Mirabilissimo100’s Weblog

febbraio 8, 2011

BIMBI MORTI BRUCIATI NEL CAMPO ROM-NAPOLITANO DAI GENITORI

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LEGGO.IT
BIMBI MORTI NEL CAMPO ROM,
NAPOLITANO DAI GENITORI.
IL PAPÀ: “NESSUNO CI VUOLE”
 
Lunedì 07 Febbraio 2011 – 21:16
 

ROMA – A quella povera madre, oggi, parla per tutti gli italiani il capo dello Stato Giorgio Napolitano. La raggiunge in obitorio, il presidente, dove ci sono i 4 bimbi rom uccisi dal fuoco a Tor Fiscale, come una persona comune. Poi si rivolge al Paese e alle istituzioni. Via gli accampamenti insicuri. Le istituzioni trovino la «soluzione a un problema così grave in termini umani e civili». Intanto la Procura di Roma indaga: c’è una ipotesi di reato per «abbandonò di minori a carico di ignoti. Rischiano i genitori e la sorella di 18 anni, cui loro avevano affidato i piccoli. »Questa tragedia pesa dolorosamente su ciascuno di noi«, dice il capo dello Stato. Giusto leggervi un appello implicito alla futura collaborazione della società civile? Poi chiede massimo impegno a tutte le istituzioni: questa tragedia »ci rende ancor più convinti della necessità di non lasciare esposte a ogni rischio comunità che da accampamenti di fortuna, degradati e insicuri, debbono essere tempestivamente ricollocate in alloggi stabili e dignitosi«. »Le autorità locali e nazionali – aggiunge – non possono non sentirsi impegnate ancor più fortemente a dare soluzione a un problema così grave in termini umani e civili«.

Dal canto suo, Gianni Alemanno, nell’angolo, non ci va. Chiede poteri e altre risorse al Governo: 30 milioni. Aspetta una risposta domani. Chiede tendopoli alla Protezione civile e caserme dismesse alla Difesa. Annuncia sgomberi immediati, e »obbligatori«, dei siti abusivi. Addirittura immagina di imbrigliare i nomadi nelle regole: perchè il »pietismo«, spiega, la pseudo-comprensione dello spirito di libertà, si è visto, purtroppo, »dove porta…«. Alla fine della giornata, però, lo slancio della reazione si arresta per qualche istante. Quando, intervenendo a ‘Porta Porta‘, il sindaco di Roma, viso pallidissimo e sguardo amaro, dice quello che ha dentro: »Ieri io ho visto… E quello che ho visto non lo scorderò mai più. Sarà per me un tormento quotidiano«. Dopo aver reagito, per una ventina di ore, con energia anche piccata alla tragedia, attaccando chi non ha permesso di completare il piano nomadi: la maledetta burocrazia, la sovrintendenza, i ricorsi dei Comuni. Dopo aver annunciato l’intenzione di liberarsi di »lacci e lacciuoli« – »Non ci saranno veti, non ci saranno presidenti di municipio, comitati civici che tengano«, dice chiedendo nuovi strumenti per l’emergenza – traspare in serata una punta di avvilimento già vista negli sguardi di diversi amministratori italiani. Ricorrono parole già udite: la sindrome di Nimby, la cultura del no, l’impotenza di fronte ai veti incrociati. Alemanno lo spiega di nuovo: »L’opposizione non può parlare, non fece nulla sui nomadi. Noi abbiamo chiuso 310 campi abusivi«. Erano »tollerati« dal centro-sinistra. »Ma poi il piano si è bloccato, per i tanti vincoli che ci sono«. »Abbiamo perso un anno e tre mesi per la Sovrintendenza, due mesi per quattro ricorsi al Tar, quando a 6 km da Tor Fiscale avevamo un campo a portata di mano, La Barbuta, che si sarebbe potuto realizzare velocemente. Quei bambini oggi potevano essere lì, al sicuro. Invece, ci hanno fermato«. Perciò, in una lettera congiunta col prefetto di Roma, al ministro Maroni, al presidente del Consiglio e tutto il Governo, il sindaco ha chiesto poteri speciali per il prefetto – che però già ne ha essendo già commissario su questa emergenza – per ottenere di derogare la conferenza dei servizi. Si perde troppo tempo, i campi regolari devono essere fatti, invece, subito. E va anche oltre, sfidando quella »libertà« che in tutta Europa si stenta a dominare con le regole: se le famiglie non accetteranno di vivere in luoghi sicuri, i minori dovranno andare in affidamento. »Perchè non si può consentire che vivano ancora in quelle baracche della morte«.

