gesù storico.
I vangeli narrano la nascita di Gesù da Maria vergine, la predicazione focalizzata sull’annuncio del Regno dei Cieli,
e sull’amore al prossimo e realizzata con discorsi e parabole accompagnati da miracoli; narrano infine la sua passione,
morte in croce, risurrezione e ascensione al cielo. I vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento identificano Gesù con il Messia e il Figlio di Dio.
Le neotestamentarie lettere di Paolo esaltano il valore salvifico della sua morte e risurrezione.
Per le principali confessioni religiose cristiane è la seconda persona della Trinità, assieme al Padre e allo Spirito Santo e “vero Dio e vero uomo”.
Dai vangeli appare come la predicazione e l’operato di Gesù abbiano riscosso nella società ebraica coeva un successo limitato e circoscritto
territorialmente ma che ha, secondo le fonti canoniche, raggiunto vari strati della società.
Il breve periodo della sua predicazione si concluse con la morte in croce,
richiesta, secondo i vangeli, dalle autorità ebraiche del Sinedrio, ma irrogata dall’autorità di Roma (che riservava agli schiavi una tale sorte),
su decisione finale del prefetto romano Ponzio Pilato. Dopo la morte, i seguaci di Gesù ne sostennero la risurrezione e diffusero il messaggio della sua predicazione,facendone una delle figure che hanno esercitato maggiore influenza sulla cultura occidentale.
Wikipedia
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1) I FRATELLI DI GESU’ NELLA PATRISTICA
Qui sono riportate preziose testimoniaze sui fratelli di Gesù, dai primi Padri della Chiesa.
Oltre al Nuovo Testamento, altre citazioni dell’espressione “fratelli di Gesù”, o comunque riferite a suoi presunti parenti,
si ritrovano in Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica, scritta in greco e databile tra il 323 e il 326.
Nella sua opera, fondamentale nello studio della storia della Chiesa primitiva, Eusebio riporta quanto scritto da due autori cristiani più antichi,
Egesippo, vissuto nel II secolo in Palestina, e Sesto Giulio Africano.
Egesippo, citato da Eusebio, parla di Cleofa fratello di Giuseppe (il padre di Gesù), ed in seguito aggiunge:
‘καὶ μετὰ τὸ μαρτυρῆσαι Ἰάκωβον τὸν δίκαιον’e dopo l’essere martirizzato Giacomo il Giusto,
‘ὡς καὶ ὁ κύριος ἐπὶ τῷ αὐτῷ λόγῳ’ come anche il Signore, secondo lo stesso racconto,
‘πάλιν ὁ ἐκ θείου αὐτοῦ’ ancora il (figlio ) dello zio di lui (del Signore ),
‘Συμεὼν ὁ τοῦ Κλωπᾶ καθίσταται ἐπίσκοπος’Simeone, il (figlio ) di Clopa, sedette vescovo,
‘ὃν προέθεντο πάντες’il quale proposero tutti,’ὄντα ἀνεψιὸν τοῦ κυρίου δεύτερον’. essendo cugino del Signore secondo
(Traduzione letterale).
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Sesto Giulio Africano, uno scrittore dell’inizio del terzo secolo, fa riferimento ai presunti parenti di sangue di Gesù,
che erano a quel tempo ancora vivi, chiamandoli desposini (dal greco δεσπόσυνοι, plurale di δεσπόσυνος,
che significa “di o appartenente al maestro o al signore”). Alcuni di questi desposini, secondo Sesto Giulio Africano e altri autori paleocristiani,
hanno occupato, anche in una fase relativamente tardiva, posizioni di speciale prestigio nella Chiesa cristiana delle origini.
Un’altra citazione in merito è rintracciabile in San Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i ‘fratelli’ erano fratelli carnali,
scrive nel suo De Viris illustribus: «Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto,
alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un’altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria,
sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro».
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I riferimenti di Sesto Giulio Africano ai Desposini sono conservati nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea:
« Poiché i familiari carnali di nostro Signore, o per il desiderio di vantarsi, o semplicemente desiderando dichiarare un fatto,
ma in ogni caso fedelmente, hanno tramandato il seguente racconto…
Ma dato che erano state conservate negli archivi fino a quel momento le genealogie degli Ebrei ,
così come di coloro che fanno risalire la loro linea di sangue fino ai proseliti, come Achior l’Ammonita e Ruth la Moabita,
e a coloro che si erano mescolati agli Israeliti ed erano fuggiti dall’Egitto con essi,
Erode, poiché la linea di sangue degli Israeliti non costituì alcun vantaggio per lui,
e dato che egli fu incitato dalla coscienza della propria vile estrazione,
bruciò tutti i documenti relativi alla propria genealogia,
ritenendo che potesse apparire di nobile origine se nessun altro fosse stato in grado, attraverso i registri pubblici,
di far risalire la propria linea di sangue indietro nel tempo fino ai patriarchi o ai proseliti, e a quelli mescolati con essi,
che erano chiamati Geore. Alcuni dei più attenti, avendo ottenuto i registri privati da loro stessi,
sia ricordando i nomi o prelevandoli in qualche altro modo dai registri,
sono orgogliosi di preservare la memoria della loro nobile estrazione. Tra questi ci sono quelli già citati,
chiamati Desposini, per i rapporti con la famiglia del Salvatore. Provenienti da Nazara e Cochaba, villaggi della Giudea,
ed essendosi diffusi in altre parti del mondo, essi ricavarono la predetta genealogia dalla memoria,
e dal libro delle registrazioni giornaliere quanto più possibile fedelmente.
Se quindi il fatto è questo o meno nessuno è in grado di fornire una spiegazione migliore,
in base alla mia opinione, e quella di un’altra persona sincera. E questo deve bastarci, poiché,
sebbene noi possiamo reclamare alcuna testimonianza a suo sostegno, non abbiamo niente di meglio o di più vero da offrire.
Ad ogni modo i Vangeli affermano la verità. ” E alla fine della stessa epistola egli aggiunge queste parole:
“Matthan, che discendeva da Salomone, generò Giacobbe. E quando Matthan morì, Melchi, che discendeva da Nathan generò Elia dalla stessa donna.