IL DOLORE DEL PADRE «Qualcuno dice che non abbiamo accettato accoglienza, non è vero. Il Comune e nessun altro ce lo ha mai proposto. Inoltre siamo stati sgomberati più volte. Ora vogliamo solo riportare le salme in Romania: spero che succeda presto, nei prossimi giorni». Sono le parole di Mirca Erdea, il padre di tre dei quattro bimbi morti nell’incendio di una baracca di un insediamento abusivo a Roma ieri sera. I genitori dei bimbi non hanno specificato dove si trovano in queste ore.

http://www.leggo.it/articolo.php?id=105284

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LEGGO.IT

ROMA. BARACCA A FUOCO,
MORTI 4 BIMBI ROM -FOTO

Lunedì 07 Febbraio 2011 – 03:13
Ultimo aggiornamento: 03:48

ROMA – Erano soli e si riparavano dal freddo rannicchiati, nel sonno, mentre dal tizzone di un braciere è partita una prima scintilla che ha provocato le fiamme divampate nella baracca dove dormivano. In poco tempo i loro corpicini erano carbonizzati. Si è consumata al buio di una boscaglia, in una casupola di plastica e legno, la tragedia in un campo nomadi abusivo a Roma dove 4 bambini sono morti in un incendio. Raul, di 4 anni, Fernando di 5, Patrizia di 8 e Sebastian di 11, erano stati lasciati soli dalla madre, che era andata in un fast food a comperare del cibo mentre la zia era fuori per recuperare dell’acqua. Nel frattempo i 20 abitanti del campo, che popolavano in tutto 5 baracche, si sono ritrovati di fronte alla casupola avvolta dalle fiamme.

Ma quando ormai l’incendio era stato domato dai pompieri rimaneva solo cenere, qualche vestito e una bicicletta bruciacchiata. A provocare le fiamme è stato un tizzone di una stufetta, probabilmente un braciere, che forse è finito in terra e in poco tempo ha fatto divampare l’incendio che ha bruciato plastica, legno e tutti gli oggetti che erano nella baracca. C’era anche un cucinino con un fornelletto e una bombola di gas, che però non è esplosa. Ma le fiamme hanno carbonizzato tutto in poco tempo. Da allora, per diverse ore, si sentivano nella notte solo le urla strazianti di Elena Moldovan, la madre dei quattro piccoli stretta nell’abbraccio di Erdei Mircea, padre di tre dei bimbi morti. Calim Vasile, l’altro padre, quello di Raul, è in Romania. «Ora posso anche morire, non ho più parole», dice Erdei mentre Elena, la madre dei bambini urla «non voglio andare via, resto qui con i miei figli».

Quei corpicini erano ancora a terra nella baracca tra la cenere rannicchiati mentre la polizia scientifica era impegnata per i rilievi. Gli abitanti del campo si stringevano intorno alla famiglia infreddoliti e riparandosi con alcune coperte. Il campo, che sorge su un’area di proprietà della società di trasporti Cotral, era stato ripopolato un anno fa, ma già nel 2005 era stato sgomberato una prima volta a causa di un episodio di pedofilia. In quel luogo, una boscaglia ai margini di via Appia Nuova dove sorgevano fino a qualche giorno fa alcuni insediamenti abusivi, gli abitanti erano arrivati dopo la bonifica di un campo nella zona della Caffarella.

Sul posto è giunto anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha incontrato i genitori confortandoli e cercando di rassicurarli. «Aiutateci – hanno detto i genitori dei bambini rivolgendosi al sindaco – speriamo di avere assistenza. Vorremmo organizzare i funerali in Romania e quindi portare le salme». Alemanno, che ha offerto il supporto ai genitori delle vittime e agli orami ex abitanti del campo, offrirà ai 20 nomadi dell’insediamento l’accoglienza in una struttura. «Ho visto il fuoco all’improvviso – ha poi spiegato Silvia, una rom del campo ricordando con terrore quei momenti – ci siamo spaventati tutti. Ho paura di vivere nella mia baracca come tutti. Chiunque potrebbe entrare e persino ucciderci». Oggi, l’intero campo e gli altri insediamenti vicini saranno smantellati e tutti quei nomadi lasceranno per sempre quel posto.

ALEMANNO: POTERI SPECIALI Vuole urlare Gianni Alemanno, e a un certo punto lo dice esplicitamente. Mette quel verbo in agenda per domani: «Chiamerò il governo e chiederò urlando poteri speciali per il prefetto, perché si possa realizzare il nostro piano nomadi». L’ ‘urlo’ evocato dal sindaco stride con i lamenti, che non smettono mai, delle donne, e col pianto, inconsolabile, della madre che stasera ha perso quattro figli in una baracca. Il sindaco attacca: la maledetta burocrazia dei cavilli, i ricorsi al Tar dei Comuni, la Sovrintendenza, tutti coloro che, insomma – spiega – in questi anni di amministrazione, gli hanno impedito di realizzare i «campi regolari, sicuri, autorizzati».

C’erano, ce ne sono tre a portata di mano, e potevano essere già pronti. «Via per sempre da Roma i maledetti campi abusivi – esordisce – Questa è una tragedia terribile per la nostra città. La tragedia dei campi abusivi: noi avevamo lanciato l’allarme, perchè sono pericolosissimi », aggiunge ripetendo la parola chiave che il primo cittadino ha per spiegare ai romani le cause dell’accaduto. Le critiche della opposizione, però, lo raggiungono proprio a pochi passi dal rogo: dove la presidente del Nono Municipio, Susy Fantino, incalza il primo cittadino, accusandolo di non aver dato ascolto alle segnalazioni provenute dal quartiere. Lui non ci sta, rifiuta di polemizzare: «Non si strumentalizzano i morti», dice.

«Queste burocrazie maledette che hanno bloccato il nostro piano nomadi hanno prodotto questo effetto – si sfoga -. Noi avevamo individuato il campo della Barbuta, avremmo potuto ampliarlo. E invece siamo stati bloccati». Prima un ricorso al Tar del Comune di Ciampino, spiega, poi «la sovrintendenza ci ha bloccati perchè ha trovato non so che tomba…». «I poteri conferiti al prefetto in materia – aggiunge – non sono sufficienti. Servono poteri speciali. Dobbiamo costruire campi autorizzati, ben attrezzati, e in grado di garantire condizioni di sicurezza per queste persone. A Roma ci sono già tre aree a disposizione». «Non è ammissibile – continua – che queste persone vivano in delle baracche di plastica che con un cerino possono trasformarsi in un forno crematorio, dove si muore in modo così assurdo e vergognoso». L’attacco ai cavilli burocratici non convince, però, la presidente del quartiere: «Non credo si possa dire che il problema sono i ‘cavillì. Da due anni a questa parte evidenziamo il livello di degrado di queste baracche. L’ultima segnalazione è stata mandata 15-20 giorni fa».

Una circostanza che il sindaco sminuisce: «Non so se ci sia stata una segnalazione. Il punto però non è questo. Il problema è che, se non abbiamo campi regolari, non c’è fisicamente il luogo in cui portare queste persone». Per la Fantino, comunque, resta l’incongruenza delle politiche del Campidoglio: «Nell’elenco del piano dei campi da spostare hanno inserito l’unico regolare della zona. Questi microinsediamenti, invece, nessuno li ha considerati».

TANTE LE PICCOLE VITTIME DEL FUOCO Le quattro piccole vittime di questa sera a Roma dell’incendio di un campo rom allungano lunga la scia delle morti di bambini, spesso rom, provocate dal fuoco: a volte a causa di fatalità o tragici giochi, ma con allarmante frequenza disgrazie legate alle difficili e precarie condizioni di vita nei campi nomadi. Il più grave, che ricorda proprio quello avvenuto oggi a Roma, risale al 21 gennaio 1995 quando quattro bambini nomadi tra i sette mesi ed i quattro anni e mezzo morirono carbonizzati a Milano in un campo abusivo. I bambini, slavi, dormivano con la mamma nella loro roulotte quando un fornello della cucina, lasciato acceso nel tentativo di riscaldare l’ambiente, diede fuoco ai giacigli e fece esplodere la bombola del gas.
Il 22 luglio 1996 a Pignola (Potenza) due fratelli, di tre anni e mezzo il primo e di due anni la seconda, morirono nell’ incendio di un prefabbricato nel quale vivevano con i genitori. Il 19 ottobre 2000, nel campo nomadi «Il poderaccio» di Firenze, Silvana Haliti, 5 anni e mezzo, kosovara, morì nel sonno nella baracca dove viveva con la famiglia.
Il 16 febbraio 2003 due sorelle, rispettivamente di otto e quattro anni, persero la vita, per intossicazione da fumo, a Montalbano Elicona (Messina) tra le fiamme della loro casa.
Il 19 agosto 2004 un bambino di 16 mesi e la madre morirono a Ripa Teatina (Chieti) in seguito all’ incendio divampato nella loro abitazione.
L’ 8 settembre 2004 un bambino di tre anni, egiziano, perse la vita a Galliera Veneta (Padova) dopo essere rimasto ustionato ed intossicato nell’ incendio divampato nella sua casa. Il 16 ottobre 2005 una bambina di 5 anni morì carbonizzata nella sua stanza a seguito di un incendio causato dall’ esplosione di un televisore.
Il giorno di Capodanno 2006 un bambino di sei anni morì a Cortina d’ Ampezzo (Belluno) nell’ incendio di un appartamento preso in affitto dai genitori per le festività. Altre quattro persone – due bambini e due adulti – rimasero ferite.
Il 7 dicembre 2006 a Tempio Pausania (Olbia-Tempio) persero la vita due sorelle, di quattro e tre anni, per asfissia seguita all’ incendio della loro casa.
Altre due giovani vittime rom, il 3 gennaio 2007: un incendio uccise una ragazza di 15 anni e il convivente di 16 in un campo nomadi ad Orta di Atella, in provincia di Caserta.
Il 13 gennaio 2007, in un appartamento nel centro di Roma abitato da immigrati bengalesi, per sfuggire ad un incendio accidentale si gettarano nel vuoto e morirono una donna e suo figlio di 10 anni.
Il 2 febbraio 2007, tre fratelli morirono nell’incendio della loro abitazione nel vicentino per un incendio innescato da un tragico gioco. 
L’11 agosto 2007 quattro bambini muoiono in un incendio in una capanna nei pressi di un campo rom a Livorno.
La notte del 27 marzo scorso, in una baracca di fortuna costruita a Follonica (Grosseto), mori carbonizzata una bambina rom di 5 mesi.