Elia e Giacobbe furono pertanto fratelli uterini. Elia morì senza figli, per cui Giacobbe procreò a lui dei, generando Giuseppe,
suo figlio per la natura, ma figlio di Elia per la Legge. Così Giuseppe fu figlio di entrambi.” »
(Eusebio)
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Dichiarazioni di Egesippo
Eusebio preservò anche un estratto da un’opera di Egesippo (c.110-c.180),
che scrisse cinque libri (andati perduti tranne che per qualche citazione riportata da Eusebio) di Commentari sugli Atti della Chiesa.
L’estratto fa riferimento al periodo che va dal regno di Domiziano (81-96) a quello di Traiano (98-117):
« Dei congiunti del Signore, sopravvivevano ancora i due nipoti di Giuda, che era considerato suo parente carnale.
Essi furono denunciati come appartenenti alla famiglia di Davide, ed Evocato li condusse davanti a Domiziano Cesare:
perché quell’imperatore temeva l’avvento di Cristo, come era capitato a Erode.
Egli chiese dunque loro se erano parte della famiglia di Davide; ed essi confessarono di esserlo.
Quindi egli chiese loro che proprietà avessero o quanto denaro possedessero.
Entrambi risposero che possedevano solo 9000 denari tra tutti e due, ciascuno di essi possedendo metà della somma;
ma dissero anche che non li possedevano in liquidi, ma come stima di un terreno che essi possedevano,
consistente in 100 plethra (pari a circa 3500 metri), dalla quale dovevano pagare le tasse, e che mantenevano con il loro lavoro.
A questo punto essi sporsero in fuori le loro mani mostrando, come prova del loro lavoro manuale, la ruvidezza della loro pelle,
e i calli cresciuti sulle loro mani a causa del loro costante lavoro.
Richiesti quindi di parlare di Cristo e del Suo regno, quale fosse la sua natura, e quando e dove sarebbe apparso,
essi dissero che esso non era di questo mondo, né della terra, ma appartenente alla sfera del cielo e degli angeli,
e che avrebbe fatto la sua comparsa alla fine dei tempi, quando Egli sarebbe tornato in gloria, a giudicare i vivi e i morti,
e a rendere a ciascuno secondo il corso della propria vita.
A questo punto Domiziano non li condannò, ma li trattò con disprezzo, perché troppo poco degni di considerazione, e li mandò liberi.
Contestualmente emise un ordine, e mise fine alle persecuzioni contro la Chiesa.
Quando essi furono rilasciati essi divennero capi delle chiese, come era naturale nel caso di coloro che erano al contempo martiri e congiunti del Signore.
E, dopo la restituzione della pace alla Chiesa, le loro vite si prolungarono fino al regno di Traiano. »
(Eusebio)
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La dichiarazione di Egesippo dice che i due Desposini che vennero portati davanti a Domiziano divennero ” capi delle chiese “.
Anche in un’epoca precedente, Giacomo, noto come “fratello del Signore”, e che si dice fu premiato con una speciale apparizione da parte di Gesù risorto,
fu, con San Pietro un capo della chiesa a Gerusalemme e, quando Pietro partì, Giacomo appare come la principale autorità,
e fu tenuto in grande considerazione dai Giudeo-cristiani.Egesippo riporta che egli fu giustiziato dal Sinedrio nel 62 d.C.
È possibile che altri eventuali parenti di Gesù godessero di qualche forma di responsabilità all’interno delle vicine comunità Cristiane,
fino a che tutti i Giudei furono espulsi dalla regione dopo la rivolta Giudea durante il regno di Adriano.
Vi è inoltre un’altra citazione nella Storia Ecclesiastica di Eusebio, riferita a Giacomo:
« In quel tempo Giacomo, detto fratello del Signore, poiché anch’egli era chiamato figlio di Giuseppe,
e Giuseppe era padre di Cristo e la Vergine sua promessa sposa, la quale, prima che fossero venuti a stare insieme,
si trovò incinta per opera dello Spirito Santo, come insegna il sacro testo evangelico, questo stesso Giacomo,
dunque, soprannominato dagli antichi anche il Giusto in virtù dei suoi meriti, fu il primo, dicono, ad occupare il trono episcopale della Chiesa di Gerusalemme »
Testimonianze per singolo fratello; Giacomo, Giuseppe, Simone, Giuda.
Giacomo
Giacomo “fratello” di Gesù (Marco 6,3-4;Matteo 13,55-56), che secondo Eusebio di Cesarea (St. Eccl. 1,12,1;1,12,4 en;
St Eccl. 2,23,4 en) e Giuseppe Flavio coincide con il Giacomo che guidò la comunità cristiana di Gerusalemme (Atti 12,17;15,13;21,18;Galati 1,19;2,9).
In Galati 1,19 è da Paolo definito ‘apostolo’. Dalla tradizione successiva (v. St Eccl. 2,23,4 en, vedi anche il De Viris illustribus di Girolamo),
venne chiamato Giusto. Eusebio di Cesarea lo identifica come il Giacomo autore dell’omonima lettera (St Eccl. 2,23,25 en),
dove nell’incipit di tale scritto si autoidentifica come ‘servo’ di Gesù Cristo, non ‘fratello’. Sempre Eusebio di Cesarea (St. Ecc. 2,1,2),
riporta che “era chiamato figlio di Giuseppe”, facendosi portavoce dell’antica interpretazione degli αδελφόι come fratellastri.
Giuseppe
Giuseppe-Ioses, “fratello” di Gesù (Marco 6,3-4;Matteo 13,55-56)
Giuseppe-Ioses, fratello di Giacomo il Minore (Marco 15,40;Matteo 27,56), figlio di un’anonima Maria (Marco 15,40;15,47;Matteo 27,56)
che nella tradizionale teoria delle tre donne è identificata con la Maria moglie di Clèofa (Giovanni 19,25).
Simone
Simone” ‘fratello’ di Gesù. Eusebio di Cesarea ne fornisce informazioni particolarmente utili: succedette a Giacomo nella guida della comunità di Gerusalemme;
fu figlio di Klopa (Clèofa); soprattutto, “fu cugino (ανεψιός), come dicono (verbo femì), del Salvatore, infatti Egesippo ricorda che Clopa fu fratello di Giuseppe”(St. Eccl. 3,11,2 en).