 

novembre 11, 2010

ROMA: TENTANO DI STUPRARE BAMBINA IN CAMPO ROM!

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TG.COM

Tentato stupro gruppo a campo rom

10/11/2010

Roma, in cinque aggrediscono 12enne

Un gruppo di rom bosniaci, un padre e i suoi quattro figli, ha sequestrato e tentato di violentare una ragazzina, loro connazionale, di 12 anni. E’ successo nel campo nomadi di via Marchetti a Roma. I carabinieri della Capitale, avvisati dalla sorella della vittima, sono riusciti ad arrestare uno dei componeti del branco, un ragazzo di 17 anni. Gli altri sono ancora ricercati.

Tentato stupro al campo romAttorno alle dieci del mattino i cinque uomini hanno preso con la forza la ragazzina e l’hanno portata in una baracca. Qui in due hanno cominciato a spogliarla mentre gli altri tre cercavano di tenerla ferma.

La giovane è riuscita ad urlare e a farsi sentire dalla sorella di 24 anni che ha subito chiamato il 112. All’arrivo dei militari uno dei quattro fratelli era ancora nella baracca mentre il resto del branco era riuscito a fuggire.

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo495556.shtml

novembre 9, 2010

Smantellata un’organizzazione dedita allo spaccio nel catanzarese-Una banda rom!

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Smantellata un’organizzazione dedita allo spaccio nel catanzarese.

 
Oltre 70 persone sono state arrestate con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a traffico di droga ed armi, tentato omicidio e furti. Tra queste figurano molte donne, che, secondo quanto si è appreso, avrebbero avuto un ruolo di rilievo nell’organizzazione. Gli arrestati, in prevalenza di etnia rom, avrebbero creato centri di spaccio di eroina e cocaina a cielo aperto, nei quartieri in cui vivono.

La banda dei rom aveva contatti anche con cosche della ’ndrangheta sulla cui natura sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi. L’operazione è scattata all’alba, a conclusione di un’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Catanzaro con il coordinamento della Dda.

09/11/2010

agosto 19, 2010

Fuori i rom, dentro le polemiche

Filed under: Senza Categoria — Tag:, , — mirabilissimo100 @ 9:10 am
Fuori i rom, dentro le polemiche
 
 

Parigi, 19-08-2010

I riflessi europei
La Commissione europea ha invitato la Francia a “rispettare le regole” in materia di libera circolazione dei cittadini europei. Bucarest e Sofia, per la prima volta, hanno
fatto sentire la loro voce, criticando l’inasprimento delle politica per la sicurezza del presidente francese Nicolas Sarkozy ed esprimendo timori che queste “derive populiste” possano generare reazioni xenofobe.

La scommessa di Sarkozy
Sarkozy vuole contrastare il degrado dilagante negli oltre 600 campi abusivi, in attesa di essere smantellati: per questo nelle ultime settimane ne ha fatti smantellare una cinquantina. Ma l’opposizione socialista attacca: è un diversivo per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dall’affaire Bettancourt.

Andata e ritorno
Trattandosi poi in gran parte dei casi di cittadini comunitari, molti degli espulsi
nel corso di operazioni simili lanciate negli anni precedenti sono riusciti a fare ritorno, potendo circolare liberamente all’interno dell’Unione. Per questa ragione, il governo ha messo a punto uno schedario biometrico con il quale sarà possibile censire la popolazione rom e impedirne il rientro in caso di espulsione. Creato nell’ottobre del 2009, Oscar, questo l’acronimo del sistema, entrera’ in vigore il prossimo
primo settembre. “Tra qualche settimana, Oscar permettera’ di evitare il ciclo delle andate e dei ritorni – ha riferito il ministro dell’Immigrazione, Eric Besson, in un’intervista a Rtl – Coloro che hanno ottenuto i rimborsi non ne potranno
ricevere di nuovi”.

Lo scorso anno, circa ottomila rom furono rimpatriati in Romania, e ad ognuno vennero dati un biglietto aereo e una somma pari a 300 euro (100 euro in caso di
minore). In due anni sono stati distribuiti fondi per 18 milioni di euro. Ma e’ sempre stato forte il sospetto che tali fondi finissero nelle tasche di persone poi rientrate a
più riprese in Francia.

All’obiezione che nella gran parte dei casi si tratta di cittadini comunitari,
ha risposto il ministro Besson. “Potranno tornare in Francia, è la legge, ma non potranno fermarsi vivendo in situazioni di irregolarità, ne’ ricevere un rimborso per il rimpatrio volontario”.

Diplomazia al lavoro
Per rendere l’operazione piu’ efficace, il governo di Parigi continua ad esercitare pressioni su Bucarest. Ai primi di settembre sono previste le visite in
Romania del ministro Besson e del segretario agli Affari europei, Pierre Lellouche. Per loro un compito assai delicato, viste anche le dichiarazioni tutt’altro che
concilianti di esponenti del governo romeno. Su tutti il ministro degli Esteri Teodor Baconschi, che ha puntato il dito contro “le derive populiste e le reazioni xenofobe in
Francia”. In Romania vivono circa due milioni rom, che rappresentano la piu’ grande minoranza d’Europa. Se l’esempio freancese venisse seguito da altri paesi a Bucarest si creerebbe un problema di difficile gestione politica. 

Guerra di sondaggi
In Francia, mentre a Bordeaux esplode la rabbia di 140 famiglie rom espulse dalla regione dei Pirenei che non trovano ascolto presso il locale Tribunale amministrativo, decolla la guerra dei sondaggi. Uno, condotto dall’istituto demoscopico Ifop per Le
Figaro,
 accredita alla linea dura di Sarkozy il gradimento del 79% dei francesi. 
Un altro, per il settimanale Marianne, dice che 7 francesi su 10 giudicano inefficaci le misure adottate dal Governo. 
Per il presidente Sarkozy è in ogni caso un banco di prova importante che potrebbe orientare la sua determinazione a ricandidarsi all’Eliseo, dra 2 anni, dopo la costante discesa di popolarità degli ultimi tempi.

Cresce in Francia la polemica sul giro di vite imposto dal presidente Nicolas Sarkozy sui nomadi, con sgomberi dai campi abusivi e il rimpatrio”volontario” da oggi di centinaia di rom. Parigi ha annunciato l’intenzione di rimpatriarne circa 700 verso Romania e Bulgaria entro fine mese. Ma la decisione ha subito attirato un monito della Commissione Ue.

 

agosto 10, 2010

ROM: LITE E SPARI NEL CAMPO ROM DI LAMETIA TERME-GRAVE BIMBA COLPITA

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articolo di martedì 10 agosto 2010

 

Spari in un campo rom
Bimba ferita a Lamezia
“E’ in gravi condizioni”

di Redazione

 

Una lite sarebbe scoppiata all’interno del campo rom di Lametia Terme: alcuni rom avrebbero sparato colpi di arma da fuoco. Due di questi hanno colpito la bimba che è ricoverata in gravi condizioni in ospedale

Lamezia Terme – Una bambina di anni anni è rimasta gravemente ferita durante una lite che sarebbe scoppiata all’interno del campo rom di Lametia Terme, in provincia di Catanzaro. Secondo una prima ricostruzione, alcuni rom avrebbero avuto una furibonda lite durante la quale sarebbero partiti alcuni colpi di arma da fuoco; due di questi hanno raggiunto la bambina che ora è ricoverata in gravi condizioni nell’ospedale di Lametia Terme.

La sparatoria nel campo rom Durante una sparatoria avvenuta la notte scorsa a Lamezia Terme, un bambina di nove anni è rimasta ferita in modo grave. La sparatoria è avvenuta nel campo rom di località Scordivillo della piana di Lamezia Terme. La piccola è stata colpita al torace e all’avambraccio sinistro da due proiettili esplosi da una pistola. Subito dopo il ferimento la bimba è stata portata all’ospedale di Lamezia Terme, ricoverata in prognosi riservata. Le sue condizioni vengono definite gravi dai medici del nosocomio lametino. Sul caso indagano i carabinieri guidati dal capitano Bove, che per tutta la notte hanno sentito persone che hanno assistito alla scena, nel tentativo di ricostruire l’accaduto. 

http://www.ilgiornale.it/interni/spari_campo_rom_bimba_ferita_lamezia_e_gravi_condizioni/cronaca-ospedale-bimba-sparatoria-rom-campo-lamezia_terme/10-08-2010/articolo-id=466404-page=0-comments=1