Le stesse informazioni sono contenute in St. Eccl. 4,22,4 en dove Eusebio cita ancora Egesippo, secondo il quale dopo il martirio di Giacomo il Giusto “Simone,
il figlio dello zio del Signore, Klopa, fu nominato vescovo successore. Tutti lo proposero come secondo vescovo poiché era cugino (ανεψιός) del Signore”.
Giuda
Giuda, “servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo” (1,1), autore della Lettera di Giuda,
è generalmente identificato come “fratello” di Gesù.Giuda “fratello” di Gesù (Marco 6,3-4;Matteo 13,55-56).
Eusebio di Cesarea ne parla dicendo “che si dice (verbo kalèo) fosse fratello (αδελφός) del Signore secondo la carne (κατὰ σάρκα)”.
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I FRATELLI DI GESU’ ERANO SUOI CUGINI
2) I COSI’ DETTI FRATELLI DI GESU’ IN REALTA’ SONO SUOI CUGINI
Testimonianza di Egesippo
Egesippo (110 c.ca – 180 c.ca), fu uno scrittore cristiano del II secolo che scrisse contro le eresie.
È venerato come santo dalla Chiesa cattolica: il martirologio romano ne riporta la commemorazione il 7 aprile.
Viene considerato il primo autore post-apostolico, probabilmente originario della Palestina e conoscitore del greco,
dell’ebraico e del siriaco. Visse a Roma durante il papato di Aniceto fino a quello di Eleuterio e sembra abbia scritto la “Storia degli Atti Ecclesiastici”.
Le sue opere sono andate perdute, a parte alcuni passaggi citati da Eusebio, che ci dice che scrisse Hypomnemata (Memorie) in cinque libri,
in uno stile semplicissimo sulla tradizione della predicazione Apostolica. Egesippo era anche conosciuto da Girolamo di Dalmazia.
I suoi scritti intendevano confutare lo gnosticismo e l’eresia di Marcione. Si riferì principalmente alla tradizione,
come parte integrante degli insegnamenti che erano stati tramandati dalla successione dei vescovi,
dando così molte informazioni sui primi vescovi che altrimenti sarebbero andate perse.
Eusebio dice che Egesippo era un ebreo convertito, poiché citava dall’ebraico, conosceva il Vangelo degli Ebrei e un Vangelo siriaco,
e citò anche delle tradizioni giudaiche non scritte. Sembra che sia stato a Corinto e a Roma,
raccogliendo di volta in volta le dottrine delle varie chiese che visitava, e accertandosi che fossero in conformità con Roma,
cosi come riporta quest’estratto: “E la Chiesa di Corinto rimase nella vera Parola finché Primus fu vescovo dei Corinti,
questi li conobbi durante il mio viaggio verso Roma, e rimasi con i Corinti per molti giorni, durante i quali fummo rinfrescati con la vera Parola.
Quando arrivai a Roma, ho scritto la successione dei vescovi fino ad Aniceto, e a Sotero Eleutero.
E in ogni successione e in ogni città tutto funziona secondo le ordinanze della Legge, e i Profeti, e il Signore”.
Egesippo racconta tante cose sui famigliari di Gesù, e svela il mistero dei così detti fratelli di Gesù.
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Dal Vangelo secondo San Matteo 13: 54-58;
Visita a Nazaret
([53]Terminate queste parabole, Gesù partì di là [54]e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva:
«Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? [55]Non è egli forse il figlio del carpentiere?
Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?
[56]E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?».
[57]E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
[58]E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. )
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Questi che sono chiamati fratelli di Gesù; Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, non sono figli di Giuseppe e Maria,
genitori di Gesù, né figli di Giuseppe con un precedente matrimonio.
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Secondo Egesippo, sarebbero figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, e di Maria di Cleofa una sorella, o cugina,o cognata di Maria, madre di Gesù.
Egesippo afferma, dopo aver parlato di Giacomo “fratello” di Gesù, che Simone era “ancora figlio di Clopa, zio del Signore” e “secondo cugino del Signore”,
intendendo implicitamente Giacomo come “figlio di Clopa” e “cugino del Signore” (cit. in Eusebio, SE 4,22,4).
quindi è storico che un fratello di Gesù, Simone sia figlio di Cleopa, ora Giacomo il Giusto, si dice sia fratello a questo Simone di Cleopa, quindi i così detti fratelli di Gesù;
Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda sono figli di Cleopa, fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù, quindi i così detti fratelli, sono in realtà cugini di Gesù e non fratelli.
Epistola di Giuda 1: 1, qui Giuda afferma anche di essere fratello di Giacomo.
Non ha nessun fondamento evangelico o storico che i così detti fratelli di Gesù siano suoi veri fratelli o fratellastri.
Maria madre di Gesù, non ha atri figli tranne Gesù, infatti Gesù prima di morire l’affida al suo apostolo prediletto Giovanni; Vangelo di San Giovanni 19:27;
questo non sarebe accaduto se Maria avesse altri figli. Per quanto riguarda Giuseppe non è possibile, che quando sposò Maria fosse vedovo, con figli,
né avesse un altra sposa oltre Maria, poiché Maria la madre di Gesù, doveva essere affidata ad un uomo pio e casto, degno di lei, e di Gesù, il Figlio di Dio.
Poi nei Vangeli, durante l’infanzia di Gesù, si capisce che la sua famiglia comprende solo Maria e Giuseppe, non compaiono fratellastri di Gesù,
questo accade nel tardivo e leggendario Protovangelo di Giacomo, che da studi specialistici, risulta falso, almeno riguardo storia e geografia della Palestina.
Storicamente, la testimonianza di Egesippo è la più credibile.
Quindi Maria, madre di Giacomo e Giuseppe; (V.Matteo 27:56; V.Marco15:40; V.Luca 24:10),non sarebbe Maria madre di Gesù, ma la sua perente,
Maria moglie di Cleofa; V.Giovanni 19:25.
San Gerolamo, visse in Palestina, conosceva tutto su Gesù, è stabilì che i così detti fratelli di Gesù, erano figli di Cleofa fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù.
Il più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i ‘fratelli’ erano fratelli carnali , scrive nel suo De Viri illustribus:
« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un’altra moglie,
ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »
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3) I FRATELLI DI GESU’ SONO I FIGLI DI CLEOFA
Simone è figlio di Cleofa, fratello di Giuseppe,secondo Esegippo
Giacomo è fratello di Gesù in Galati 1,10, Egesippo dice che è figlio di Cleofa fratello di Giuseppe.
Giuda è fratello di Giacono in Giuda 1,1
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Maria di Cleofa di Giovanni 19,25 è sicuro la sposa di Cleofa, fratello di Giuseppe, quindi è madre di Simone e Giacomo.
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Maria di Cleofa, è la Maria detta madre di Giacomo e Giuseppe, che è presente alla crocifissione, in Matteo 27,56; in Marco 15,40;
in Luca 24, 10, infatti mentre in Giovanni presso la croce c’è Maria di Cleofa, citata come sorella ( cognata) della Madre di Gesù,
Matteo, Marco e Luca, hanno Maria di Giacomo e Giuseppe.
Quindi Maria di Cleofa, è madre di Simone, Giacomo e Giuseppe, e siccome Giuda è fratello di Giacomo, Giuda è pure suo figlio.
Quindi i fratellidi Gesù, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda,
citati in Matteo 13,55, in Marco 6,3, sono figli di Cleofa fratello di Giuseppe, e sua moglie viene chiamata Maria di Cleofa
e cognata della madre di Gesù in Giovanni,
e Maria di Giacomo e Giuseppe in Matteo e Marco.
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4) ALFEO NON E’ PARENTE DI GESU’
La tesi che identifica Alfeo con Cleofa, non ha alcun fondamento nelle scritture.
Questa tesi è stata inventata, per sostenere che gli Apostoli Giacomo di Alfeo
e Giuda Taddeo erano fratelli-cugini di Gesù.
Ma questa tesi è ridicola, infatti l’Apostolo Matteo si chiamava Levi figlio di Alfeo;
V.Marco 2:14. Quindi Matteo il publicano sarebbe fratello-cugino di Gesù.
Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d’Alfeo; (V.Matteo10:3 ; V.Marco 3: 18; V.Luca 6: 15 )
fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.
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TRE FRATELLI FRA GLI APOSTOLI SECONDO LA TRADIZIONE CATTOLICA
La tradizione cattolica ha identificato tre dei quattro fratelli con gli apostoli Giacomo di Alfeo, Giuda Taddeo (o di Giacomo),
Simone Zelota. Questa triplice identificazione però, che non viene chiaramente ed esplicitamente affermata dalle fonti neotestamentarie,
non è del tutto sicura e le valutazioni degli studiosi contemporanei sono variegate: gli esegeti cattolici sono (tendenzialmente) possibilisti,
mentre quelli protestanti scindono i sei personaggi. Il problema è poi strettamente correlato con l’identificazione di Alfeo con Cleofa .
A favore dell’identificazione vi è innanzitutto l’affermazione di Gal 1,19: “degli apostoli non vidi nessun altro, se non [oppure: ma soltanto] Giacomo, il fratello del Signore”.
Il passo viene comunemente inteso e tradotto nel senso che Paolo definisce con l’epiteto apostolo Giacomo, il “fratello” del Signore.
L’interpretazione più immediata porta a identificarlo pertanto con l’apostolo Giacomo di Alfeo.
Alcuni però (Chapmann, p. 423 n. 2; Blinzler, p. 145) interpretano il titolo in senso lato:
Giacomo, come altri personaggi neotestamentari (Paolo Rm 1,1;1Cor 1,1;Ef 1,1;Col 1,1; Barnaba At14,14;
Andronico e Giunia Rm16,7; Sila e Timoteo 1Ts 1,1;2,6; Apollo 1Cor4,6.9) sarebbe indicato col titolo onorifico pur non facendo parte della cerchia dei dodici.
Girolamo sostiene contro Elvidio che i “fratelli” erano cugini materni di Gesù, figli di Alfeo e Maria di Cleofa, sorella di Maria madre di Gesù.
Girolamo però non identifica Alfeo con Cleofa, sebbene alcuni studiosi contemporanei, errando, hanno sostenuto che lo avesse fatto.
Nelle sue argomentazioni Girolamo non tiene conto dell’improbabilità di due sorelle con lo stesso nome e non considera le informazioni di Egesippo,
circa Clopa (Alfeo-Cleofa) come zio paterno di Gesù.
La successiva tradizione cristiana occidentale, mentre quella orientale è stata dominata dalla teoria dei fratellastri,
è stata segnata dall’interpretazione dei cugini di Girolamo fino all’inizio del ‘900:
Agostino (354-430);Beda (672/673–735);Pascasio Roberto (m. c.a 859); Cristiano di Stablo (m. dopo 880); Anselmo di Laon (m. 1117);
Bruno da Segni (m. 1123); Rupert di Deutz (m. 1129/30);Zaccaria Crisopolitano (m. c.a 1155); Tommaso d’Aquino (1225-1274).
Degno di nota è un accenno di Giovanni Crisostomo che sembra sostenere, attorno al 395, la teoria dei cugini chiamando Giacomo “il figlio di Klopa,
come fa l’evangelista”, sebbene altrove sostenga la teoria dei fratellastri figli di Giuseppe . Data l’epoca tardiva è improbabile che disponesse di una fonte privilegiata.
Verosimilmente ha ripreso l’ipotesi dei cugini identificando, come Girolamo non fa, Cleofa con Alfeo.
L’influenza di Girolamo è possibile anche su Teodoreto da Cirro (c.a 393–457) che indica Giacomo come cugino di Gesù, figlio di Cleofa e della sorella della madre di Gesù.
Il magistero cattolico, in particolare nel Catechismo della Chiesa cattolica n. 500, si è pronunciato riaffermando l’interpretazione dei cugini ,
ma non ha espresso pareri circa l’identificazione di Cleofa-Alfeo e il legame di questi, come anche dell’ “altra Maria”,
con la sacra famiglia. Quanto a Giacomo, il Concilio di Trento lo ha definito apostolo ed autore di Gc (Sessione 14a del 25 novembre 1551, DS 1695).
Cathopedia
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Quindi vediamo che sono interpretazioni errate, che i fratelli di Gesù fossero Apostoli, e che l’Apostolo Giacomo di Alfeo sia il fratello di Gesù.