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novembre 24, 2009

L CREDEVANO IN COMA MA ERA SOLO PARALIZZATO

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Paralizzato dopo incidente, tutti lo credevano in coma

E’ accaduto in Belgio, ad un uomo di 46 anni che tutti ritenevano in stato vegetativo permanente

24 novembre, 12:35
 

ROMA – Era rimasto paralizzato a causa di un incidente stradale nel 1983 ma i medici pensavano fosse in coma profondo. Solo una tac fatta tre anni fa è riuscita a dimostrare che il suo cervello funzionava quasi normalmente. E’ accaduto in Belgio, a Zolder, a un uomo di 46 anni, Rom Houbens, che tutti, medici e infermieri, credevano in stato vegetativo permanente.

La notizia è apparsa sul sito del Telegraph. I dottori esaminavano regolarmente l’uomo valutando il suo stato di coma con una scala ufficiale, la Glasgow Coma Scale che giudica le risposte motorie, verbali e degli occhi, senza però capire di stare sbagliando. Dal canto suo, a causa della paralisi, l’uomo soffriva in silenzio senza riuscire a comunicare la sua situazione a parenti e amici che andavano a trovarlo.

Soltanto la rivalutazione del caso, con l’aiuto dell’università di Liegi e una nuova tac al cervello,é riuscito a salvarlo. Grazie alle terapie a cui si è sottoposto, l’uomo può ora scrivere messaggi sullo schermo di un computer e leggere di nuovo libri. Quando si è svegliato dopo l’incidente l’uomo aveva completamente perso il controllo del suo corpo. “Ho urlato – ha dichiarato Houbens – ma nessuno mi sentiva. Non dimenticherò mai il giorno in cui hanno scoperto che si sbagliavano – ha concluso – è stata la mia seconda nascita”.

 

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2009/11/24/visualizza_new.html_1620352889.html

novembre 14, 2009

EMANUELE FADANI: ARRESTATO IL TERZO ROM

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Teramo, arrestato il rom latitante

 
14/11/2009

Levakovic accusato di omicidio Fadani

E’ stato arrestato ad Alba Adriatica (Teramo) il rom latitante, Elvis Levakovic, 22 anni, accusato di avere ucciso il commerciante Emanele Fadani. L’arresto è stato eseguito dai carabinieri poco dopo i funerali dell’uomo. Durante l’irruzione dei militari, Levakovic ha cercato di buttarsi dalla finestra del secondo piano, ma è stato bloccato. Il giovane è stato poi trasferito nella stazione dei carabinieri di Martinsicuro.

Levakovic è l’ultimo uomo del terzetto autore del pestaggio fino alla morte ai danni del commerciante ucciso, Emanuele Fadani appunto. Il giovane rom si era nascosto in una palazzina di Alba Adriatica e secondo le testimonianze degli altri due che hanno partecipato al pestaggio, entrambi già arrestati, sarebbe stato proprio lui a dare alla vittima il colpo che ha ucciso definitivamente l’uomo. L’uomo si nascondeva proprio a due passi dal luogo in cui si sono svolti i funerali di Fadani.

I suoi due complici, il cugino Danilo (21) e l’amico Sante Spinelli (25), si erano presentati in caserma all’alba, subito dopo il fattaccio, per uscirne in stato di arresto in tarda serata. Secondo le prime sommarie ricostruzioni, Elvis Levakovich si nascondeva in una casa ad Alba Adriatica (e non di Martinsicuro come detto in un primo momento) non abitata da tempo, di proprietà di una persona non di etnia rom, che al momento pare fosse all’oscuro della sua presenza. Lo zingaro era solo ed è rimasto sorpreso dall’irruzione dei militari del nucleo operativo della compagnia di Alba Adriatica che lo hanno ammanettato.

Per evitare problemi di ordine pubblico, il giovane è stato trasferito nella stazione dei carabinieri di Martinsicuro, dove attualmente è piantonato in cella di sicurezza, in attesa dell’arrivo del magistrato che gli notificherà il provvedimento di fermo di polizia giudiziaria per concorso in omicidio volontario. L’irruzione è stata programmata e svolta mezz’ora dopo la conclusione dei funerali della vittima.

I funerali del commerciante
Intanto, i funerali di Fadani si sono svolti nella piazza centrale di Alba, richiamando oltre tremila persone. Durante la cerimonia Fabrizio Fadani, il fratello, poco prima della benedizione della salma ha detto: “Agli assassini di mio fratello posso dire ‘Vergognatevi!’, Emanuele gli gridava ‘Basta!’ ma loro non gli hanno dato ascolto. Mi auguro che vengano assicurati alla giustizia e non vorrei che sua figlia Giorgia li dovesse incontrare un giorno per strada. Lo Stato che oggi è intorno a noi, non vorremmo che domani se ne andasse, significherebbe uccidere Emanuele due volte”.