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I NOMI DEI DODICI APOSTOLI
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Matteo 10: 2-4
10:2 I nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello;
10:3 Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo d’Alfeo e Taddeo;
10:4 Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, quello stesso che poi lo tradì.
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Marco 3. 1619
3:16 Costituì dunque i dodici, cioè: Simone, al quale mise nome Pietro;
3:17 Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono;
3:18 Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo
3:19 e Giuda Iscariot, quello che poi lo tradì.
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Luca 6: 14-16
6:14 Simone, che chiamò anche Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni; Filippo e Bartolomeo;
6:15 Matteo e Tommaso; Giacomo, figlio d’Alfeo, e Simone, chiamato Zelota;
6:16 Giuda, figlio di Giacomo, e Giuda Iscariota, che divenne traditore.
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Atti 1: 13
1:13 Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea,
Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.
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5) I FRATELLI DI GESU’ NON ERANO FRA I DODICI APOSTOLI
I Vangeli indicano chiaramente che i fratelli parenti di Gesù non erano i suoi dodici Apostoli ;
V.Giovanni 2: 11-12, vediamo che dopo il miracolo di Cana, Gesù si reca a Cafarnao, insieme a sua Madre,
i suoi fratelli e i suoi discepoli. Rimasero insieme molti giorni.
V.Giovanni 7:3-10, vediamo che questi parenti non hanno molta fede in Gesù, è viaggiano separatamente
da lui, che invece è sempre con i dodici Apostoli.
Infatti mentre Gesù è con i suoi Apostoli, vediamo che i fratelli parenti vanno a trovarlo, V.Matteo12: 46-47, V.Marco 3:21; 3: 31.
Un altro esempio, dopo l’Ascensione di Gesù, gli Apostoli pregavano insieme alle donne,e si univano
a loro anche Maria madre di Gesù e i suoi fratelli; Atti1:13-14.
Un altro esempio è in; I Corinti 9:5.
Qui sono indicati gli Apostoli separatamente dai fratelli del Signore.
E’ tanto chiaro che i fratelli parenti di Gesù non sono suoi Apostoli, e non sono compresi nei dodici.
Nelle Epistole vediamo che Pietro si presenta come Apostolo, mentre Giacomo e Giuda parenti
di Gesù, si definiscono suoi servi; Epistola di Giacomo 1: 1;
Epistola di Giuda 1: 1, qui Giuda afferma anche di essere fratello di Giacomo.
Giuda fratello di Giacomo si riferisce agli apostoli come se si trattasse di un gruppo al quale non appartiene:
“Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. Essi vi dicevano:
Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno
secondo le loro empie passioni.” (Gd vers. 17-18)
Giacomo, viene chiamato Apostolo; Gal 1,19: “degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore”.
Ma anche altri personaggi neotestamentari sono chiamati apostoli, (Paolo Rm 1,1;1Cor 1,1;Ef 1,1;Col 1,1; Barnaba At 14,14;
Andronico e Giunia Rm16,7; Sila e Timoteo 1Ts 1,1;2,6; Apollo 1Cor4,6.9) pur non facendo parte della cerchia dei dodici.
Pietro Rossano, Vescovo e biblista, nel commento a Galati 2:9 dice: “Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo,
detto il Maggiore, e da Giacomo di Alfeo, entrambi del collegio dei Dodici. Presiedeva con grande autorevolezza la comunità di Gerusalemme.”
Fedele Pasquero, sacerdote e biblista, sembra escludere che sia Giacomo sia Giuda (gli scrittori delle Lettere) fossero apostoli: infatti nella Introduzione alla Lettera di Giacomo scrive:
“L’autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, Giacomo 1:1.
Nei Testi Antichi abbiamo questa verità, in Recogn., const. apost., di Eusebio,
si specifica che in passato Giacomo figlio d’Alfeo; (V.Matteo10:3 ; V.Marco 3: 18; V.Luca 6: 15 )
fu ritenuto come Apostolo, mentre Giacomo il parente del Signore uno dei settanta discepoli.
Vediamo che nella storia ecclesiastica di Eusebio viene specificato che Taddeo è uno dei 72 discepoli,
mentre in certi apocrifi come gli Atti di Tommaso in greco, Taddeo viene scambiato per un Giuda Tommasofratello del Signore.
Comunque i Padri della chiesa credevano che Taddeo fosse l’apostolo Giuda figlio di Giacomo, infatti questo è chiaro dai Vangeli Sinottici.
Giuda fratello del Signore si presenta nella sua lettera come fratello di Giacomo e non come suo figlio.
Molti in passato hanno attribuito a Simone lo Zelota parecchie identità, che era Natanaele, Giuda-Taddeo.
Ma ecco una prova che Simone lo Zelota non è parente del Signore; vediamo che il parente del Signore,
Simone figlio di Cleopa, è morto crocifisso dai Romani a Gerusalemme, a 120 anni
sotto Traiano. Egesippo che racconta la sua storia non dice che era un Apostolo, uno dei dodici.
Vediamo invece che per quanto riguarda l’Apostolo Simone lo Zelota, esistono molte leggende apocrife,
che lo vogliono martire in terre lontane, secondo molte tradizioni sarebe morto martire di spadanelle regioni del Caucaso.
La Chiesa Ortodossa distingue tra Giacomo d’Alfeo e Giacomo “fratello del Signore” detto il Giusto, mentre la Chiesa Cattolica li considera la stessa persona. La seconda interpretazione vede in Giacomo uno dei membri del collegio dei Dodici, la prima lo pone invece all’esterno.
La Chiesa d’Oriente distingue tuttora tra l’apostolo e il vescovo di Gerusalemme, sulla base di una tradizione introdotta da scritti pseudoclementini (Ipotiposi, VI),
tra la fine del II e l’inizio del III secolo e seguita in particolare da Eusebio di Cesarea e Giovanni Crisostomo,
ma non da altri numerosi Padri greci;
mentre per la Chiesa d’Occidente il Concilio di Trento ha affermato l’identità dell’uno con l’altro.
Analisi a cura del Centro Anti-Blasfemia
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6) IL TERMINE ADELFOS NELLA BIBBIA
Anche l’esegesi storico-critica moderna ha ribadito che dietro il termine greco del Nuovo Testamento per fratello,
“adelfòs”, c’è l’aramaico “aha” e l’ebraico “ah” e questi termini possono significare sia il fratello, sia il cugino, sia il nipote, sia l’alleato,
ma anche il membro della stessa tribù, il discepolo, ed anche il “prossimo” in generale, sempre che appartenente alla stessa città o nazione.