Rivolgendosi poi alle istituzioni, Fadani ha detto: “Fateci tornare a vivere, a vivere nella nostra città”. Durante la celebrazione, dal vescovo della diocesi di Teramo, Michele Seccia, è giunto un invito al perdono e al rifiuto della violenza capace solo di “portare una catena di morte”.

“La violenza – ha dichiarato Seccia – non paga, solo il perdono è la via”. Alla cerimonia, gli amici di Emanuele indossavano una maglietta su cui era stato stampato il volto del commerciante 37enne, mentre il corteo, composto e silenzioso, si è mosso sotto lo sguardo vigile di carabinieri e polizia che presidiavano gli incroci e le vie d’accesso a piazza IV Novembre.

 

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo465891.shtml

novembre 13, 2009

Emanuele Fadani ucciso a pugni dai rom

Filed under: Senza Categoria — Tag:, , , — mirabilissimo100 @ 12:11 PM
L’OMICIDIO DI ALBA ADRIATICA

Ucciso a pugni dai rom

Diana Pompetti

Tre arresti, è rivolta contro i nomadi
L’omicidio davanti ad un bar. L’uomo colpito alla testa è morto in strada
La vittima faceva il commerciante di videogiochi e videopoker
La mamma urla: «Voglio giustizia»

 

ALBA ADRIATICA. E’ stato ucciso in strada dopo una lite, massacrato di pugni da tre rom ubriachi poco più che ventenni. Emanuele Fadani era un papà di 37 anni: ora la gente di Alba chiede giustizia nel suo nome in un crescendo di rabbia sfociata in una notte di fuoco, tra auto incendiate e assalti. Nella tarda serata di ieri Danilo Levakovic, 21 anni, e Sante Spinelli, 25, sono entrati in carcere per concorso in omicidio volontario. Elvis Levakovic, 21 anni, cugino di Danilo, è ricercato. Tutti sono accusati di aver sferrato i pugni mortali.
Le ordinanze di custodia cautelare per i tre rom di Alba sono state firmate dal gip Marina Tommolini su richiesta del sostituto procuratore Roberta D’Avolio al termine di una convulsa giornata.
 I due arrestati (difesi dall’avvocato Giuseppe Sgura), che ieri sono rimasti nella caserma di Alba, respingono le accuse, sostenendo che i colpi mortali sarebbero stati sferrati dall’altro, il ricercato. Per oggi alle 15 è stata fissata l’autopsia affidata al medico legale Cristian D’Ovidio: servirà a chiarire come è morto Emanuele Fadani. Per ora l’unica cosa certa è che stato raggiunto da numerosi colpi. Non solo a mani nude. Forse hanno usato anche un tirapugni. Da capire il motivo della lite, iniziata in un locale di viale Mazzini e poi drammaticamente sfociata in strada, davanti all’abitazione del fratello della vittima. Un aiuto nelle indagini potrebbe arrivare dalle immagini catturate dalle telecamere di una banca puntate proprio su quel tratto di strada in cui si è consumata la tragedia. Fotogrammi importanti per ricostruire esattamente quello che è successo.
IL FATTO. Emanuele Fadani faceva il commerciante di videogiochi e videopoker: la sua famiglia da qualche tempo è proprietaria di un’azienda a Corropoli che commercializza proprio questo genere di apparecchi. La notte scorsa doveva partire per Imola per un viaggio di lavoro, molto probabilmente proprio per acquistare questi apparecchi.
Intorno all’una è arrivato in viale Mazzini, sotto casa del fratello dove ieri era ancora parcheggiato il camion. Aveva un appuntamento con il familiare per partire. Ma quel viaggio Fadani non l’ha mai fatto. E’ entrato nel pub Black out per un caffè e ha incontrato i tre nomadi. Non si sa se i quattro si conoscessero. I testimoni raccontano che il litigio è iniziato già all’interno del locale: nessun motivo apparente, solo parole. Poi la lite si è spostata fuori, in strada. Pochi attimi e il commerciante è caduto a terra sotto i colpi dei tre. Un conoscente ha tentato di fare qualcosa, di intervenire, ma è stato colpito anche lui. Poi Emanuele Fadani si è accasciato a terra: è intervenuta l’ambulanza del 118, ma l’uomo è morto durante il trasporto all’ospedale di Giulianova.
IL MOVENTE. Gli investigatori ripetono che è stata una lite degenerata, che non c’è nessun movente. C’è un dato: il rom ricercato nel gennaio del 2008 venne arrestato con l’accusa di aver scassinato decine di macchinette videopoker. Gli investigatori, per ora, non si sbilanciano. Le prossime ore serviranno a fare chiarezza anche su questi aspetti. E per questo sarà importante sentire anche quello che gli arrestati diranno nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
LE INDAGINI. Le indagini dei carabinieri sono scattate subite e già nella notte decine di testimoni sono sfilati in caserma per raccontare quello che era successo. Sono arrivati anche Danilo Levakovic e Sante Spinelli, si sono presentati per dare la loro versione e per dire che la lite c’era stata, ma che a sferrare i pugni mortali non erano stati loro. Per tutta la notte gli uomini della compagnia di Alba, diretti dal capitano Pompeo Quagliozzi, e quelli del reparto operativo, diretti dal capitano Nazario Giuliani, hanno raccolto decine di testimonianze. E’ stato visionato anche il filmato registrato dalle telecamere della banca. Con loro il pm D’Avolio. Per tutta la giornata i due sono rimasti indagati, anche se per molte ore si è diffusa la voce del fermo. Alle 13 c’è stato il conferimento dell’incarico per l’autopsia, esame a cui parteciperà anche un perito nominato dai due. Nel pomeriggio si è rincorsa la voce che anche il terzo rom stesse per presentarsi in caserma, ma questo non è avvenuto. Nella serata il gip Tommolini firma le tre ordinanze di custodia cautelare: due vengono eseguite immediatamente e alle 21.30 Danilo Levakovic e Sante Spinelli varcano l’ingresso del carcere teramano di Castrogno.
(Ha collaborato Alex De Palo)