Nell’ebraico moderno, ancora oggi, non esiste un termine per distinguere il fratello dal cugino e quindi gli israeliani devono ricorrere ad espressioni del tipo:
“figlio della stessa madre” (o dello stesso padre). Nell’Antico Testamento sono innumerevoli i casi in cui la parola fratello, in ebraico “ah”,
è usata per indicare le parentele o i legami più svariati. Nella Genesi Abramo chiama il nipote Lot “fratello” (Gn 13, 8) e così anche Labano fa col nipote Giacobbe (Gn 29, 15).
Anche Paolo usa spessissimo il termine “fratello” per indicare una comunanza spirituale o un legame che non è quello carnale e familiare.
Il noto biblista Gianfranco Ravasi considera l’espressione “fratelli del Signore” che troviamo in Atti 1, 14, oppure in 1 Corinzi 9, 5,
come la designazione di un gruppo ben definito, ossia i cristiani di origine giudaica legati al clan nazaretano di Cristo
(sarebbe la setta nominata da Paolo in Atti 24, 14 e che Gesù stesso, in Gv 20, 17, avverte della sua risurrezione mandando loro Maria di Magdala).
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7) DIBATTITO NEI PRIMI SECOLI SUI FRATELLI DI GESU’
Il riferimento all’espressione “fratelli di Gesù” fu utilizzato, a partire dalla seconda metà del IV secolo, in relazione al dogma della perpetua verginità di Maria.
Le comunità che svilupparono questa teoria, contrassegnate successivamente come eretiche dai Padri della Chiesa, sostenevano l’esistenza di veri fratelli carnali di Gesù,
quindi figli di Maria. Tertulliano fu verosimilmente tra i primi autori a mettere in discussione la perpetua verginità di Maria, madre di Gesù,
ed è citato da vari autori moderni come un probabile o “aperto” sostenitore dell’esistenza dei fratelli di Gesù. Tuttavia dalla traduzione delle sue opere Contro Marcione,
La carne di Cristo, Sulla monogamia, Sulla velazione delle vergini, non si ravvisano espliciti riferimenti ai fratelli di Gesù intesi come figli di Maria,
il che lascia supporre che la diatriba non sorse prima della seconda metà del IV secolo. Tra le prime predicazioni che confutavano la verginità di Maria attribuendole altri figli,
appunto fratelli di Gesù, si ricorda infatti quella di Eunomio, vescovo di Cizico ed uno dei principali esponenti dell’arianesimo che, nel 360,
riconosceva a Gesù fratelli e sorelle carnali incontrando la confutazione teologica di San Basilio prima e di sant’Epifanio dopo.
Altro esponente vicino all’arianesimo che sostenne la tesi dei fratelli di Gesù fu Elvidio, classificato tra gli eretici da Sant’Agostino,
la cui predicazione, partendo dall’assunto che Maria aveva avuto parecchi figli, intendeva dimostrare che la verginità non è superiore al matrimonio,
e che quindi Maria andrebbe lodata anche come “madre di famiglia esemplare”.
La confutazione delle tesi di Elvidio avvenne, tra gli altri, ad opera di San Girolamo,
che rispose a Elvidio, per cui i ‘fratelli’ erano fratelli carnali.
San Girolamo scrive nel suo De Viri illustribus:
« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un’altra moglie,
ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »
Sempre nel IV secolo Bonoso, vescovo Naisso, negò la perpetua verginità di Maria, madre di Gesù, incontrando l’opposizione di sant’Ambrogio,
il quale scrisse nel merito anche una lettera ai vescovi dell’Illiria. Successivamente Gioviniano rilanciò le stesse argomentazioni e fu contrastato da sant’Ambrogioe da Agostino.
Successivamente alla contestazione degli eretici, l’interpretazione dei “fratelli di Gesù” come cugini restò dominante nella Chiesa occidentale a partire dalla fine del IV secolo .
Cassiodoro (485-580) considera questa interpretazione come acquisita, e i teologi del Medioevo la accolsero con poche eccezioni,
alcuni,nel Seicento, argomentarono che Giacomo il Giusto non era la stessa persona di Giacomo figlio di Alfeo,
ma non sembra avessero elaborato una teoria chiara e completa sui fratelli di Gesù.
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8)I FRATELLI DI GESU’ SECONDO LE DIVERSE CHIESE CRISTIANE
Nel credo originario cattolico e ortodosso, Maria soltanto viene considerata genitrice di sangue, esprimendo la verità di fede della Verginità perpetua di Maria,
Giuseppe solo un padre putativo, e il resto come parenti stretti, come fratellastri o cugini. Secondo l’impostazione protestante,
i desposini comprendono sua madre Maria, suo cugino Giovanni Battista (Luca), e i suoi possibili fratelli. Nel credo ebionita,
Giuseppe fu considerato come padre biologico di Gesù[senza fonte].
I cristiani danno interpretazioni divergenti di su quali potessero essere i rapporti tra i membri della famiglia di Gesù nominati in 13:55 e 6:3.
La Chiesa Cristiana d’Oriente, seguendo Eusebio e Sant’Epifanio, ritiene che essi fossero figli di Giuseppe avuti da una (non tramandata) prima moglie.
All’interno della Chiesa Cattolica Romana, molti concordano che essi fossero cugini di Gesù, figli dell’altra Maria, moglie di Cleopa,
quelli appunto menzionati sulla base di 15:40, 16:1, 19:25 e 1. Egesippo disse che Clopa era il fratello di Giuseppe, e Simone era cugino di Gesù.
I simboli di fede originali concordano con la tradizione secondo la quale Maria rimase perpetuamente vergine, non avendo pertanto altri figli biologici prima o dopo Gesù.
Mentre i riformati Lutero, Calvino e Zwingli così come dal fondatore del Metodismo Wesley, hanno affermato la verginità perpetua di Maria,
la maggior parte dei Protestanti del XXI secolo ritiene che questi familiari fossero figli biologici di Maria e Giuseppe.
Con la Riforma Protestante l’interpretazione sui fratelli carnali di Gesù riemerse, ma non subito. I primi riformati infatti mantennero la tradizionale,
posizione della Chiesa Cattolica e quindi di San Girolamo, con le sole eccezioni di Ugo Grozio (che preferiva la soluzione dei fratellastri di Epifanio in auge nella Chiesa orientale)
e Hammond (1660). Fu quindi nel XVIII secolo che l’interpretazione dei fratelli di Gesù come cugini fu messa in discussione dai riformati,
che riproposero la teoria di Elvidio dei fratelli carnali , fino ad arrivare a Theodor Zahn. Quasi tutte le chiese del variegato mondo protestante
e dei Testimoni di Geova avallano questa posizione.
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9) IL DIBATTITO NELL’ESEGESI MODERNA
Secondo il biblista francese Frédéric Manns, “solo Gesù nei vangeli è detto figlio di Maria”, e i cosiddetti fratelli di Gesù “non vengono mai chiamati figli e figlie di Maria”.
Lo stesso autore sottolinea come “Gesù non avrebbe mai affidato sua madre a Giovanni ai piedi della croce se avesse avuto altri fratelli di sangue”.
Inoltre se Maria avesse avuto altri figli “non avrebbe mai potuto lasciare i suoi per stabilirsi coi discepoli”. Probabilmente, conviene Manns,
i “fratelli di Gesù” erano “figli di una Maria che non era la madre di Gesù”.
Sulla stessa posizione il teologo Francesco Trisoglio, secondo cui i “fratelli di Gesù” sarebbero i figli di Cleopa, fratello di San Giuseppe e, poiché Giuseppe morì presto,
“Maria e Gesù si unirono alla famiglia del parente più prossimo”, i cui figli, “cresciuti insieme a Gesù, furono naturalmente dalla popolazione chiamati fratelli
e sorelle anche perché in aramaico mancava un termine proprio per indicare i cugini”.
Anche il teologo belga Jean Galot ha preso posizione nel dibattito: secondo questo autore “se i fratelli di Gesù non fossero stati dei cugini avrebbero dovuto essere più giovani di Gesù”,
in quanto il vangelo lo definisce primogenito, mentre “si consta che essi si comportano da fratelli maggiori soprattutto quando esprimono l’intenzione di ricondurre a casa Gesù (Mc 3,21.21-35)”. Galot sottolinea come Gesù è chiamato “il figlio di Maria” come se ve ne fosse uno solo (Mc 6,3), e “due dei fratelli, Giacomo e Simone,
sono figli di un’altra Maria (Mt 27,56 e Mc 15,40)”. Per Galot è probabile che Maria madre di Giacomo e Giuseppe sia identica a Maria moglie di Cleofa (Gv 19,25):
ella era cognata di Maria madre di Gesù, “infatti, secondo le informazioni fornite da Egesippo, bene al corrente della tradizione di Gerusalemme, Cleofa era il fratello di Giuseppe. Giacomo e Giuseppe sarebbero quindi cugini di Gesù, e sembra probabile che Simone e Giuda appartengano alla stessa famiglia benché non si possa avere certezza su questo punto”.
Per Roberto Coggi, teologo domenicano, “che i fratelli di Gesù siano cugini risulta da numerosi indizi”, e cita, tra gli altri, il fatto che “i fratelli risultano formare un gruppo numeroso:
in 13,55 si parla di 4 fratelli e di ‘tutte le sue sorelle’. L’espressione ‘tutte’, come fa notare San Girolamo, si dice solo di una moltitudine”. Coggi sottolinea che Giacomo e Giuseppe “fratelli di Gesù” (Mt 13,55) “sono figli di una Maria discepola di Cristo (Cfr Mt 27,56) la quale è designata in modo significativo come ‘l’altra Maria’ (Cfr. Mt 28,1)”.
Tra gli autori, i biblisti e gli esegeti russi, o comunque riconducibili al mondo degli ortodossi, trova invece ampio riscontro la tesi di Epifanio,
secondo cui Giuseppe, padre di Gesù, ebbe almeno 6 figli in un suo precedente matrimonio. Tra gli autori russi che si ritrovano su questa posizione si ricordano Bieliaev,
il vescovo Alexis Novoslov, Jaroscevsky, Glubokovsky, Orlin ed altri.
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Dal Centro Anti-Blasfemia
CENTRO-ANTI-BLASFEMIA
Questa pagina è gestita da storici e biblisti cristiani, i Vangeli specialmente dopo la scoperta di papiri risalenti alla fine del I secolo d.C.
sono documenti molto storici, quello che c’è scritto nel Nuovo Testamento, e poi riscritto dai Padri della chiesa,
risulta essere totalmente vero e attendibile, poi la storia conferma ogni cosa, già il 60 d.C.
esistevano le prime chiese nel Medio Oriente in Turchia e Grecia,
anche a Roma, e già il 64 d.C. ci furono i primi martiri cristiani. Quindi non si tratta di leggende ma di storia,
poi se i primi cristiani si facevano uccidere per non negare la divinità di Gesù, è perché questa era realtà e non racconti fantastici,
nessuno si farebbe uccidere per una favola!
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DAL VANGELO DI MARCO: CHE COSA VUOI CHE TI FACCIA?
Che cosa vuoi che io ti faccia?Vangelo di Marco – Episodio 31
Poi giunsero a Gerico. E come Gesù usciva da Gerico con i suoi discepoli e con una gran folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco mendicante, sedeva presso la strada. Udito che chi passava era Gesù il Nazareno, si mise a gridare e a dire: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!» E molti lo sgridavano perché tacesse, ma quello gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!» E chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio, àlzati! Egli ti chiama». Allora il cieco, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. E Gesù, rivolgendosi a lui, gli disse: «Che cosa vuoi che ti faccia?» Il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io ricuperi la vista». Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». In quell’istante egli ricuperò la vista e seguiva Gesù per la via.
(Marco 10:46-52 – La Bibbia)
Quel giorno a Gerico c’era molta confusione. Doveva esserci qualcuno di importante in città. Anche un cieco come Bartimeo se ne era accorto e si era probabilmente informato.