settembre 16, 2009

ATTENTI AI ROM-ANCHE LE RAGAZZE ROM USANO IL COLTELLO !

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ANZIANO ACCOLTELLATO A PRATO, ARRESTATA ROM (AGI) – Prato, 16 set. – Un uomo di 72 anni, pensionato, e’ stato ucciso a Prato con una coltellata davanti all’ospedale cittadino. Per l’omicidio la squadra mobile ha rintracciato una rom di 22 anni che avrebbe gia’ ammesso le proprie responsabilita’. Tutto e’ accaduto ieri sera nello spazio antistante il pronto soccorso dell’ospedale di Prato. All’origine del fatto una probabile discussione tra l’uomo e la rom. Il pensionato si era recato al pronto soccorso per accompagnare una parente per un ricovero. Fuori dall’ospedale l’uomo sarebbe stato oggetto di richieste di denaro da parte della giovane nomade. Il rifiuto avrebbe dato il via ad una serie di discussioni con la ragazza che, improvvisamente, avrebbe estratto un coltello e colpito l’anziano. Nonostante gli immediati soccorsi da parte del personale dell’ospedale per l’uomo non c’e’ stato niente da fare. http://www.agi.it/cronaca/notizie/200909161202-cro-rt11091-anziano_ucciso_con_una_coltellata_a_prato_arrestata_rom

agosto 15, 2009

ROM UCCISA E NEONATA GRAVE, FORSE INVESTITE DA AUTO PIRATA

Filed under: Senza Categoria — Tag:, , , — mirabilissimo100 @ 5:40 PM
» 2009-08-15 16:53
ROM UCCISA E NEONATA GRAVE, FORSE INVESTITE DA AUTO PIRATA
NAPOLI – Una ragazza rom di 20 anni è morta e la sua bimba di appena sei giorni versa in gravi condizioni all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli presumibilmente dopo essere state investite da un’auto pirata. Il corpo senza vita della donna e quello della sua piccola, distante un centinaio di metri dalla madre, sono stati ritrovati stamane sulla Circonvallazione esterna all’altezza del chilometro 1,2, alle spalle del carcere di Secondigliano (Napoli) e nei pressi di un insediamento rom. La strada è a doppio senso di marcia con spartitraffico: oltre il guard rail è stata ritrovata una carrozzina. Le indagini condotte dalla polizia municipale di Napoli convergono al momento sull’ipotesi che sia stata opera di un’auto pirata, ma la mancanza di tracce di sangue sull’asfalto così come l’assenza di elementi che riconducano al violento impatto fanno sì che gli investigatori lascino aperte altre ipotesi. Sul corpo della donna è stata disposta l’autopsia per chiarire la causa e l’ora del decesso.

Momenti di tensione si sono registrati nella comunità rom di Secondigliano all’arrivo della polizia mortuaria, incaricata di trasportare il cadavere della giovane rom ritrovata senza vita riversa sull’asfalto della Circonvallazione esterna. In particolare i familiari della ragazza hanno inveito manifestando la loro rabbia nei confronti degli agenti. Rimangono gravi, intanto, le condizioni della neonata che ha riportato danni alla testa e ora si trova in prognosi riservata all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli. A scoprire il cadavere della ventenne stamane sono stati i carabinieri, avvertiti da una segnalazione anonima.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_1645142806.html

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