Bartimeo era cieco e faceva il mendicante per sopravvivere. Come facevano molti mendicanti egli stendeva un mantello sulla strada e vi si sedeva sopra nella speranza che i passanti gli dessero qualcosa. Ma quel giorno a Gerico, tra i passanti, c’era una persona speciale, c’era Gesù il Nazareno. Ma Bartimeo aveva capito che quell’uomo non era semplicemente Gesù di Nazaret, ma era il Re dei Re, il Messia promesso ad Israele. Lo comprendiamo dal fatto che egli si rivolgesse a Gesù chiamandolo figlio di Davide, un termine che si riferiva proprio al Messia!
Quell’uomo non aveva la vista e aveva solo sentito parlare delle opere che Gesù aveva fatte, eppure lo aveva riconosciuto come il Messia di Israele, qualcosa che molti suoi contemporanei non erano riusciti a vedere nonostante avessero visto con i propri occhi i miracoli di Gesù!
Le persone intorno a lui addirittura lo sgridavano perché tacesse. Ma Bartimeo aveva capito che quella era un’occasione unica, un’occasione da prendere al volo per dare una svolta alla sua vita. Egli sapeva dentro di sé che Gesù poteva davvero aiutarlo, in sostanza egli aveva fede in Gesù! Così gridò ancora più forte per farsi notare e Gesù non fu indifferente a quel grido.
“Chiamatelo!”. Gesù voleva incontrare quell’uomo la cui voce si era fatta sentire tra la folla. Chissà quante persone c’erano e quante voci si alzavano intorno a Gesù, eppure il Signore non poté fare a meno di udire quella precisa richiesta di aiuto: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”.
Bartimeo era riuscito nell’intento di farsi notare e per la gioia balzò in piedi liberandosi del mantello che fino a quel momento aveva utilizzato per chiedere l’elemosina. Gesù non aveva ancora fatto nulla per lui, eppure qualcosa nel cuore di quell’uomo gli diceva che quel mantello non gli sarebbe servito più. Ho la sensazione che in quel momento Bartimeo sapesse già che la sua vita da mendicante stava per finire. Che grande fede aveva quell’uomo!
“Che cosa vuoi che io ti faccia?” Ecco la domanda che avrebbe messo in luce la fede di Bartimeo. Altri mendicanti al suo posto avrebbero potuto accontentarsi di chiedere l’elemosina a quell’uomo che diceva di essere il Re d’Israele, poi sarebero tornati al loro mantello lungo la strada e avrebbero continuato a mendicare per tutto il resto della loro vita. Ma Bartimeo aveva le idee chiare e si rivolse a Gesù chiamandolo questa volta, Rabbunì, una parola che si potrebbe tradurre con “maestro”. “Fa che io ricuperi la vista”. Sì, Bartimeo stava chiedendo una cosa che normalmente nessun cieco chiederebbe. Ma Bartimeo aveva fede in Gesù e aveva capito che , se c’era qualcuno che poteva aiutarlo a ricuperare la vista, quello era proprio Gesù di Nazaret.
«Va’, la tua fede ti ha salvato». In un istante quell’uomo ricuperò la vista come aveva chiesto. Gesù aveva apprezzato la fede di quell’uomo e aveva risposto positivamente alla sua richiesta.
“Che cosa vuoi che io ti faccia?”. Pochi versetti prima nel vangelo di Marco, Gesù aveva fatto una domanda analoga a due dei suoi discepoli, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che gli si erano avvicinati per fargli una richiesta.
In quell’occasione i due discepoli si erano preoccupati della loro posizione futura nel regno di Dio e gli avevano chiesto di poter occupare i posti alla sua destra e alla sua sinistra nella sua gloria. Ovviamente Gesù non aveva risposto positivamente alla loro richiesta. Quanto avevano da imparare Giovanni e Giacomo, ma anche gli altri discepoli, da quel cieco di Gerico! E quanto ha da imparare ciascuno di noi…
Che cosa vogliamo che Gesù faccia per noi? Giacomo e Giovanni si aspettavano che Gesù desse loro una posizione di prestigio. Molti di noi si aspettano un aiuto economico da parte di Gesù o si aspettano che ci aiuti a risolvere i nostri piccoli o grandi problemi quotidiani. Qualcuno forse si aspetta che Gesù lo aiuti nella malattia. Talvolta il Signore risponde anche a queste nostre richieste ma la nostra vita continua poi come se nulla fosse accaduto. Ma quanti di noi si aspettano che Gesù cambi completamente la nostra vita?
Bartimeo, dopo la guarigione fisica, seguiva Gesù per la via, un modo per dire che era diventato discepolo di Gesù. Al di là della guarigione fisica, Bartimeo aveva trovato qualcosa di ben più importante, qualcosa che aveva dato significato alla sua vita, la presenza di Gesù.
Pensate un po’ cosa sarebbe accaduto a quell’uomo se avesse ascoltato le voci della folla che lo invitava a stare zitto. Pensate cosa sarebbe successo se avesse messo da parte la sua fede in Gesù per ascoltare la gente che lo invitava a mettersi da parte. Sarebbe rimasto cieco per tutta la vita, ma soprattutto avrebbe perso l’occasione di seguire Gesù.
Bartimeo non ascoltò la folla e ripose tutta la propria fede in Gesù, e da quel momento la sua vita cambiò. Certamente la sua vita fu diversa perché non era più cieco ma soprattutto la sua vita fu diversa perché poteva stare con Gesù- E tu cosa hai chiesto a Gesù quando egli ti ha rivolto la sua chiamata dicendoti: “Che cosa vuoi che io ti faccia?”. Oggi Gesù non va in giro fisicamente per le strade a fare questa domanda eppure attraverso la predicazione della sua parola, viene un momento della nostra vita in cui ognuno di noi sente quella chiamata. Quando ho sentito quella domanda, io gli ho chiesto di perdonare i miei peccati e di darmi la vita eterna che egli ha promesso a tutti coloro che credono in Lui. So che lui ha risposto positivamente alla mia preghiera e da quel giorno io lo seguo proprio come Bartimeo. E tu? Hai colto l’occasione di seguire Gesù? Sei andato a Gesù nonostante tutti, intorno a te, ti scoraggiassero dal farlo? Se lo hai fatto, converrai con me, che quello è stato il giorno più bello della tua vita, quello in cui Gesù ti ha salvato, e ti ha dato la vita eterna che nessuno ti potrà mai togliere.
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